A Serious Man

di Ethan e Joel Coen

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  1. Kurtz
     
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    Coen eccezionali, radicali e menefreghisti al cubo! Il loro film più "bastardo" nei confronti dello spettatore. Il caos regna nella trama ma soprattutto nel modo di organizzare la storia. Sceneggiatura di ferro in un racconto aperto e infarcito da parabole che non portano assolutamente a nulla. L'uomo è solo, senza spuntoni cui aggrapparsi.

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    (domani una recensione)
     
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  2. Appy84
     
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    Ho provato a scrivere qualcosa di sensato ma non ci riesco...più ci penso e più trovo spunti all'interno del film.
    Appena uscito dal cinema ("stordito" dal finale) avrei dato 7 ma più passa il tempo e il film mi gira in testa più il voto aumenta...

    Voto 8,5
     
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  3. signorG
     
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    Andatelo a vedere! Io quando guardo un film @edit->dei Coen (tranne rarissime eccezioni) mi sento a casa... :wub:
     
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  4. ednorton85
     
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    sbavuz
     
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  5. Kurtz
     
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    A serious man è forse il film più radicale dei Coen, girato in preda al principio dell'autorità assoluta, anche a costo di perdersi gli spettatori, agendo sadicamente contro di loro. Non una rivoluzione, semmai l'estremizzazione della loro poetica: il caos che regna nei loro plot da sempre stavolta si installa ancora più decisamente anche nella struttura stessa del film che somiglia a un mosaico costruito mettendo tasselli separati l'uno dietro l'altro senza badare a un vero legame logico, almeno all'apparenza. La sceneggiatura del film è di ferro, perfetta a dire poco. La mancata logica, la continua rappresentazione del nulla, dell'impossibilità di trarre una linea di pensiero o peggio ancora una "morale" è un coraggioso atto di ribellione nei confronti del "messaggio", di chi cerca di intricare il loro cinema in schede preordinate. e finisce per essere esso stesso il collante dell'opera. Il film è aperto dalla rappresentazione di una parabola ambientata nell'Ottocento e al suo centro ne viene raccontata un'altra. Entrambe sono orfane non solo di una morale ma anche di una spiegazione logica, stanno lì a condensare narrativamente la frustrazione instillata nello spettatore dalle vicende del plot. I Coen affrontano la cultura ebraica, smontandone a priori qualsiasi presunzione di Verità, di Saggezza. La vita del loro protagonista scorre senza un nesso logico tra eventi quotidiani e non, tra piccole tragedie e apparenti risoluzioni, con un finale che è la ciliegina sulla torta.
    La scelta di girare senza divi si rivela vincente non solo dal punto di vista dell'indipendenza artistica (difficile immaginare una tale radicalizzazione con delle facce troppo note, il pubblico li avrebbe presi a sassate), ma anche dal risultato finale, dal racconto di quest'uomo senza qualità, che subisce la vita più che affrontarla, fotografato in un limbo esistenziale da cui non sembra vi sia uscita, anche perché lui non sembra cercarla! Persino nei sogni si intrufolano un senso del ridicolo, una piccolezza e mitezza che sono le mura e le fondamenta (e forse le sbarre) della veglia di Gopnik.
    In più, aggiungeteci dei titoli di testa di una meraviglia unica, accompagnati dalle note dei Jefferson Airplane.

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  6. darionel
     
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    CITAZIONE (Kurtz @ 9/12/2009, 13:26)
    A serious man è forse il film più radicale dei Coen, girato in preda al principio dell'autorità assoluta, anche a costo di perdersi gli spettatori, agendo sadicamente contro di loro. Non una rivoluzione, semmai l'estremizzazione della loro poetica: il caos che regna nei loro plot da sempre stavolta si installa ancora più decisamente anche nella struttura stessa del film che somiglia a un mosaico costruito mettendo tasselli separati l'uno dietro l'altro senza badare a un vero legame logico, almeno all'apparenza. La sceneggiatura del film è di ferro, perfetta a dire poco. La mancata logica, la continua rappresentazione del nulla, dell'impossibilità di trarre una linea di pensiero o peggio ancora una "morale" è un coraggioso atto di ribellione nei confronti del "messaggio", di chi cerca di intricare il loro cinema in schede preordinate. e finisce per essere esso stesso il collante dell'opera. Il film è aperto dalla rappresentazione di una parabola ambientata nell'Ottocento e al suo centro ne viene raccontata un'altra. Entrambe sono orfane non solo di una morale ma anche di una spiegazione logica, stanno lì a condensare narrativamente la frustrazione instillata nello spettatore dalle vicende del plot. I Coen affrontano la cultura ebraica, smontandone a priori qualsiasi presunzione di Verità, di Saggezza. La vita del loro protagonista scorre senza un nesso logico tra eventi quotidiani e non, tra piccole tragedie e apparenti risoluzioni, con un finale che è la ciliegina sulla torta.
    La scelta di girare senza divi si rivela vincente non solo dal punto di vista dell'indipendenza artistica (difficile immaginare una tale radicalizzazione con delle facce troppo note, il pubblico li avrebbe presi a sassate), ma anche dal risultato finale, dal racconto di quest'uomo senza qualità, che subisce la vita più che affrontarla, fotografato in un limbo esistenziale da cui non sembra vi sia uscita, anche perché lui non sembra cercarla! Persino nei sogni si intrufolano un senso del ridicolo, una piccolezza e mitezza che sono le mura e le fondamenta (e forse le sbarre) della veglia di Gopnik.
    In più, aggiungeteci dei titoli di testa di una meraviglia unica, accompagnati dalle note dei Jefferson Airplane.

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    Concordo pienamente....veramente il film più cinico dei Coen.....non c'è via di scampo per il protagonista,anche se prova a rimediare in modo ipocrita....
    i sogni di Larry, i dialoghi con l'amante della moglie,lo scontro "culturale" con l'alunno insoddisfatto,sono momenti di altissimo cinema...e che dire della scena iniziale????!!!!coeniano al 1000%

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    Non concordo con voi, o meglio sono restio al voto perchè dovrei capire un po' di cose della cultura ebraica comunque a me sconosciute per cui per me un 7 a salire.
     
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  8. Appy84
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 9/12/2009, 20:48)
    Non concordo con voi, o meglio sono restio al voto perchè dovrei capire un po' di cose della cultura ebraica comunque a me sconosciute per cui per me un 7 a salire.

    sai ray, mentre lo vedevo ho pensato anche io la stessa cosa...ma poi man mano che il film avanzava notavo che anche il protagonista non ne sapeva poi moltissimo :P
    Credo che l'inserire così tanti termini ebraici sia un fatto voluto, per confondere ancora più lo spettatore ;)
     
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    CITAZIONE (Appy84 @ 10/12/2009, 11:29)
    CITAZIONE (raystorm @ 9/12/2009, 20:48)
    Non concordo con voi, o meglio sono restio al voto perchè dovrei capire un po' di cose della cultura ebraica comunque a me sconosciute per cui per me un 7 a salire.

    sai ray, mentre lo vedevo ho pensato anche io la stessa cosa...ma poi man mano che il film avanzava notavo che anche il protagonista non ne sapeva poi moltissimo :P
    Credo che l'inserire così tanti termini ebraici sia un fatto voluto, per confondere ancora più lo spettatore ;)

    Che il film non spieghi e infonda insicurezza confondendo chi guarda mi trova concorde, però comunque io vorrei capre quello a cui il film stesso fa riferimento.
     
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    Non mi ha esaltato.

    Non aggiunge nulla secondo me alla filmografia dei coen. Ed è fin troppo ebreo per noi esseri umani (per dirla alla Cartman), tante cose sfuggono (vedi l'incipit).

    Comunque cinema sempre di cervello e ben messo in scena, almeno 6,5 è d'obbligo. Ma sono un po' deluso
     
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  11. Sixx^
     
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    Sto tentando di recuperarlo da tempo, mannaggia, non vedo l'ora.
     
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  12. Frankie00
     
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    Con un bel po' di mesi di ritardo:

    I Coen alla massima potenza. Nichilismo, humor nero e sarcasmo si mescolano finalmente al background culturale dei due registi, dando vita al loro film più rappresentativo e autobiografico.
    Di base c'è la tradizione cultural/letteraria yiddish, manifesta sin dal bellissimo incipit, una fiaba che condensa tutti i motivi del film e che non fa altro che spiegare metaforicamente quel che lo spettatore si appresta a vedere, ovvero una storia yiddish in chiave moderna.

    Il film in realtà parla di fatalismo e universalità, di un uomo che rifiuta la propia cultura ma che si mantiene constantemente saldo ai principi che questa rappresentano (al contrario di una cominità che ne ha perso il senso e il significato). Un uomo che poggia le sue convinzioni su un indeterminismo matematico, e che riflette i propri schemi mentali sul trascendente, ma che si ostina con coerenza ad affrontare quel che di negativo accade con la forza e la correttezza delle proprie convinzioni.

    Insomma, una visione del mondo moderno in salsa ebraica, forse non totalmente chiaro ma non per questo meno affascinante, con un finale apocalittico in stile Coen, tagliato con l'accetta e che lascia con il fiato sospeso.
     
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  13. MrBlù
     
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    CITAZIONE (Frankie00 @ 30/1/2010, 19:08)
    Con un bel po' di mesi di ritardo:

    I Coen alla massima potenza. Nichilismo, humor nero e sarcasmo si mescolano finalmente al background culturale dei due registi, dando vita al loro film più rappresentativo e autobiografico.
    Di base c'è la tradizione cultural/letteraria yiddish, manifesta sin dal bellissimo incipit, una fiaba che condensa tutti i motivi del film e che non fa altro che spiegare metaforicamente quel che lo spettatore si appresta a vedere, ovvero una storia yiddish in chiave moderna.

    Il film in realtà parla di fatalismo e universalità, di un uomo che rifiuta la propia cultura ma che si mantiene constantemente saldo ai principi che questa rappresentano (al contrario di una cominità che ne ha perso il senso e il significato). Un uomo che poggia le sue convinzioni su un indeterminismo matematico, e che riflette i propri schemi mentali sul trascendente, ma che si ostina con coerenza ad affrontare quel che di negativo accade con la forza e la correttezza delle proprie convinzioni.

    Insomma, una visione del mondo moderno in salsa ebraica, forse non totalmente chiaro ma non per questo meno affascinante, con un finale apocalittico in stile Coen, tagliato con l'accetta e che lascia con il fiato sospeso.

    iea :wub:
    Io-devo-ancora-papparmelo-ma-ne-sento-sempre-benissimo ^_^
     
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    CITAZIONE (Frankie00 @ 30/1/2010, 19:08)
    con un finale apocalittico in stile Coen, tagliato con l'accetta e che lascia con il fiato sospeso.

    Non è tagliato con l'accetta anzi, molto potente in quanto il film dei Cohen finisce quando qualsiasi altra pellicola si appresta a dare il meglio della storia
     
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  15. Frankie00
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 31/1/2010, 16:59)
    CITAZIONE (Frankie00 @ 30/1/2010, 19:08)
    con un finale apocalittico in stile Coen, tagliato con l'accetta e che lascia con il fiato sospeso.

    Non è tagliato con l'accetta anzi, molto potente in quanto il film dei Cohen finisce quando qualsiasi altra pellicola si appresta a dare il meglio della storia

    tagliato con l'accetta perchè per me si conclude proprio quando deve concludersi: a noi non interessa quello che succede dopo (perchè in questo caso il film durerebbe un'altro paio d'ore), ci interessa sapere solo che succede qualcosa.
     
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37 replies since 31/7/2009, 09:32   767 views
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