Paradiso Amaro

di Alexander Payne

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  1. Kurtz
     
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    the-descendants-a

    The Descendants condivide con gli altri film di Payne una certa spocchia da cinema indipendente che vorrebbe affrontare in punta di piedi questioni delicate con un approccio che dovrebbe essere originale ma che in realtà nasconde poi i più triti meccanismi emozionali. Al di là delle incongruenze narrative (perché questo padre è assente? Com’è che non vede mai le figlie? E perché la figlia ribelle poi lo difende?) e stilistiche (il film parte secondo una grammatica – la voce fuori campo, anche troppo invasiva – che poi viene abbandonata per preferirgli uno stile più asciutto e scarno), anche le scelte interessanti come quella di inquadrare quasi sempre Clooney da solo, soprattutto in primi piani, che dovrebbero isolare il dramma del protagonista, finiscono per isolare l’intera materia emotiva. Payne non riesce a supportare davvero il suo protagonista, finisce per abbandonarlo a se stesso e alla disattenzione sopraggiunta dello spettatore. Così l’understatement di Clooney diventa a poco a poco maniera, uno specchietto per l’Oscar davanti a cui neanche l’ottuso giudizio dell’Academy ci casca.

    Il dolore dei personaggi viene continuamente aggirato, così come le scene emozionali, per non cascare nel melodramma, ma la scelta insistita fa calare sul film una patina irrisolta. Il dramma dei protagonisti viene messo sottovetro, l’intreccio si infila in una medietà che alla lunga annoia. All’indomani degli Oscar ci si chiede come possa aver portato a casa la statuetta per la miglior sceneggiatura non originale, visto che parliamo non solo di una scrittura estremamente tradizionale (al di là delle apparenze) e la cui traduzione in immagini non riesce certo a valorizzare gli spunti più originali.

    5.5
     
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41 replies since 1/2/2012, 00:04   718 views
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