In questo mondo libero

Ken Loach

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  1. anais
     
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    In questo mondo libero

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    Angie lavora per un'agenzia interinale che sfrutta manodopera dell'est. Dopo un licenziamento, decide di mettersi in proprio e fonda la sua agenzia insieme alla sua amica Rose. Credendo che bastino esperienza, grinta e un pò di faccia tosta, si troverà invece a doversi scontrare con una realtà dura e con un mondo che probabilmente cambierà per sempre la sua vita.

    Finalmente, è tornato il Loach che preferisco. Non è in gran spolvero, ma il film è duro e diretto, senza fronzoli, come il Suo vecchio stile.
    Torniamo all'ambientazione inglese, torniamo alla pioggia, alla fotografia cupa e grigia, ad attori semi sconosciuti.
    Il film racconta, attraverso la vicenda di Angie, il dramma dell'immigrazione e dello sfruttamento di manodopera straniera in una Londra che potrebbe essere una qualsiasi altra città europea. Siamo lontani dalla Londra scintillante e glamour di Piccadilly e dei business man della City. Se non ci fosse il regista a scriverlo, potrebbe essere qualsiasi altro posto sperduto inglese. Invece non è un caso che sia una delle principali mecche dell'immigrazione, anche lavorativa, degli ultimi anni.
    Gli immigrati vengono tratti in inganno da agenzie interinali che promettono lavori ed alloggio in cambio di una percentuale e una tassa iniziale. Molte persone sacrificano i risparmi di una vita, lasciano famiglie e case per ritrovarsi a vivere in bettole, campi nomadi e lavorare nelle condizioni più disumane e precarie, con paghe da fame o paghe fantasma.
    - Lei è un'infermiera? Mh..le andrebbe bene fare la baby sitter?
    Perché? perché si debba accettare di trasferirsi e mollare ciò che si è e non sia possibile un'integrazione vera e meritevole non è certo un problema che scopre Loach ma che è all'ordine del giorno con tutte le conseguenze che ciascuno di noi può trarne senza entrare nello specifico politico.
    Angie, licenziata proprio da una di queste agenzie e schifata da questa politica, decide di mettersi in proprio, xché lei il lavoro lo sa fare e, salvo un momento di assestamento inziale in cui trova lecito appropriarsi indebitamente delle trattenute pensionistiche dei suoi dipendenti, sa che è tutto provvisorio perché lei a queste persone vuole offrire davvero un futuro migliore, perché lei anche ha il diritto ad un futuro migliore. perché Angie ha un figlio, Jamie, che da sola non può crescere ed è costretta a lasciare dai nonni. Perché Angie ha questa tipica verve delle donne di oggi che decidono di voler essere uomini o come uomini, applicando quelle ingenuità e quelle debolezze che, per fortuna, ci rendono invece spesso inadatte a taluni eventi e ruoli. Perché Angie fa la dura, ma alla fine è fragile, cede ad un problema molto più grande e grosso di lei, cede alla paura, cede all'avidità, cede alla crudeltà di questo mondo e diventa essa stessa vittima e al contempo carnefice.
    è difficile capire con chi schierarsi, è difficile capire quanto sia lecito che la propria disperazione e il proprio bisogno di sopravvivenza finisca col minare quello altrui.
    Non credo ci si trovi di fronte al solito film di denuncia di un fenomeno piuttosto noto, tant'è che non si sceglie la via facile del racconto attraverso un immigrato. La protagonista è una che è prima paladina, poi padrone senza il cinismo necessario davvero per esserlo.
    Qui non ci sono né buoni né cattivi, solo uomini.
    è un film a cui continui a pensare, anche dopo, qualche elemento ti torna in mente, e ci ripensi, e cerchi altre chiavi di lettura.
    Ciò non toglie che ci sono diverse sbavature.
    In primis la protagonista.. cresce nel film,così come cambia il personaggio, ma rimane insufficiente a mio parere la sua prova.
    Alcuni elementi sono inutili o comunque non sviluppati a dovere, come il presunto mobbing di cui essa rimane vittima, come il rapporto con il figlio che sa tanto di "vabbè rendiamola anche ragazza madre così fa ancora più sfigato".
    Il dialogo più bello è quello sulla panchina con il padre.. ecco credo davvero che, il padre, in quella situazione, possa essere il punto di vista di Loach.
    Non è un film buonista, ma manca di qualcosa..manca di un pò di passione, della vecchia passione di Loach. Manca di cuore, di impegno. Secondo me.
    Si esce sì amareggiati, e incazzati e sconfortati.. ma tiepidamente.
    Ad ogni modo come sapete, film del genere per me meritano comunque di esser visti per la lora attualità.

    Consigliato ad Alex11 :lol:

    voto: 6/7

    Edited by hellboy1 - 24/9/2011, 12:44
     
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  2. Trinità&Bambino
     
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    Sembra interessante, ma non troppo coinvolgente.

    Magari se capita lo guardo!

    :)
     
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1 replies since 25/10/2007, 14:48   80 views
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