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Per chi se li fosse persi, sabato scorso a Che tempo che fa da Fabio Fazio, Paolo Sorrentino e Carlo Verdone hanno presentato il film. Ecco il filmato integrale.
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Riki333.
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immagino ci sia stata la fila per entrare ne film,considerando la visibilità che avrà
non è una cosa che mi piace molto,ma se serve per realizzare opere importanti posso chiudere un occhio
a cannes accoglienza contrastata,bocciati dai francesi,lodato dagli inglesi,e molti applausi dalla stampa in sala
Io sto coi francesi
Un pasticcio, il cui problema principale è nella sceneggiatura.. -
Ivs.
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Visto ieri:
Al di là dei meriti (molti) e demeriti (pochi), nessun regista - tolto Sorrentino e pochi altri - sembra ormai avere più il coraggio di bypassare le solite commediole familiste e bonarie tanto in voga al botteghino, per raccontare vizi (molti) e virtù (ormai poche) di un Sistema Paese sempre più allo sfacelo. In questo viaggio catartico ci guida Jep Gambardella (uno straordinario Servillo), ricco cinico annoiato (l'ordine degli aggettivi non è casuale), che si aggira sperduto e (apparentemente) impassibile lungo una Roma bella e spettrale, in cerca di qualcosa (l'ispirazione per un nuovo libro? Il ricordo della donna amata? Sé stesso?) o qualcuno che dia senso al suo "horror vacui". Intorno a lui solo figurine bidimensionali, di carta, avvezze al "chiacchiericcio" e con le quali ci si può solamente perdere "nel vortice della mondanità". "La grande bellezza" è un film importante: perché scava nelle piaghe di una società assuefatta a stupidi rituali e ad un mediocre immobilismo, dove il "non pensare" funge da palliativo per chi del denaro e dell'eccesso fa una propria ragione di vita. Perdendo di vista così l'unica cosa vera, autentica: la "grande bellezza".
Voto: 8. -
.immagino ci sia stata la fila per entrare ne film,considerando la visibilità che avrà
non è una cosa che mi piace molto,ma se serve per realizzare opere importanti posso chiudere un occhio
a cannes accoglienza contrastata,bocciati dai francesi,lodato dagli inglesi,e molti applausi dalla stampa in sala
Io sto coi francesi
Un pasticcio, il cui problema principale è nella sceneggiatura.
Visto ieri: io sto con gli inglesi!
E con Ivs!
Poi ci torno con calma!. -
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mi avete convinto, vado venerdì . -
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Sempre più curioso di vedere il film; in realtà, pur non avendolo visto, mi sento dalla parte di Ivs e non vedo l'ora di viaggiare anch'io per quella GRANDE BELLEZZA CHE è la nostra capitale, Roma insieme alla sapienza di Sorrentino. . -
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Concordo su tutto con IVS, davvero una bella analisi.
8. -
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Insomma per ora Inghilterra strabatte la Francia!
Mi fa piacere!
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La Grande Bellezza è un'opera di Felliniana memoria, impossibile durante la visione che non venga in mente La Dolce Vita del maestro riminese. Ma la pellicola non è derivativa e ha assolutamente una sua autorialità, una cifra stilistica ben marcata da uno dei più importanti autori italiani cinematografici contemporanei: Paolo Sorrentino.
La Grande Bellezza è un affresco spietato, un caleidoscopio magistrale della vita nei salotti romani, tra superficiali riti mondani e feste notturne, all'insegna di una vacuità morale e contenutistica senza via di fuga. Tutto questo scandagliato quotidianamente tra il surreale, il comico, il grottesco e un feroce umorismo con gli occhi, la mente e il corpo di Jep Gambardella (Toni Servillo), all'interno di un viaggio spirituale e simbolico nei luoghi romani, pieni di una "fauna" al limite della decadenza e della banalità, cui fanno parte attori di contorno calati perfettamente nei loro ruoli come Carlo Verdone (dolente e malinconico davvero credibile), Sabrina Ferilli (spogliarellista fuori tempo massimo bravissima), Isabella Ferrari, Carlo Buccirosso, Galatea Ranzi, Serena Grandi e Roberto Herlitzka.
Sorrentino è abilissimo a mettere a nudo la nullità di un'Italia mondana romana che è lo specchio di una classe societaria allo sbando e di una mediocrità galoppante che ci logora dall'interno. Un capitolo a parte lo meriterebbe Toni Servillo: immenso ed evocativo, geniale ed empatico, una bellezza per gli occhi, un tumulto per il cuore, ogni ruolo che offre sembra che sia sempre il migliore, da applausi a scena aperta.
In sostanza un'opera stratificata, densa di significati e simbolica, acuta e raffinata, con una bella messa in scena, dialoghi ficcanti e una sceneggiatura quasi perfetta se non fosse per alcune parti forse un pò troppo lunghe. Rimane un documento di com'è la nostra società, di come siamo diventati e un percorso umano cerebrale e artistico per capire veramente qual'è la grande bellezza, quella vera, non quella spacciata come tale.
Voto: 8,5. -
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gran bel commento Revu e concordo.
cavaliere “farabutto” errante solitario per la notte effimera e spettrale di Roma, tra lampi di fugace bellezza in mezzo ad un mare “vuoto”, di vuoti a perdere galleggianti nel piattume più assoluto. Sorrentino ne ha per tutti, e tramite i radical chic che non spiaccicano parola (“perché loro ascoltano”), artisti di strada simil-pagliacci-da-circo, religiosi e figurine bidimensionali ci accompagna nella Roma bene, fatta di lustrini e paiette, vacuità e velleitari intellettualismi, chiacchiere e sproloqui (distruttivi) da salottino, “fauna” che si dimena a ritmi indiavolati. echi felliniani evidentissimi e diapositiva sulla dolce vita romana contemporanea riuscita, in cui riesce e trasparire tutta la sua pochezza. magari la capacità di sintesi vive altrove, e non sempre tutti i virtuosismi vanno a segno e cadono nel vuoto, ma il registro grottesco è strabiliante e indiscutibile è il valore, la personalità e la perizia in cabina di regia. rimane qualche riserva per quanto riguarda le riflessioni e i dilemmi sulla Roma attuale, mentre molto più incisiva è la riflessione sulla grande bellezza dell’animo, un ritorno al passato che è purificazione quasi “mistica” e sensoriale data la cifra stilistica che Sorrentino impone.
7,5
Edited by mickes2 - 28/5/2013, 15:10. -
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E ne sono contento anche se l'hai gradita meno riscontrando dei punti che non ti hanno convinto del tutto mi par di capire
Io l'ho trovata un'opera che fa centro sotto praticamente quasi tutti gli aspetti (a parte qualche sfoltita), nel senso che per me non c'è carne a fuoco non cotta, tutto l'ho trovato non a caso, sia simbolicamente, che sarcasticamente, che corrosivamente e sentimentalmente riuscito, un'opera che si presta alle plurime visioni tra l'altro e che secondo me può benissimo crescere col tempo nella mente di chi la guarda
Se non si era capito mi ha colpito molto Grande Sorrentino!. -
.E ne sono contento anche se l'hai gradita meno riscontrando dei punti che non ti hanno convinto del tutto mi par di capire
Io l'ho trovata un'opera che fa centro sotto praticamente quasi tutti gli aspetti (a parte qualche sfoltita), nel senso che per me non c'è carne a fuoco non cotta, tutto l'ho trovato non a caso, sia simbolicamente, che sarcasticamente, che corrosivamente e sentimentalmente riuscito, un'opera che si presta alle plurime visioni tra l'altro e che secondo me può benissimo crescere col tempo nella mente di chi la guarda
Se non si era capito mi ha colpito molto Grande Sorrentino!
si, non mi ci sono voluto soffermare più di tanto ma ci divide un punto, ecco per me non è opera così ineccepibile da poter volare così alto, e poi anche per rispettare la (mia) scala dei valori in quanto L'uomo in più e Le conseguenze dell'amore (ma anche Il divo) a mio avviso poggiano su una struttura molto più solida e pregnante, qua alle volte ci si trastulla un po' troppo e c'è uno stacco troppo netto tra battute al fulmicotone, incisive nella loro caustica distruzione e altre più banali e riempitive, e poi vabbè un paio di cadute di stile tra cui la frase sulle radici che sa di un posticcio e un didasclismo imbarazzanti certo gli faccio un po' le pulci, ma tant'è. -
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Capisco il tuo pensiero e può essere condivisibile, tanto è che il film ha diviso moltissimo come dicevano altri in precedenza. Io questa volta mi sento di sbilanciarmi e arrivo al voto che ho scritto, ma ho trovato davvero tutto molto orchestrato a puntino, magari non tutto perfetto (ecco le sforbiciate che dicevo io) ma tutto molto ponderato, è piuttosto simbolico sia di luoghi, di gesti e parole, che non è di facile approccio per tutti. L'ho trovata un'opera che è accostabile alle sue altre opere, sia come cifra stilistica, sia come poetica e come importanza. La Grande Bellezza è un affresco di ampio respiro secondo me, che a tratti vorrebbe osare anche di più delle sue opere precedenti come L'Uomo In Più e Le Conseguenze Dell'Amore, ma pecca di compattezza, là dove queste ultime brillano inesorabilmente e anche per me sono superiori (anche se di poco).
Insomma al di la del voto siamo più d'accordo di quel che sembra, e non pare un'utopia se in futuro entrambi ci "veniamo incontro" con un 8. -
.Insomma al di la del voto siamo più d'accordo di quel che sembra, e non pare un'utopia se in futuro entrambi ci "veniamo incontro" con un 8
chiosa perfetta. -
Fedor Lynch.
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sto più verso il mickes col gradimento numerico, un po' meno entusiasta di voi nonostante l'abbia comunque apprezzato
m'è parso un po' "pasticciato" qua e là, non è riuscito a graffiare completamente ed è un peccato perchè la messa in scena è come sempre di altissima qualità.