Le Idi Di Marzo

di George Clooney

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  1. Kurtz
     
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    idesofmarch

    Le ombre di Good night and good luck tornano qui per raccontare le ambiguità e i giochi di potere nelle campagne per le elezioni presidenziali. Che il Clooney regista fosse un gran direttore d’attori era cosa saputa, ma qui la sua abilità registica fa un passo avanti anche nella messinscena, costruendo un solidissimo thriller politico immerso in atmosfere neo-noir che giocano con l’allusività delle immagini e le ellissi visive (splendida da questo punto di vista la sequenza del licenziamento di Paul).

    Manipolazione delle informazioni e tradimenti intestini, strategie d’infima categoria e patteggiamenti con la stampa, le menzogne dei politici e la solitudine di una stagista, tutte filtrate attraverso lo sguardo prima partecipe e via via sempre più spento di Ryan Gosling, che firma quest’anno l’ennesima prova da applausi. La politica sparisce dietro le macchinazioni pubblicitarie. Programmi, leggi, intenzioni sono roba antiquata: ciò che resta in piedi è unicamente il meccanismo elettivo; e dunque una recita ben orchestrata mette la vittoria in tasca.

    Ecco perché il cast di leoni americani serve benissimo l’idea del film, perché è nel mascheramento, nella perfetta interpetazione dei ruoli che si vince negli Stati Uniti. Certo politicamente parlando il film sfiora l’ovvio ma ne riguadagna sul lato umano (cui contribuisce la sceneggiatura coi suoi dialoghi taglienti). Le Idi di Marzo si muove tra la melma e le macerie del decadimento delle ideologie, raccontando una politica cui è rimasto soltanto il cinismo più sfrenato dei pubblicitari. Non si salva nessuno, e chiunque voglia entrare in questo mondo deve lasciare fuori la porta la propria moralità per sposare quella del meccanismo. Il coraggio e l’impegno di Clooney e la sua personale disillusione la si legge chiaramente nel suo ruolo, in questo governatore democratico venato di ambiguità, non del tutto marcio, ma capace di tutto pur di ottenere ciò che vuole.

    Il cast è formato da una pletora di gente per cui stravedo: Giamatti, Gosling, Clooney stesso, Hoffman, Tomei e una convincente Evan Rachel Wood che non si lascia intimorire e non sfigura affatto di fronte a questi mostri sacri giovani e maturi. Le sequenze di dialoghi serrati in cui interagiscono tra loro tra minacce allusive e tentativi di carpire all’altro più di quanto l’altro voglia esprimere sono da antologia.

    8=
     
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54 replies since 14/7/2011, 14:52   948 views
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