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Kurtz.
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“Il Cigno nero” cannibalizza lo sguardo e obbliga ad azzerare il cervello in favore del cuore, trasportandolo in una metropoli di follie interiori dalla quale non c’è possibilità di ritorno, un vero e proprio cortocircuito dei sensi, ove lo spettatore attraverso la protagonista sarà costretto a osservarne il lato oscuro, in un masochistico gioco di riflessi, ove la realtà e l’incubo s’intrecciano senza soluzione di continuità.
Non si poteva scriverlo meglio.