L'Uomo Senza Sonno - The Machinist

di Brad Anderson

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  1. macina
     
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    Numerosi elementi facevano intuire che con “The machinist” il pubblico si sarebbe trovato di fronte a qualcosa di malato e poco orientato al mainstream; il trailer inquietante, la regia di Brad Anderson (“Session 9”), la sceneggiatura di Scott Kosar (“The Texas chainsaw massacre 2003”), la direzione della fotografia di Xavi Gimenez (“Nameless”, “Darkness”). Ed infatti il risultato di questa sinergia si configura in una pellicola ostica, visionaria e destabilizzante, che intravede i suoi prodromi in autori del calibro di Lynch, Polansky e Cronemberg, con una preponderante influenza di quest’ultimo, a mio modo di vedere. In realtà, è opportuno tributare merito ad Anderson nel non aver riproposto pedissequamente tali imputs, confezionando un film che, oraganizzato in maniera poco sapiente, sarebbe facilmente sfuggito di mano.
    Trevor Reznik (Christian Bale – “American psycho”, “Il mandolino del Capitano Corelli”) non riesce a dormire da un anno, il suo corpo rinsecchito e la sua psiche sono martoriati dall’insonnia e da tutta una serie di visioni e di strani messaggi che appaiono in casa. La situazione si acuisce ulteriormente quando al lavoro Trevor provoca un danno irreparabile ad un collega, Miller (Micheal Ironside – “Down”), che si vede tranciare da una macchina parte del braccio. Da quel momento, i colleghi cominciano ad evitarlo e le allucinazioni lo inglobano sempre più, anche perché viene in contatto con un inquietante personaggio, Ivan (John Sharian – “Calendar girls”) che nessuno sembra vedere e conoscere. Nemmeno la positiva frequentazione di una prostituta con velleità di emancipazione, Stevie (Jennifer Jason Leigh – “Existenz”, “In the cut”), lo aiutano ad uscire dal buco nero in cui si è cacciato e gli stessi effetti sembrano sortire dal legame con una cameriera di nome Marie (Aitana Sánchez-Gijón – “Volavérunt”, “Io non ho paura”). Profondendo uno sforzo pazzesco, Trevor riuscirà a ricomporre i frammenti della sua folle vita; realtà o primo stadio della patologia?
    “The machinist” ti mette a dura prova, erode pian piano le tue certezze sulla sanità mentale, sovverte la tua tranquillità…perciò pare efficace, centrato e sadicamente avviluppante; la lentezza degli eventi è funzionale allo scopo e proporzionale alla lente deriva delle facoltà mentali di Trevor, ottimamente interpretato da Bale. Le ambientazioni metropolitane e poco accoglienti, nonché una fotografia asettica, grigio-verdognola, quasi chirurgica fanno il resto, estremizzando le conseguenze rovinose patite da un uomo logorato dal senso di colpa, il cui peso si personifica in apparizioni oniriche ed apparentemente inspiegabili. Il mondo immaginifico dello spettatore arranca in parallelo alla scoperta da parte del protagonista della verità, in un pachidermico crescendo di allucinate consapevolezze.
    Usciti dalla sala, hai bisogno di sentirti dire da qualcuno che è tutto ok.

     
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24 replies since 27/11/2004, 02:35   365 views
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