La Grande Bellezza

di Paolo Sorrentino

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    Sto col fetor, mi è piaciuto ed ha dei momenti grandiosi sia dal punto di vista visivo che da quello dei dialoghi.
    Sorrentino poi riesce sempre a tratteggiare personaggi che rimangono (e non è solo Servillo, perché anche Geremia e Cheyenne bucano lo schermo).
    Però a volte è un po' pasticciato, si perde ed è molto lungo e prolisso (problemi comuni anche alla sua penultima regia).
    Lo promuovo con un 7 pieno in attesa di revisione.
    Peccato per l'assenza di theardo alle musiche, impegnato a sfornare un disco eccezionale con Blixa Bargeld dei Bad Seeds di Nick Cave. Io la mancanza l'ho sentita
     
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    CITAZIONE (Alexeleven83 @ 30/5/2013, 19:05) 
    Sto col fetor, mi è piaciuto ed ha dei momenti grandiosi sia dal punto di vista visivo che da quello dei dialoghi.
    Sorrentino poi riesce sempre a tratteggiare personaggi che rimangono (e non è solo Servillo, perché anche Geremia e Cheyenne bucano lo schermo).
    Però a volte è un po' pasticciato, si perde ed è molto lungo e prolisso (problemi comuni anche alla sua penultima regia).
    Lo promuovo con un 7 pieno in attesa di revisione.
    Peccato per l'assenza di theardo alle musiche, impegnato a sfornare un disco eccezionale con Blixa Bargeld dei Bad Seeds di Nick Cave. Io la mancanza l'ho sentita

    parto proprio da questa tua frase, perchè l'ho trovato davvero spesso prolisso e pasticciato. Molte situazioni potevano essere gestite in maniera differente e con maggior fluidità, senza cercare di strafare e uscire fuori dal vaso.
    Comunque, in sostanza, non ci ho visto sto grande film, per me è da 6, tutta la parte con l'anziana monaca comunque vale da sola il prezzo del biglietto, davvero ben girata.
     
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    Ecco per me la parte finale con la monaca è la peggiore, poteva pure non esserci. C'erano stati in precedenza momenti decisamente migliori con cui concludere
     
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    addirittura la peggiore, va bè punti di vista ;)
     
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    Dopo la delusione con Refn, per fortuna Sorrentino non smentisce la sua bravura. Giusto forse qualche eccessivo formalismo all'inizio, come se il film aprisse con un eccesso di colpi di bravura, ma poi è un crescendo fino alla fine, con un alternanza bellissima tra grottesco e melanconia. Servillo quando è diretto da Sorrentino è sempre al meglio.
    La Ferilli è veramente brava; Verdone in un ruolo atipico molto interessante (anche se forse non sempre all'altezza).

    8.5/9

    CITAZIONE (Ivs @ 23/5/2013, 01:29) 
    Visto ieri:

    Al di là dei meriti (molti) e demeriti (pochi), nessun regista - tolto Sorrentino e pochi altri - sembra ormai avere più il coraggio di bypassare le solite commediole familiste e bonarie tanto in voga al botteghino, per raccontare vizi (molti) e virtù (ormai poche) di un Sistema Paese sempre più allo sfacelo.

    assolutamente d'accordo, è uno dei più grandi pregi di Sorrentino insieme, aggiungo, alla sua smisurata bravura tecnica: nessuno gira con la sua fluidità e la sua "grandiosità". Una bella ventata di grandeur in un cinema italiano di solito - anche nelle sue forme migliori - sempre molto ripiegato.
     
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    “La grande bellezza” seduce Hollywood. Trionfo ai Golden Globe

    Il regista: «E’ una grande emozione. Grazie Italia, questo è un Paese davvero strano ma bellissimo»

    La grande bellezza seduce e conquista Hollywood. Il film di Paolo Sorrentino ha conquistato il Golden Globe per il miglior film straniero. Sorrentino non se lo aspettava: «Non mi è stato anticipato niente, è stata una grande emozione. Agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma , una certa umanità». E poi «Grazie Italia, questo è un Paese davvero strano ma bellissimo». La grande bellezza seduce e conquista Hollywood. Il film di Paolo Sorrentino ha conquistato il Golden Globe per il miglior film straniero. Sorrentino non se lo aspettava: «Non mi è stato anticipato niente, è stata una grande emozione. Agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma , una certa umanità». E poi «Grazie Italia, questo è un Paese davvero strano ma bellissimo»

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    Fonte Corriere.it
     
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    CITAZIONE (Guido75 @ 13/1/2014, 10:15) 
    “La grande bellezza” seduce Hollywood. Trionfo ai Golden Globe

    Il regista: «E’ una grande emozione. Grazie Italia, questo è un Paese davvero strano ma bellissimo»

    La grande bellezza seduce e conquista Hollywood. Il film di Paolo Sorrentino ha conquistato il Golden Globe per il miglior film straniero. Sorrentino non se lo aspettava: «Non mi è stato anticipato niente, è stata una grande emozione. Agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma , una certa umanità». E poi «Grazie Italia, questo è un Paese davvero strano ma bellissimo». La grande bellezza seduce e conquista Hollywood. Il film di Paolo Sorrentino ha conquistato il Golden Globe per il miglior film straniero. Sorrentino non se lo aspettava: «Non mi è stato anticipato niente, è stata una grande emozione. Agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma , una certa umanità». E poi «Grazie Italia, questo è un Paese davvero strano ma bellissimo»

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    Fonte Corriere.it

    Stavo per riportarla anche io questa notizia: speriamo che sia di buon auspicio per l'Oscar, dato che di solito il Golden Globe è una sorta di investitura. Posto che non so se del lotto il film di Sorrentino sia davvero il migliore, non avendo visto gli altri e dato anche l'enorme valore degli autori delle pellicole concorrenti (una cinquina di fuoriclasse), è sicuramente una bella soddisfazione per il cinema italiano (di qualità).

    Edited by michibaldi - 13/1/2014, 11:42
     
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    Io dei film in gara, oltre La grande bellezza, ho visto sia Il passato che Il sospetto, ed entrambi, a caldo, mi sono piaciuti di più. Ma il film di Sorrentino resta un bel film ed a prescindere dalla preferenze personali, come te, sono contento per lui e per il cinema italiano in generale.
     
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    CITAZIONE (Guido75 @ 13/1/2014, 10:56) 
    Io dei film in gara, oltre La grande bellezza, ho visto sia Il passato che Il sospetto, ed entrambi, a caldo, mi sono piaciuti di più. Ma il film di Sorrentino resta un bel film ed a prescindere dalla preferenze personali, come te, sono contento per lui e per il cinema italiano in generale.

    Ah spe', Il sospetto :wub: l'ho visto anche io e pure io lo ritengo superiore a La grande bellezza, che, comunque, sono d'accordo con te, pur con i suoi difetti, i suoi pasticci e con quella parte finale di troppo e da dimenticare (quella della monaca), rimane un bel film di grande respiro, di grandi ambizioni e con grandi momenti di cinema.
     
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    Ho appena finito di visionare il film, dagli 8 e i 9 fioccati dal web e le impressioni della critica estera, pensavo di essermi perso un filmone d'altri tempi. Invece è la solita parodia di Roma, impreziosita da una splendida fotografia e scenografia e da qualche battuta arguta di Servillo, ottimamente calato nella parte. Tralasciando tanti "difetti", forse dovuti proprio all'argomento trattato. Per me questo film non va oltre il 6,5. Rimango tuttavia stupito dal fatto che possa essere in lizza per un Oscar, ma se nel resto del mondo quest'anno non hanno fatto di meglio ben per noi.
     
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    Terza visione del film più discusso degli ultimi anni, potevo e dovevo fermarmi alla prima, ho voluto concedergli una terza quando l’eco degli oscar è definitivamente finito.

    Anni prima che il film vedesse il buio, già si parlava di un nuovo «La dolce vita», poi Sorrentino si è indispettito e ha detto che non è un remake –ma va?- e nemmeno un omaggio, sicuramente c’è l’influenza del capolavoro di Fellini, questo non l’ha negato, anzi. Ma al di là di quale rapporto leghi i due film mi torna utile fare riferimento al film di Fellini.
    La dolce vita prima di uscire nei cinema cannibalizza l’attenzione pubblica, articoli di giornali, storie e leggende sul film contribuiscono ad alimentarne il mito, e come è prevedibile all'uscita ci sono code infinite davanti ai cinema, con le folle spinte dall’equivoco –che Fellini non si è preoccupato certo di chiarire- che il film fosse uno scandalosissimo affresco con streeptease, orge e quanto più di depravato fosse lecito aspettarsi nel 1960 .
    La grande bellezza cannibalizza l’attenzione pubblica, nei limiti in cui il cinema oggi può essere al centro di un dibattito pubblico. Non ci sono folle, quelle no, ma un pubblico sì, il film, mesi prima che si parlasse di Oscar, debuttava al secondo posto.
    Questa volta la spinta non arriva dalla promessa di orge-degne-di-tiberio, la spinta tocca corde ben più profonde, cioè quelle dell’arte. La promessa che il film fa allo spettatore è che ciò che vedrà è Arte, un film che non ha bisogno di una trama, è un lunghissimo flusso di coscienza, la promessa che ci sarà la noia contemplativa, profonde riflessioni in voce over scandite in tono pachidermico. C’è la promessa che a farsi piacere, ma soprattutto a «capire» il film ci si possa sentire superiori, anzi si debba.

    Ci abbiamo messo anni a costruire un vocabolario e un frasario che ci venga in aiuto davanti a film del genere, ma soprattutto in aiuto è venuto Sorrentino che a più riprese ha insistito sull’esperienza-del-film più che sulla ricerca di un senso ultimo.
    È l’esperienza-dell’arte, e quindi tutto si può descrivere così con “sublime” “simbolico” “grandioso” “geniale” “immenso” “complesso” “emozionante” “eccedente” “magico”…
    E si può annullare ogni critica al film appellandosi al “non capire” “non sentire” “non cogliere”, o, ancor peggio, citando una critica “autorevole”, si può ricondurre ogni critica al film al fatto che non si possa reggere tanta Arte «chi ha sminuito questo spettacolo per non sentirsi annientato, polverizzato dall’arte che gli era caduta addosso» (espresso)

    Ma oltre all’arte e al suo mistero, cos’è il film di Sorrentino? Un Affresco, o almeno quasi ogni critica/pensiero sul film finisce lì, a fare leva su quanto sia preciso e puntuale l’affresco che Sorrentino fa della nostra società-

    Un ritratto dunque, ma di cosa? Del presente, ma ancora più specificatamente di quello che da vent’anni è il presente nell’immaginario comune, è il ritratto di tutti quelli che “vent’anni di Berlusconismo” “degrado culturale” “degrado morale” “decandenza” “superficialità”, il film di Sorrentino non ritrae, asseconda. La dolce vita intercettava la decadenza in un momento di euforia generale, distruggeva il mito del tutti si arricchiscono, del si vive meglio, del futuro mai così roseo, il mito della Roma simbolo del progresso, metteva in immagini la superficialità e il vuoto della vita mondana a Roma. Sorrentino non intercetta nulla, si infila in un contesto che da almeno due decadi ripete stancamente un ritornello pessimista. Il film di Sorrentino è in ritardo di almeno vent’anni su tutto se è di un affresco che si vuole parlare.
    Se invece il terreno si sposta sul linguaggio cinematografico, il ritardo è di 50 anni su molto e di 15 sul resto –i flash back non hanno nulla in più delle pubblicità di intimo girate in qualche isola-.
    Ma il film non è solo un affresco sul presente e/o un’esperienza artistica, soprattutto molti hanno insistito sull’universalità dei temi trattati, sul fatto che il film in fondo fosse un affresco della condizione umana.
    Forse. Ma davvero c’è da sbrodolarsi davanti al simbolismo del film? Davanti ai fenicotteri rosa, alla bambina che fa quadri, a Suor Maria?
    Può darsi, ma non per me.
    Collateralmente è il picco della degenerazione del servillismo, parabola di un attore bravissimo che è diventato una maschera «teatrosa» che occupa e tiene in ostaggio il cinema italiano da anni. È il picco dei cliché del cinema d’autore.

    Evidentemente, mi pare sia il più grande film sul bisogno di “un’esperienza artistica”, sul bisogno di sentirsi superiori, migliori, di staccarsi da tutto ciò che ci circonda. Involontariamente, più che un affresco 10 anni in ritardo su Cafonal, il film di Sorrentino è il lenitivo migliore per chi soffre dei “vent’anni di Berlusconismo” del “degrado culturale” del “degrado morale” della “decandenza” della “superficialità”. Fellini disattendeva le promesse, Sorrentino le mantiene, c’è la noia contemplativa, c’è la certezza che non si possa parlare di trama, di generi e di altre cose “basse”, c’è la certezza che sia un’esperienza artistica. Fellini inventava e coniava il termine “progressenza” progresso più decadenza. Sorrentino asseconda vent’anni di piagnisteo assicurando una piccola isola felice in cui sentirsi un po’ piò lontani dalle cose “basse” che ci circondano. Poco importa se con un campionario di brutture e superficialità.
     
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