Proprio quello. Anche io ne parlo bene, ha un'idea piuttosto interessante e un bel modo di rappresentarla attraverso la regia. In effetti è molto vicino al tipo di critica grottesca che ha fatto anche Ostlund negli ultimi film.
Se riesco anche io ma ho aspettative basse, vedendo il trailer sembra avere un romanticismo a me stucchevole ed essendo un esordio non mi aspetto molto a livello di idee tra regia e messa in scena, al momento non c'è molto altro in sala.
Rimangio tutto, non è niente di ciò che mi ero immaginato. Merita una visione secondo me, buon film.
Qui invece siamo in una fredda penisola prima che il regista attraversasse l'Atlantico.
Questo spero di recuperarlo in settimana, ma il vincitore è l'altro
CITAZIONE (novocaines @ 17/2/2024, 18:53)
Perfect Days, Hirayama nuovo modello di vita.
Se riesco anche io ma ho aspettative basse, vedendo il trailer sembra avere un romanticismo a me stucchevole ed essendo un esordio non mi aspetto molto a livello di idee tra regia e messa in scena, al momento non c'è molto altro in sala. Perfect Days invece consigliatissimo a tutti.
Anche questo film recentemente distribuito anche da noi, ma credo in poche sale e con scarso successo. Io l'ho recuperato in streaming.
Zeros and Ones - Quanti film tra il 2020 e il 2021 hanno fatto realmente i conti con una realtà afflitta dalla pandemia? Le grandi distribuzioni hanno avuto il privilegio di mettere in pausa le riprese o concentrarsi sul girato di tempi antecedenti. Mi vengono in mente pochi registi che in una situazione di isolamento e indipendenza hanno rivolto lo sguardo possibilità alternative. Alice Rohrwacher con Quattro strade, in ritiro tra le campagne intorno alla sua casa si è divertita a ritornare ad una sorta di sperimentazione amatoriale, con il gusto della pellicola impressa in autonomia, della macchina da presa impolverata tirata fuori contro le incursioni di noia e solitudine. Forse Celine Sciamma, che coglie la possibilità di un set ridotto ed essenziale per una storia piccola in grado di affascinare chiunque. Antoine D'Agata è stato inesorabile nel mostrare il corpo malato come variabile economica, come dato statistico discernibile attraverso la misura della temperatura; quando il calore vitale supera la soglia di tolleranza, un apparato di contenimento è pronto a intervenire per proteggere il sistema dal collasso totale. Un altro film che mi viene in mente è Kimi di Steven Soderbergh, ma non ho ancora avuto modo di recuperarlo. In ogni caso, quali altri sono i film che hanno dato alle restrizioni una parte cinematografica invece che adattarvisi e raggirarle? - Zeros and Ones è un titolo forse estemporaneo, anche l'appello introduttivo di Ethan Hawke è indice della sua contingenza, eppure il risultato parla chiaramente di un momento di transizione in cui l'incertezza è riuscita davvero a intrufolarsi tra le maglie del quotidiano. - Gli 0 e 1 del titolo rimandano al linguaggio binario del bit che è la lingua del presente, un presente in cui l'assenza di rete è una possibilità eremitica inimmaginabile e la realtà è interdipendente con la risoluzione alla quale viene trasmessa. C'è qualcosa che richiama i grandi cambiamenti di paradigma quando la domanda sull'occhio - questo rosso è lo stesso rosso per tutti? - è spostata nei confronti del proprio schermo e della relativa qualità. - Abel Ferrara, nelle strade vuote di Roma, pensa un cinema del complotto e dei movimenti sotterranei, dove forze militari, politiche ed economiche si incontrano in luoghi fatiscenti nei quali l'illegalità era presente già prima dei coprifuoco. - Il doppio protagonista di Hawke è come spesso accade nei film di Ferrara un abitante intimo della città, stavolta però di una città estranea che non riesce ad essere dimora, ma al contrario lo inghiotte, sia come anarchico/comunista/rivoluzionario, che come cittadino tradito da coloro che avrebbero dovuto garantire per lui. Due facce di un cinema spesso tendente al pessimismo, ma che per una volta lascia spazio alla speranza in un momento in cui il nero della disfatta ricopriva ampiamente le prospettive future.
Intanto iscritto al canale, appena ho modo\tempo guardo anche qualcosa E +1 per Ergo Proxy, consiglio di simile -ma diverso- Serial Experiments Lain e Blame! (anche se quest'ultimo meglio forse da leggere per le tavole francamente fuori di cervello)
Grazie anche a te! Lain l'ho guardato e mi è piaciuto molto, tematiche simili ma anche qui tanta originalità nell'applicarle alla forma dell'anime e molte idee che visivamente rimangono impresse. Blame! invece lo conosco solo di fama ma appunto il manga, è stato adattato anche per lo schermo? Comunque lo aggiungo alla lista visto che è da un po' che cerco di recuperare qualche manga interessante.
déjà vu Grazie per i consigli, sono già alla ricerca di un corso professionale di dizione.
Nel frattempo ho terminato di guardare Ergo Proxy, dopo anni di rimandi. Sono quasi sicuro che l'avessi già adocchiata ai tempi dell'uscita, per dare un'idea del tempo passato. Fantascienza cyberpunk post-apocalittica con intenti di discussione esistenzialista e teologica, secondo me poteva essere alleggerita nel numero di episodi data la complessità che ricerca e il ritmo molto riflessivo che lascia poco spazio all'azione, ma il risultato è buono. C'è molto di quel gusto speculativo che piace tanto ai giapponesi nelle narrazioni fantastiche, quindi se appassiona porterà a una attenta osservazione dei dettagli alla ricerca di connessioni nascoste, ma anche con un approccio più immediato è in grado di offrire numerosi spunti. E poi non è l'ennesimo adattamento manga quindi funziona bene dal punto di vista visivo, ha parecchie idee molto suggestive.
Ultimamente ho guardato e scritto un po' meno del solito ma alcune visioni ravvicinate hanno fatto da scintilla per un'idea e mi è tornata voglia di scrivere e editare video. I film sono Pleasure, Spencer e Finale a sorpresa, tutti dell'anno scorso e tutti interessanti e peculiari a loro modo. Devo dire che guardandoli e riguardandoli durante il montaggio il mio apprezzamento è cresciuto. I movimenti e l'atmosfera di Larrain mi hanno incantato, nonostante come regista non sia riuscito ancora ad inquadrarlo, il suo è un ritratto storico che parla al presente. Lo stesso Pleasure che inizialmente mi era parso un po' superficiale è in verità un film che non nasconde nulla di quello che è possibile mostrare in un contesto più o meno ampio, di superficie appunto. E Finale a sorpresa ha una ironia di scrittura e interpretazione davvero preziosi, con delle performance attoriali strepitose. Tutti e tre consigliati.
Se avete voglia di guardare/ascoltare vi lascio il video, mi farebbe piacere qualche suggerimento o parere (anche in privato se non riguarda i film), con l'avviso che le mie capacità oratorie sono piuttosto limitate.