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Uomo bianco va’ col tuo Dio
(Man in the Wilderness, Usa, 1971) di Richard C. Sarafian con Richard Harris, John Huston, Ben Carruthers, John Bindon
Western metafisico con un grande Richard Harris in versione Robinson Crusoe.
Durante una spedizione di caccia, un trapper, sulla via del ritorno, viene aggredito da un orso e rimane gravemente ferito. Con la minaccia incombente degli indiani e dell’inverno in arrivo, il capitano della spedizione, credendo il suo uomo ormai spacciato, decide di abbandonarlo lì. Sopravviverà e dopo essersi ricondotto in forze e guadagnato l’ammirazione degli indiani in virtù della sua "risurrezione dalla morte", muoverà alla ricerca dei suoi compagni per vendicarsi. Quando li ritroverà però, il ricordo del figlio abbandonato e della moglie morta di stenti in sua assenza, lo dissuaderà dal proposito. Si accontenterà della vittoria morale e anzi si prenderà la sua rivincita salvandoli dall’attacco degli indiani, che ormai rispettano come una divinità "l'uomo che ha vinto la morte".
Visivamente splendido, Man in the Wilderness, come recita il più bello ed evocativo titolo originale, è un western che si inserisce nel filone degli antiwestern anni ’70, nei quali vengono esaltati l’antagonismo e la trasgressione. Richard Harris è straordinario in un ruolo tra Robinson Crusoe e Jeremiah Johnson, mentre è mitica e mistica, mobydickiana direi, l’apparizione del capitano, interpretato da John Huston , che si trascina dietro, nelle lande del Colorado, una nave!!!!.
Film pervaso di lirismo e dall’andamento arioso, specie negli scenari naturali, che riflette sulla vita e sulla morte, su fede e ateismo, misticismo e razionalismo, sul confronto di civiltà (con un efficace e signficativo ribaltamento di prospettiva tra gli indiani presuntamente selvaggi e bianchi presuntamente civilizzati) e sul confronto tra civiltà e natura, nonché sulla natura stessa e sul suo leopardiano ruolo di madre prima e matrigna poi, attraverso una messa in scena suggestivamente "panica", in perfetto equilibrio tra inquadrature strette sul personaggio a richiamarne e a dare corpo alla sua sofferenza e gli scenari incontaminati della natura selvaggia che lo sovrastano.
Il regista Richard Sarafian (Punto Zero, L’uomo che amò gatta danzante) conferma la sua sensibilità per il paesaggio e quella vena anticonformista che con pochi titoli lo ha reso un regista cult. Sospeso tra la Bibbia, l’Odissea e Moby Dick, un film che ha la potenza del mito.
P.s. Il dvd italiano non è ancora disponibile!
Edited by michibaldi - 24/1/2016, 13:00
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