Diavolo in corpo

1986, regia di Marco Bellocchio

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  1. macina
     
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    Regia: Marco Bellocchio
    Cast: Maruschka Detmers, Federico Pitzalis, Anita Laurenzi, Catherine Diamant, Anna Orso, Claudio Botosso, Lidia Broccolino, Stefano Abbati
    Sceneggiatura: Marco Bellocchio
    Durata: 01:55:00
    Data di uscita: 1986
    Genere: Drammatico
    Distribuito da: ISTITUTO LUCE - ITAL NOLEGGIO CINEMATOGRAFICO - RICORDI VIDEO, PANARECORD, MEDUSA VIDEO


    Credo che il sito centraldecinema riassuma bene quanto penso in rapporto al film:

    "Giulia (Maruschka Detmers), amante di un terrorista pentito e figlia di una vittima delle Brigate rosse, si innamora di un liceale (Federico Pitzalis), a cui si concede prima che il suo uomo venga liberato. Bellocchio dedica personalmente il film allo psicanalista romano Massimo Fagioli (consulente teorico in sede di sceneggiatura): ma questo falso remake (con tanto di eliminazione dell’articolo iniziale per non sembrare troppo pedissequo) e/o pseudo-aggiornamento – vagamente politico e vagamente esistenziale (dovrebbe forse essere lo studio di una follia?) quanto sicuramente stupido e pretenzioso - del classico francese del 1947 di Autant-Lara non si regge in piedi, per colpa di una regia confusa e di almeno due attori protagonisti imbarazzanti. Grande scandalo all’epoca, quando in realtà la locandina offriva molto di più, quasi unicamente per la scena incriminata della fellatio non simulata (con tanto di risate sguaiate) dell’olandese Detmers (vestita da Giorgio Armani) al giovane Pitzalis, invisibile tanto in tv (perché tagliata) quanto in vhs (o al cinema) perché scurissima: si rese noto, cioè, per essere il primo film mainstream a coinvolgere un’attrice rispettabile in una scena esplicitamente pornografica. Erotismo verboso e all’acqua di rose e noia vera. Costumi di Lina Nerli Taviani; le borse sono, invece, di Fendi".

    A volte è necessario non lasciarsi rapire dall'amore e il rispetto per un regista rischiando di filtrare con gli stessi alcune sue opere; questo è il mio caso personale per Bellocchio, che ormai da tempo sta diventando uno dei miei preferiti in assoluto e per cui nutrirò sempre una stima sempiterna.
    Ma il cervello alla fine deve dire la sua e allora questo capitolo della sua filmografia ha delle falle e delle lacune a mio avviso difficilmente contestabili.

    Il regista si pone in bilico fra varie componenti:
    1) l'erotismo che sgorga torbido nella storia d'amore;
    2) il fascino per il giovane protagonista per una ragazza nevrotica;
    3) l'aspetto sociale per il fatto che la ragazza è accoppiata con un accusato di terrorismo che forse gli ha pure ucciso il padre (ma la cosa non si viene a sapere);

    E incredibilmente Bellocchio non ne centra neanche una, non approfondisce nulla in particolare, imbastendo una sceneggiatura zoppicante, a volte confusa; il senso che ne origina è di noia, a tratti di irritazione, anche in ragione del fatto che i due giovani recitano veramente male, soprattutto l'esordiente (allora) Federico Pitzalis. Un po' meglio la Demetres, ma nulla di che. Il rapporto che sgorga fra i due non cattura lo spettatore, i protagonisti vengono coinvolti in una serie di situazioni che non stanno in piedi e non eccitano quando fanno l'amore, non inteneriscono quando si rivolgono effusioni di affetto, ecc.
    Demerito maggiore di tutti poi sono le lungaggini veramente eccessive e irritanti; scene protratte a dismisura senza senso apparente.
    E non basta una fellatio con tanto di membro virile in tensione e degustazione della Demetres per risollevare le sorti del tutto.
    Insomma questo è il classico film fatto male che si vorrebbe spacciare per pellicola d'autore.

    Questo poi è uno dei capitoli della collaborazione fra Bellocchio e il suo analista Massimo Fagioli, il quale ha partecipato come collaboratore teorico alla sceneggiatura. E'un periodo interlocutorio della carriera del regista, che dalla metà degli anni '80 ai '90 del secolo scorso ha prodotto 4 film:
    - La condanna, secondo me molto interessante e ben fatto;
    - Il diavolo in corpo, scadente;
    - La visione del sabba (che ho visto in fila a Il diavolo in corpo ed è veramente brutto, ci scriverò un commento presto);
    - Il sogno della farfalla, che non ho ancora visto.

    Si dice che Fagioli esercitasse su Bellocchio grande ascendente e che partecipò attivamente alla lavorazione di questo film, tra l'altro all'inizio dei titoli di testa si legge che Bellocchio dedica personalmente l'opera a Fagioli. Di certo questo psichiatra influì pesantemente la poetica bellocchiana in quegli anni, spingendo l'acceleratore su una sorta di autonalisi artistica del regista con risultati che la critica ha per lo più bocciato. Per me comunque La condanna resta un grande film, molto cervellotico e complicato, ma affascinante.

    Le uniche cose che si salvano de Il diavolo in corpo sono la bellezza della protagonista (che ha però una risata irritante al massimo), le musiche e una fotografia molto marcata.
     
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14 replies since 24/6/2010, 12:32   1419 views
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