Il mio piede sinistro

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  1. macina
     
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    Solitamente sono un po' dubbioso sui film che trattano della disabilità; da un lato, permettono una diffusione mediatica capillare di un fenomeno troppo spesso nascosto, oltre a portare spesso un messaggio di speranza a chi vive condizioni difficili ed alle relative famiglie. Dall'altro, non mi convince affatto l'immagine che talvolta nei film viene affibbiata al disabile, in fondo un genio con capacità fuori dal normale; nella stragrande maggioranza dei casi, ciò non corrisponde al vero, quindi, onde evitare fuorvianti interpretazioni da parte di chi vede questi film, sarebbe opportuno contestualizzare nella realtà effettiva queso mondo sommerso ma problematico. Forse anche in virtù di tutto questo, non ho appezzato "A beatiful mind" al di là del suo valore intrinseco, mentre, ad esempio, considero "L'olio di Lorenzo" di qualche anno fa un lavoro grandioso (Nick Nolte stupendo!).

    Avevo visto "Il mio piede sinistro" ai tempi del liceo, ce lo fecero vedere i professori; ma come spesso succede da adolescenti, tutto ciò che viene propinato dalle figure educative, soprattutto se è deliberatamente propedeutico, ti sembra trascurabile e degno di disprezzo. La maturità degli anni (oooohhhhh????!!!!!! ) mi fa avvicinare al film in questione con maggiore oggettività, facendomelo vedere per quello che è, cioè un'ottimo esempio di come si possa parlare di disabilità senza romanzare e portare ad uno stupido ed artificioso eccesso le cose. Intendiamoci, anche qui Christy Brown, il protagonista, spastico e tetraplegico, alla fine diventa un bravo pittore e poeta, ma la sua situazione viene delineata e ritratta in modo piuttosto sobrio, senza sovrastrutture, con grande e proficua attenzione al retroterra culturale e famigliare da cui proviene.

    Christy (Daniel Day-Lewis - "L'ultimo dei Mohicani", "Camera con vista", "Gangs of New York") nasce con una grave ed invalidante disabilità e trascorre l'infanzia con i fratelli, la madre (Brenda Fricker - "Veronica Guerin/Il prezzo del coraggio") ed il padre (Ray McAnally - "Mission") in una famiglia iralndese abbastanza povera. Le circostanze non sono semplici, il padre, pur essendo vicino a Christy, lo vive con una certa vergogna e deve talvolta subire la stupidità della gente, che gli ricorda di aver generato un "menomato".
    Christy gioca spesso con gli amici, i suoi giorni sono comunque sereni e prova un forte attaccamento alla madre. L'unica parte del corpo che gli viene in aiuto è il suo piede sinistro, con cui comunica e disegna; pian piano si scopre bravo a dipingere e tale attitudine viene affinata quando viene preso in carico dalla Dottoressa Aileen Cole (Fiona Shaw - la zia Petunia della saga di Harry Potter), che lo trattiene nella sua clinica portandolo a tangibili miglioramenti fisici ed intellettivi. Le sue capacità sono tali che riesce ad esporre i suoi quadri in una mostra a lui dedicata e pubblica un libro autobiografico, fino allo speranzoso epilogo del film.

    Daniel Day-Lewis offre una prova maiuscola, perfetto, assai poco caricaturale, ma in grado di riprodurre incredibilmente bene la mimica e gli atteggiamenti adeguati, facendo trasparire anche le emozioni (positive o negative) con notevolissima efficacia; anche la Fricker è molto brava, i suoi occhi trasudano stanchezza di vivere, ma anche tanto coraggio e senso di responsabilità. Ottimo da parte del regista Jim Sheridan ("Nel nome del padre", "In America") la capacità di fotografare il contesto non certo ricco in cui la famiglia cresce e vive, le dificoltà connesse ad un budget sempre basso, il mangiare sempre zuppa d'avena per metter via i soldi per la carrozzina, i paesaggi modesti della periferia, il tutto arricchito da un'efficacissima fotografia a colori poco vivi. Come si accennava sopra, nulla è fuori dalle righe, tutto ha una sua collocazione precisa, non si scade mai nella brutalità della situazione o nell'accentuare il pietismo e la commiserazione, rischio intrinseco di questi film.

     
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