The Master

di Paul Thomas Anderson

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  1. Jack Torrance
     
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    Ma ancora date retta al mouldy? Su, su. :lol:
    Ci ha azzeccato su una cosa: la sceneggiatura, intesa come "storia" o "narrativa", è un pretesto. E io non vedo alcun problema in ciò, anzi, lo trovo rinfrescante e interessante quando tutti gli stilemi e le strutture narrative classiche vengono buttate nel cesso in favore dell'analisi di personaggi e situazioni e di un'introspezione che alex non so come faccia a non notare. Anderson ha lo stesso talento di un Mann (io dico anche superiore a Mann) nel dirigere attori e macchina da presa così che un cenno in un primo piano di due secondi riesca a dire più riguardo al personaggio di un monologo da dieci minuti.
    The Master è la naturale evoluzione di Anderson dopo There Will Be Blood. I personaggi prendono il sopravvento sulla storia, che va avanti come va avanti la vita stessa: lentamente, senza grandi archi e senza divisione in atti.
    Dove There Will Be Blood procedeva in pompa magna, The Master è più sommesso, delicato, egualmente curato nei dettagli ma in maniera assai più sottile.
    Non mi soffermo sulla tecnica di Anderson (se c'è un regista tecnicamente "perfetto" oggi come oggi quello è lui), né sulla fotografia meravigliosa, né sulle interpretazioni ASSURDE dei due attori principali. Assurdo, anche, aspettarsi meno simbolismi da un film di Anderson. È come lamentarsi delle troppe carrellate nei film di Kubrick, o del voyeurismo di Hitchcock.
    PTA procede nella sua poetica, fedele a se stesso e alla propria idea di Cinema, e per me i risultati son fantastici. Quel che si aspetta il pubblico è irrilevante per un artista come Anderson, ed è giusto che sia così. E benché diverso anche dalle mie aspettative, The Master mi ha soddisfatto appieno.

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