I Love Radio Rock

di Richard Curtis

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  1. Kurtz
     
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    Ero entrato in sala convinto a metà, o quanto meno non preparato a godere di un tale spettacolo. Abbiamo riso come pazzi, ci siamo emozionati, abbiamo condiviso per due ore la tranche de vie di questo fantastico nugolo di scatenati, ubriacati da secchiate di musica rock d’annata.
    Non c’era da dubitare infatti che la colonna sonora la facesse da padrone – c’è addirittura una sequenza, una sfida marinara cadenzata dalle note del Morricone di Per qualche dollaro in più. Senza marciare sui pezzi ormai troppo sputtanati, il film va al fondo vero del rock, anche quello più peregrino, ma funziona anche qualche pezzo usato un po’ troppo ad hoc: il finale con i Procol Harum fa centro celebrando una fine che in fondo non è che un nuovo inizio ben più poderoso e praticamente inarrestabile. Un Titanic in piccolo e liberatorio anziché funebre, ma altrettanto coinvolgente.
    Lo spettatore entra in contatto con questa banda di folli attraverso Carl, diciottenne che, nei mesi trascorsi su su questa nave musicale, conoscerà la propria originalissima maturazione, inviato lì da una madre sessantottina ante litteram. Carl è interpretato da Tom Sturridge che somiglia in modo impressionante al giovane Leaud delle prime avventure di Antoinel Doinel – così come il suo personaggio, un po’ ingenuo e ancora ragazzino ma animato da un fuoco tutto suo. Accanto a lui una Talulah Riley incantevole, con cui faresti carte false per perdere la verginità, ad avercene ancora una. (E c’è pure January Jones, in un ruolo agli antipodi da Betty Draper e con un décolleté ben più generoso!)
    Fatevi un regalo: andate a vedere al più presto I love Radio Rock, non ve ne pentirete. È uno dei film della stagione, e non perché sia perfetto, tutt’altro. Ha i suoi limiti ma possiede anche una sana, appassionante ingenuità, quell’ingenuità pura che è propria del rock, specie di certo rock degli anni Sessanta che il film racconta. Salite sulla barca del film, la adorerete, e spererete di incontrare un giorno una cricca così (mal) assortita, così viva e sanguigna, interpretata da un cast sublime: dal gigantesco Philp Seymour Hoffman che qualsiasi cosa faccia la fa alla grande a britannici di classe come Bill Nighy e Kenneth Branagh, nelle vesti forse un po’ troppo sopra le righe e tipizzate di un inflessibile ministro inglese, ottuso censuratore, che combatterà la cricca sempre alla lontana, senza incontrarli mai nel corso del film. Simboli di due valori antitetici, raffigurazione di un dialogo impossibile sino all’ultimo: la barca-stazione-radio è in fondo un Eden nel mare di nessuno – in apparenza – dove la filosofia del rock può scorrere senza ostacoli.

    8.5/9=
     
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58 replies since 5/12/2008, 21:02   1045 views
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