The Master

di Paul Thomas Anderson

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. nic_baker
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    563

    Status
    Offline
    Ci si addormenta davanti ai film di cui ci si fida. Forse. Forse ci si addormenta davanti ai film che avevamo già visto. Forse ci si addormenta perché si ha sonno*.
    Non i film i brutti, i film che sono come ci eravamo immaginati fossero, sono loro, nel bene e nel male, l’ unica cosa che, almeno sul momento, mi fa disinnamorare del cinema. Non c’è nulla di Peggio. Al contrario non c’è nulla di meglio di un grande film che non ci si aspettava, vuoi perché non se ne sapeva nulla, vuoi perché quel poco che si sapeva aveva lasciato la sensazione che non fosse così, vuoi perché non era questa grandezza quella che ti aspettavi.
    The Master tradisce ogni mia impressione, ogni pre-giudizio pre-visione. Lo fa nel modo migliore facendosi grande cinema come non immaginavo potesse essere. Avevo detto che con There will be blood finalmente il talento di Anderson volava libero, libero da ogni dovere, libero di essere solo e unicamente cinema di Paul thomas Anderson. Il passo successivo è questo the master dove il talento di Anderson non si libera solo dei suoi limiti ma si libera delle convenzioni di certo cinema. Si libera definitivamente di ogni tipo di didascalismo, del dover presentare e poi raccontare una storia decidendo che si può presentare una storia e poi raccontarne un’altra senza farlo in modo evidente, senza trasportare di colpo lo spettatore in un altro film, infischiandosene del rapporto maestro e discepolo e scegliendo di farne una storia d’amore (amicizia non è il termine giusto per me) e lo fa spiazzando tutti, tutti quelli che si aspettavano dovesse essere così, un film su una setta, sul rapporto maestro-discepolo quelli che a fine visione cercavano di trovare il bandolo di una matassa che non esiste.
    Rimane intatto e continua a crescere il suo talento come direttore d’attori (in questo mi sento di dire che oggi a Hollywood della sua generazione e non solo non c’è nessuno che lo avvicina), il suo talento visivo, il suo talento nello scegliere i suoi collaboratori (non so se abbia scelto lui il giovane dop dell’ultimo Coppola, so che ha scelto lui di girare in 70mm e l’immagine è mostruosa)
    Immense le prove di tutti gli attori con, e non è affatto una provocazione, Hoffman che svetta alle prese con il personaggio più ambiguo, trattenuto e poi fatto esplodere, disegna con il viso il grottesco che lo anima, il suo essere un grande buffone e, a suo modo, un grande uomo, nasconde e suggerisce, di fatto, il segreto della sua natura, cialtrone o rivoluzionario convinto? Impagabile la scena con Laura Dern sul “ricordati” “immagina”. Solo due attori così immensi potevano rendere credibile e profonda questa storia d’amore, di un amore insalubre, come lo sono i culti.
    Anderson, dopo averlo liberato, porta il suo cinema, i suoi personaggi e la loro solitudine sull’orlo del precipizio o meglio dei precipizi, lo si può seguire o si può aspettare che torni indietro, a fare il figlio di Altman.

    *questa è servita per alex, che può mostrare classe e limitarsi a un dribbling sul posto e dimostrare la propria bassezza e segnare a porta vuota.


    Commento Trinità: troio
     
    Top
    .
38 replies since 1/9/2012, 16:44   2046 views
  Share  
.