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Apocalisse nel deserto 52' Un requiem per un paese che noi abbiamo distrutto
Il crollo delle galassie avverrà con la stessa, grandiosa bellezza della creazione Blaise Pascal
In 13 capitoli che variano da pochi secondi a pochi minuti l’uno Herzog, senza mai nominarla, gira un film prima che un documentario sulla Guerra del Golfo.
Abbiamo davanti senza dubbio un capolavoro registico di rara bellezza. La forza delle immagine è dirompente e spiazzante, la narrazione può essere analizzata in due fasi di realizzazione, la prima con gli scenari post-apocalittici scrutati dall’alto con riprese dall’elicottero, per le quali si sarebbe dovuto dare un riconoscimento al pilota e alla troupe per la magnificenza e per la grazia con cui sono state girate; Herzog con questo punto di vista, che raramente apprezzo, cerca di comprendere e di mostrare un mondo che non dovrebbe appartenerci e estraniandosi lascia spesso che bellissime sinfonie (sono riconoscibili Wagner, Verdi e Schubert) accompagnino le immagini, la seconda, girata a distanza di un anno dalla prima, con riprese a contatto diretto con i pozzi e con la realtà di quel mondo stravolto dalla guerra. E’ riconoscibilissima, quando non sono le sinfonie a “parlare”, la voce narrante di Herzog che si esprime solo quando è strettamente necessario e attraverso aforismi e sentenze.
Tutto ciò che sembra acqua è, in realtà, petrolio ... L'olio è subdolo perché rispecchia il cielo. L'olio tenta di sembrare acqua
Benché a tutti gli effetti sembra si tratti di un documentario non è corretto definirlo tale dato che Herzog fa utilizzo, come la definisce lui stesso, della “verità intensificata” che da una dimensione personale all’opera, e che di fatto fa mancare la condizione necessaria perché si possa parlare di documentario tradizionale. La verità intensificata, di cui parla il regista, è visibile fin dall’inizio, la frase che apre il film attribuita a Pascal e riportata sopra è in realtà di Herzog che, da narratore quale è, esprime il suo pensiero attraverso i personaggi. Sono presenti anche alcune sequenze fuorvianti come quelle che mostrano apparentemente delle catene montuose “maestose catene di montagne, nubi, la terra avvolta dalla foschia” e che in realtà sono segni lasciati dai pneumatici di un camion sulla sabbia, nonostante io stesso abbia avuto l’impressione non si trattasse di montagne ma di qualcosa di più “piccolo” la voce narrante e l’abilità di Herzog hanno dato questa illusione; le chiavi di lettura per questa scelta sono molteplici, che Herzog volesse dimostrarci come una telecamera e una voce narrante possano mostrarci una realtà distorta? E’ lecito pensare che anche la sequenza finale, agghiacciante, sia frutto della “verità intensificata” Herzoghiana.
In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà
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