Truman Capote - A Sangue Freddo

di Bennett Miller

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  1. Kurtz
     
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    Con un parallelo onomastico si potrebbe dire che Capote (inteso come film) è Philip Seymour Hoffman, in un'interpretazione che ricorda quelle immersioni profonde, assolute e millimetriche che hanno fatto grandi attori come De Niro e Pacino. Hoffman che diventa Capote, ne assume gesti, posture, tic e - si immagina - la voce (quella italiana m'è piaciuta così così, a fasi alterne direi, viziata com'era a volte di un leziosismo un po' fastidioso).
    Eppure non è solo questo, il film di Miller, perché pur essendo un biopic - che però si focalizza solo su una parte della vita dello scrittore, quella che aveva visto la sofferta gestazione e scrittura del romanzo del titolo - non si impantana nelle secche classiche del genere, ma sa raccontare invece un rapporto venato di una certa ambiguità d'intenti tra il famoso acclamato scrittore dandy e il condannato a morte. E Miller sa dosare bene gli elementi e le istanze del film, si riservando per esempio di mostrarci il delitto efferato solo alla fine, in una serie di rapidi flashback che iniziano in un silenzio ovattato per poi esplodere sonoramente insieme con i colpi di fucile, in un contrasto visivo-sonoro di grande intensità emotiva. Apre squarci paesaggistici di una natura contadina della provincia americana e gli contrappone gli spazi angusti e claustrofobici della prigione in cui languono i condannati.
    Riservandosi poi nel finale anche un brusco cambio di registro del suo protagonista, che era anche l'aspetto più difficile da rendere. Grazie ovviamente anche e soprattutto alla maestria di Hoffman, l'illusione riesce alla perfezione. Quando cioè alla creazione letteraria dell'artista succede il dramma nell'uomo Capote, la spia di qualcosa che si spezza, di una ricerca che andata troppo oltre, che ha scavato troppo. Se è vero che ogni opera lascia delle tracce nell'uomo che l'ha concepita, A sangue freddo costò a Capote molto di più.
    Lo sguardo smarrito di Hoffman, l'angoscia improvvisa che gli si dipinge sul volto al momento dell'esecuzione è il sintomo di una parte della vita che se ne va, insieme al suo più grande successo letterario.

    7.5

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    Edited by hellboy1 - 12/9/2011, 20:05
     
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16 replies since 1/3/2006, 21:58   261 views
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