Solo Dio Perdona

di Nicolas Winding Refn

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    Solo Dio Perdona, una clip vietata ai minori:



    La sinossi ufficiale:

    Bangkok. Dieci anni dopo aver ucciso un poliziotto ed aver fatto perdere le sue tracce, Julian (Ryan Gosling) gestisce un club di Thai Boxe come copertura per operazioni di spaccio di droga. Pur rispettato nell’ambiente criminale, vive però un momento di depressione e vuoto interiore.
    Quando suo fratello uccide una prostituta, la polizia si rivolge ad un agente che ha lasciato il lavoro: Chang, noto come l’Angelo della Vendetta, il quale permette al padre della ragazza di uccidere l’assassino per poi “restaurare” la giustizia tagliando al vecchio la mano destra.
    A questo punto arriva a Bangkok la madre di Julian (Kristin Scott Thomas), Jenna, capo di una potente organizzazione criminale, per recuperare il cadavere del figlio ed ordina a Julian di trovare il suo assassino e mandarlo all’inferno.
    Ossessionato dall’Angelo della Vendetta, Julian lo sfida a un incontro di Thai Boxe, sperando che sconfiggendolo sul ring possa finalmente ritrovare la pace dello spirito ma Chang lo batte.
    Jenna, sempre più furiosa, progetta una reazione ancor più terribile: tutto è pronto per un viaggio sanguinario attraverso il tradimento e la vendetta, verso lo scontro definitivo, in cerca dell’ultima possibilità di redenzione.


    L'uscita del film nelle sale italiane è prevista per il 30 maggio.
     
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    Il film ha diviso tutti a Cannes. Io rimango curioso di vederlo, nonostante gli accostamenti a Valhalla Rising che molti fanno. Mah
     
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  3. badòands
     
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    si,in molti hanno fatto il paragone,non propriamente positivo.si passa da chi gli da 9 a chi 2.punto comune di critica,una sceneggiatura non esattamente di ferro,ma questo non è mai stato il pregio dei film di refn in fondo
     
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    A me da sensazioni positivissime, a prescindere da chi ce l'ha più lungo (cit. video :D )
    Non lo perdo!
     
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    CITAZIONE (Guido75 @ 24/5/2013, 13:50) 
    A me da sensazioni positivissime, a prescindere da chi ce l'ha più lungo (cit. video :D )
    Non lo perdo!

    Giovedì sera sarò in ultima fila a vedermelo!!!
     
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  6. Torrance
     
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    STUPENDO!
    Non ci sono buoni, non ci sono cattivi, ci sono personalità complicate mosse da istinti bassi e primordiali; Il ritmo è lento, ma non di quella lentezza pesante ma ragionata e sofisticata, condita da magnifiche scene contornate da musiche sapientemente inserite nel tema; ci sono molte dissolvenze che mi hanno fatto pensare subito a Lynch ed in effetti qualche cosa in comune c'è.E' sicuramente più "difficile" di Drive, non così "commerciale"; potrebbe essere un bene o un male ( secondo me un bene anche se mi è piaciuto molto Drive ). VEDERE PER CREDERE!
     
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    Ci sono due certezze riguardo a questo ultimo film di Refn, la prima consiste nell'essere un film inferiore e diversissimo al precedente "Drive" (e i fan di vecchia data potrebbero giustamente esclamare "Grazie a Dio")e non per questione di autorialità, la seconda è che ricorda molto "Valhalla Rising" però rispetto a quest'ultimo (che al sottoscritto mai è piaciuto) è nettamente migliore. Detto questo io mi accodo a coloro che hanno bocciato il film (seppur ammetto sia quasi un rapporto di amore/odio proprio come quello del protagonista e sua madre), i motivi sono abbastanza semplici, sotto la superfice di questo "Only God Forgives" non c'è nulla (il citato Valhalla invece era a mio avviso la pochezza in tutto), è la classica scatola (bellissima e perfetta) vuota che grazie però ad un comparto estetico di prim'ordine ed un montaggio studiato a puntino per arruffianarsi i fan e buona parte dei recensori cinematograficamente sgrammaticati del web (e mi riferisco ai critici che nascono come funghi a destra e sinistra, non agli appassionati che scrivono le loro opinioni come noi che popoliamo forum e blog), riesce a far soprassedere sull'assenza di contenuto/tessuto filmico. Ecco forse questo è il punto cardine della pellicola stessa, l'assenza, il bisogno di liberarsi dai contenuti per diventare pura immagine narrativa, quindi potremmo quasi vedere nella figura della madre la metafora del cinema classico, fatto di recitazione, dialoghi e musica contrapporsi alla visione cinematografica di Refn rappresentata dal personaggio di Gosling, ossia un cinema minimale, scevro da dialoghi e fatto di sensazioni visive. Lo scontro è inevitabile proprio come sarà necessario decidere se amare o odiare questa pellicola, anche se la scena finale del film sembra la presa di coscenza del regista stesso che questo suo modo di fare è finito, perchè dopo aver svuotato il cinema stesso (la madre) non può che esserci una punizione (subita da Julian) e successiva ripartenza questa volta dello spettatore/regista (e probabilmete potremmo considerare il poliziotto, il regista stesso, dato che è lui che comanda volente o nolente tutti gli eventi del film).

    Edited by raystorm - 31/5/2013, 12:26
     
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    Film che ha diviso, vado domani sera e incrocio le dita :rolleyes:
     
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  9. poison78
     
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    Sono in parte con Ray

    Atteso da tutti gli appassionati di cinema, l’ultima fatica del talentuoso regista danese Nicolas Winding Refn è stato accolto con molto scetticismo dalla critica durate la sua proiezione al recente festival di Cannes, la stessa critica e festival che poco più di due anni fa ne aveva giustamente decretato l’ascesa con l’ottimo Drive. Torna l’utilizzo della violenza fatta di attimi, di istinti bruttali e improvvisi delineati sempre dal marcato utilizzo del ritmo compassato, con personaggi lontani dalla realtà quotidiana. Torna anche il sodalizio con Ryan Gosling, collaborazione artistica che ad entrambi ha donato il successo.

    Dico subito che al sottoscritto il film non ha convinto completamente. Non una delusione ma sicuramente tanto rammarico nei confronti di un’opera che poteva essere e invece non è. Refn ha dichiarato che l’idea originaria della pellicola vede alla base un uomo che vuole confrontarsi con Dio. Nella mente del regista quest’uomo è Julian (Rayan Gosling) un giovane gangster americano trapianto a Bangkok che dopo la morte del fratello maggiore si troverà suo malgrado al cospetto di Chang (Vithaya Pansringarm) un ex-polizzioto in pensione richiamato in servizio, che opera imponendo una idea di giustizia punitiva del contrappasso ed è venerato dalla sua gente come una divinità.

    Questo il contesto nelle intenzioni della trama, che è per lunghi tratti deficitaria, minimale dove periste il tema dell’essenzialità e della fede. Un essenzialità al quale anche la sceneggiatura è strettamente legata visto che la maggior parte di queste informazioni non vengono in nessun modo spiegate e il tutto è solo amalgamato con una potenza visiva come sempre magistrale ma che personalmente reputo poco efficace.

    Perché se è vero che una volta lette le dichiarazioni e compreso il significato del film tutto diventa più chiaro, durante la visione si fa realmente fatica a mettere insieme i pezzi. Praticamente l’intero contesto narrativo è basato sull’assenza e in primo luogo colpiscono in modo negativo tutte le parti visionarie e spirituali di lynchiana memoria e chiaramente ispirate da un Alejandro Jodorowsky al quale è dedicata la pellicola. Intendiamoci sono bellissime, di una magnificenza e potenza visiva notevole ma che concettualmente senza una chiave di lettura sono assolutamente difficili da assimilare e capire e sicuramente troppo lunghe.

    Tutto risulta frammentato, i tormenti del giovane Julian vengono solo assorbiti e non capiti così come la figura di Chang sembra il classico poliziotto/sceriffo intransigente e non tutto quello che ci dicono voglia rappresentare. Visto come esperimento artistico è sicuramente un lavoro riuscito ma fortunatamente per noi e sfortunatamente per Refn il cinema non può essere etichettato e visto solo come un solo esercizio di stile, il pubblico ha bisogno di enfatizzare e relazionarsi con una pellicola, di sposare la causa di un personaggio che, sempre ritornando all’assenza, sono ridotti all’osso.

    Confondere la fantasia erotica o violenta con la realtà finisce solo per destabilizzare il grado di attenzione. Il pensiero profondo della pellicola rimane ancorato dal peso dell’essenzialità che diventa come un macigno pesantissimo da sopportare per buona parte della visione. Potenzialmente incantevole ogni fotogramma viene servito con chiaro splendore, la location asiatica si presta ottimamente al contesto della trama così come il commento sonoro è ancora una volta infallibile. Purtroppo però non tutti saranno in possesso del “manuale alla visione” durante la proiezione e la pellicola rischierà molto probabilmente di risultare pretenziosa e inconcludente. Da Refn ci aspettiamo di più, non basta una madre stronza all’inverosimile e una tecnica sopraffina per convincerci. Da vedere con riserva.

    6/6,5 voto al film

    livello visivo da 9

    Edited by poison78 - 1/6/2013, 09:23
     
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    a ‘sto giro non condivido il parere del poison e tantomeno quello del ray che addirittura boccia la pellicola. vero che non tutto fila liscio, ma la fascinazione funziona alla grandissima. qua ci troviamo di fronte ad un Valhalla rising tirato a lucido con bellissimi giochi cromatici, con la sua rarefazione, i tempi dilatati, le visioni lirico-allucinatorie mortifere, i silenzi e i primi piani ricercatissimi e “acquosi”, il tutto riplasmato sul mood gangsteristico (tanto caro al regista) con l’estetica di Hong-kong (mi viene in mente il Woo delle attese, dei vuoti, ma anche il ritratto decadente tipico di Fruit chan e grosso modo tutta la produzione Milkyway). è materia stilizzata prossima al parossismo, è amor di preziosismo, struttura filmica che procede quasi ed esclusivamente per accumulo di fotogrammi spaziando dall’inquietante al grottesco/ilare, con una gestione degli spazi trascendente e sospesa; si toglie il superfluo dagli individui, spogliandoli di tutto. il sottobosco, sapientemente, acquisisce le tracce tragiche del noir, gli intermezzi al ralenti e le incursioni musicali (da paura) riportano alla mente Bronson, e non accontentandosi, si passa dall’iperrealismo allo spaghetti western (quello riletto e visionario, appunto, col già citato Jodorowski). insomma, regia sparata al massimo, trama ridotta all’osso o anche meno: in mezzo tanto tanto Cinema, perché a mio avviso è una commistione che buca lo schermo, il film arriva comunque dritto e diretto, e la radiografia del contesto è di un’amarezza incisiva e “onnipotente”, come dimostra peràò sommessamente lo splendido finale. la Scott thomas è LA donna giusta per un ruolo del genere. da incorniciare e idolatrare l’inarrivabile scena degli spilli.

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  11. Il_Tenente
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 31/5/2013, 09:23) 
    Ci sono due certezze riguardo a questo ultimo film di Refn, la prima consiste nell'essere un film inferiore e diversissimo al precedente "Drive" (e i fan di vecchia data potrebbero giustamente esclamare "Grazie a Dio")e non per questione di autorialità, la seconda è che ricorda molto "Valhalla Rising" però rispetto a quest'ultimo (che al sottoscritto mai è piaciuto) è nettamente migliore.

    Che sia un film inferiore a Drive non è una certezza, ma una tua personalissima opinione. :D A me i film di Refn sono piaciuti tutti, eccetto Valhalla Rising, su cui ho qualche dubbio e che devo rivedere; dicevi che Only God Forgives lo ricorda molto: in che senso? Esteticamente mi ha ricordato più Bronson, come diceva mickes, e in generale l'ho trovato in continuità (e in evoluzione) con la ricerca stilistica di Refn: la narrazione affidata alle immagini e non alle parole, e in questo sì, può ricordare Valhalla, ma i tempi della regia non sono dilatati, tutt'altro. Refn è un esteta dell'immagine, comunica con la regia lasciando poco spazio ai dialoghi. L'impatto visivo con il rosso conduce immediatamente in un clima infernale, per iniziare un crescendo di violenza, in tutte le sue forme, che non lascia respiro. Chi non ha gradito il film credo che non sia riuscito ad "entrarci dentro", io, al contrario, mi sono fatto trasportare nella discesa all'inferno. Quindi non condivo nella maniera più assoluta la critica "c'è la forma, ma non la sostanza", per me una maniera per nascondere la poco sintonia con la pellicola, che dice poco con i dialoghi, ma molto usando le immagini e i simbolismi.

    Dovessi dargli un voto, gli darei 8,5. Il migliore di Refn, per me.
     
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    non so Tenente, per me è accostabile in più di un elemento a Valhalla (che ho gradito ma non lo esalto di certo, come potrei fare con Only god forgives che mi ha letteralmente stregato), come scritto nel commento, quando dico "tempi dilatati" lo dico in accezione totalmente positiva, ma credo si fosse capito, è proprio il minimalismo, il passo pachidermico e la potenza delle immagini a innalzare il valore dell'opera (che tra l'altro mi gira ancora in testa di continuo, non so te :D) e ammantarla di intensità e realismo. cmq alla fine siamo pienamente d'accordo e appoggio del tutto la definizione di "clima infernale", i personaggi prendono voce dal contesto: è una castrazione rosso sangue/perla che vibra per immagini estatiche e sequenze madri di una potenza inaudita (ho citato quella degli spilli ma ne avrei almeno altre 3 o 4 quasi se non sullo stesso livello), che poi tornando a Bronson, il tutto era mutuato da Kubrick, ma anche in questo caso i corridoi di Only god forgives riportano un po' alla mente Shining, almeno per me è stato così. e poi i giochi cromatici, rosso e blu, bene e male, oppure due mali della stessa medaglia che si scontrano e "giocano" alla guerra tra labirinti psicologici che seguono fievoli trame di luce filtrata. insomma qua l'estetica della violenza di Refn raggiunge vette altissime nella loro continua forza suggestiva. per me Only god forgives si pone allo stesso livello di Drive, ma forse è anche superiore (seppur non di molto).
     
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  13. Il_Tenente
     
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    Sono in completa sintonia con te, anche quando ti riferisci a Kubrick che era venuto in mente pure a me. Bella disamina ;)
     
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    CITAZIONE (mickes2 @ 1/6/2013, 14:38) 
    a ‘sto giro non condivido il parere del poison e tantomeno quello del ray che addirittura boccia la pellicola. vero che non tutto fila liscio, ma la fascinazione funziona alla grandissima. qua ci troviamo di fronte ad un Valhalla rising tirato a lucido con bellissimi giochi cromatici, con la sua rarefazione, i tempi dilatati, le visioni lirico-allucinatorie mortifere, i silenzi e i primi piani ricercatissimi e “acquosi”, il tutto riplasmato sul mood gangsteristico (tanto caro al regista) con l’estetica di Hong-kong (mi viene in mente il Woo delle attese, dei vuoti, ma anche il ritratto decadente tipico di Fruit chan e grosso modo tutta la produzione Milkyway). è materia stilizzata prossima al parossismo, è amor di preziosismo, struttura filmica che procede quasi ed esclusivamente per accumulo di fotogrammi spaziando dall’inquietante al grottesco/ilare, con una gestione degli spazi trascendente e sospesa; si toglie il superfluo dagli individui, spogliandoli di tutto. il sottobosco, sapientemente, acquisisce le tracce tragiche del noir, gli intermezzi al ralenti e le incursioni musicali (da paura) riportano alla mente Bronson, e non accontentandosi, si passa dall’iperrealismo allo spaghetti western (quello riletto e visionario, appunto, col già citato Jodorowski). insomma, regia sparata al massimo, trama ridotta all’osso o anche meno: in mezzo tanto tanto Cinema, perché a mio avviso è una commistione che buca lo schermo, il film arriva comunque dritto e diretto, e la radiografia del contesto è di un’amarezza incisiva e “onnipotente”, come dimostra peràò sommessamente lo splendido finale. la Scott thomas è LA donna giusta per un ruolo del genere. da incorniciare e idolatrare l’inarrivabile scena degli spilli.

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    Il tuo punto di vista, diametralmente opposto al mio lo condivido e accetto assolutamente. Se fossimo stati a Cannes probabilmente io avrei fischiato e tu applaudito :)

    Lasciamo però l'ardire di dissentire su una cosa che hai scritto, ossia che la pellicola procede per accumolo. Per fare questo dovrebbe avere un collante tra tutte le sue parti, al contrario il film ha continue chiusure e ripartenze, perfettamente scandite dai momenti cantati del poliziotto che segnano la fine di una storia.

    Comunque il fatto è che da Giovedì ad ora, la pellicola mi è praticamente scivolata di dosso, non ricordo quasi nemmeno un momento, ricordo un sacco di belle foto, quasi avessi assistito ad un slide del direttore della fotografia.

    CITAZIONE (Il_Tenente @ 1/6/2013, 15:48) 
    CITAZIONE (raystorm @ 31/5/2013, 09:23) 
    Ci sono due certezze riguardo a questo ultimo film di Refn, la prima consiste nell'essere un film inferiore e diversissimo al precedente "Drive" (e i fan di vecchia data potrebbero giustamente esclamare "Grazie a Dio")e non per questione di autorialità, la seconda è che ricorda molto "Valhalla Rising" però rispetto a quest'ultimo (che al sottoscritto mai è piaciuto) è nettamente migliore.

    Che sia un film inferiore a Drive non è una certezza, ma una tua personalissima opinione. :D A me i film di Refn sono piaciuti tutti, eccetto Valhalla Rising, su cui ho qualche dubbio e che devo rivedere; dicevi che Only God Forgives lo ricorda molto: in che senso? Esteticamente mi ha ricordato più Bronson, come diceva mickes, e in generale l'ho trovato in continuità (e in evoluzione) con la ricerca stilistica di Refn: la narrazione affidata alle immagini e non alle parole, e in questo sì, può ricordare Valhalla, ma i tempi della regia non sono dilatati, tutt'altro. Refn è un esteta dell'immagine, comunica con la regia lasciando poco spazio ai dialoghi. L'impatto visivo con il rosso conduce immediatamente in un clima infernale, per iniziare un crescendo di violenza, in tutte le sue forme, che non lascia respiro. Chi non ha gradito il film credo che non sia riuscito ad "entrarci dentro", io, al contrario, mi sono fatto trasportare nella discesa all'inferno. Quindi non condivo nella maniera più assoluta la critica "c'è la forma, ma non la sostanza", per me una maniera per nascondere la poco sintonia con la pellicola, che dice poco con i dialoghi, ma molto usando le immagini e i simbolismi.

    Dovessi dargli un voto, gli darei 8,5. Il migliore di Refn, per me.

    Scusami, sarà una mia personalissima opinione che "Drive" sia superiore, però mi fai pensare che io e te abbiamo visto due film diversi, sia per quanto riguarda "Drive" che questo "Solo Dio perdona" :lol:

    Spiace dirlo ma è così e non è un fattore di essere entrato o meno dentro la pellicola, già solo il montaggio, musiche e altre scelte drastiche fatte in "Drive" elevano quest'ultimo (che è un film che rivede un genere preciso), ad un livello ben superiore di "Bronson", "Valhalla Rising" e co. Dopo magari questo è stata una eccezione nel percorso del regista che è da sempre orientato a derive più intime e distruttive, ed infatti questo "Solo Dio perdona" è l'evoluzione diretta della sua filmografia, non a caso ricorda i lavori precedenti e questo non è un male ne una nota di demerito, solo che tutti i suoi lavori precedenti non sono poi così riusciti, hanno spesso e volentieri (e questo ultimo film non è da meno), il retrogusto di operazioni ben studiate per accontentare un certo tipo di pubblico, ed è per questo che gran parte della critica, non di appassionati, ripeto critica, gli imputa la mancana di sostanza da affiancare la forma. L'unica parte del film dove questa cosa è sconfessata diciamo la si trova nella magnifaca chiosa finale, un po' pochi però 5 minuti di cinema dopo 85 di nulla.
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 2/6/2013, 13:15) 
    Il tuo punto di vista, diametralmente opposto al mio lo condivido e accetto assolutamente. Se fossimo stati a Cannes probabilmente io avrei fischiato e tu applaudito :)

    Lasciamo però l'ardire di dissentire su una cosa che hai scritto, ossia che la pellicola procede per accumolo. Per fare questo dovrebbe avere un collante tra tutte le sue parti, al contrario il film ha continue chiusure e ripartenze, perfettamente scandite dai momenti cantati del poliziotto che segnano la fine di una storia.

    Comunque il fatto è che da Giovedì ad ora, la pellicola mi è praticamente scivolata di dosso, non ricordo quasi nemmeno un momento, ricordo un sacco di belle foto, quasi avessi assistito ad un slide del direttore della fotografia.

    e a quel punto da parte mia sarebbe partita una piccola gomitata :lol: :P

    a parte gli scherzi, non credo nemmeno non ci sia questo accumulo, per me c'è anche perchè il respiro è sempre vivo, per me non ci sono partenze e chiusure, semmai situazioni e avvenimenti "causa-effetto" con almeno un appiglio che li lega fra loro e che segnano un percorso, si potrebbe parlare di "capitoli" all'interno di un libro, ma non di chiusure e ripartenze, per quello parlavo di "accumulo di fotogrammi" perchè tutti gli snodi principali sono cesellati esclusivamente dalle immagini, e che immagini :wub:

    poi certamente rientriamo anche nella sfera delle emozioni personali, ed è sintomatico il fatto che tu abbia già dimenticato il film non ricordando nemmeno una scena ma solo bellissime foto :D
     
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