The Master

di Paul Thomas Anderson

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    Parli di rivederlo? No vi prego :lol:

    Anderson all'ennesima potenza ed al suo peggio: film lento, prolisso, estenuante, pedante. Tutto quello che si intravedeva in magnolia e già si vedeva chiaramente nel petroliere è qui portato sul trono in pompa magna.
    Ma, al contrario che in passato, senza validi attenuanti, perchè la sceneggiatura è quasi nulla, si incarta spesso sulle solite tematiche e nonostante tutto non le approfondisce, colpendo mooolto lontano dal bersaglio prefissato: il ritratto del rapporto padre-figlio/maestro-discepolo tra i due protagonisti è infatti tutt'altro che ben sviluppato e lascia fuori dalla porta; la satira di fondo su scientology, o chi per loro, talmente pretesto che nessuno degli interessati dubito se la sia presa nonostante la loro pochezza mentale.
    E allora diciamo bella fotografia e fantastica la regia di due attori grandiosi (Phoenix disumano, tra le migliori interpretazioni di sempre), almeno 3 scene capolavoro (prima seduta di analisi, carcere, dialogo finale), ma sono tutto quello che resta di un'opera irrisolta, inconcludente e palesemente poco sicura ed ispirata.
    Una delusione insomma viste le aspettative, ho rimpianto anche il Petroliere che di certo non si può dire abbia amato. Mi piacerebbe che PTA tornasse a fare il figlio ancora più bravo di Altman, perché era quello che amavo, ma temo che quel PT non esista più da tempo.

    Voto 5,5
     
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  2. Fedor Lynch
     
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    QUOTE (Alexeleven83 @ 5/1/2013, 11:17) 
    la satira di fondo su scientology, o chi per loro, talmente pretesto che nessuno degli interessati dubito se la sia presa nonostante la loro pochezza mentale.

    :lol: :lol:



    comunque dovrei andare a vederlo lunedì
     
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    azz, vado stasera ma mi avete ridimensionato, e non poco, le aspettative.
     
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    CITAZIONE (Alexeleven83 @ 5/1/2013, 11:17) 
    Parli di rivederlo? No vi prego :lol:

    Anderson all'ennesima potenza ed al suo peggio: film lento, prolisso, estenuante, pedante. Tutto quello che si intravedeva in magnolia e già si vedeva chiaramente nel petroliere è qui portato sul trono in pompa magna.
    Ma, al contrario che in passato, senza validi attenuanti, perchè la sceneggiatura è quasi nulla, si incarta spesso sulle solite tematiche e nonostante tutto non le approfondisce, colpendo mooolto lontano dal bersaglio prefissato: il ritratto del rapporto padre-figlio/maestro-discepolo tra i due protagonisti è infatti tutt'altro che ben sviluppato e lascia fuori dalla porta; la satira di fondo su scientology, o chi per loro, talmente pretesto che nessuno degli interessati dubito se la sia presa nonostante la loro pochezza mentale.
    E allora diciamo bella fotografia e fantastica la regia di due attori grandiosi (Phoenix disumano, tra le migliori interpretazioni di sempre), almeno 3 scene capolavoro (prima seduta di analisi, carcere, dialogo finale), ma sono tutto quello che resta di un'opera irrisolta, inconcludente e palesemente poco sicura ed ispirata.
    Una delusione insomma viste le aspettative, ho rimpianto anche il Petroliere che di certo non si può dire abbia amato. Mi piacerebbe che PTA tornasse a fare il figlio ancora più bravo di Altman, perché era quello che amavo, ma temo che quel PT non esista più da tempo.

    Voto 5,5

    Lo rimando alla prossima settimana, che in questa voglio recuperare Vita di Pi e arrivano in proiezione unica Killer Joe e Oltre le colline (questo replicato anche tra 2 settimane in un altro cinema), ma anch'io ho sensazioni negative.

    E' vero gli aspetti negativi che esponi si intravedevano anche in Magnolia, specie in una seconda parte eccessivamente magniloquente e simbolista), ma erano riscattati dalla complessità strutturale, dall'introspezione dei personaggi e dallo spessore concettuale, nonché dalla magistrale messa in scena magistrale.

    Che PTA tornasse a fare il figlio "bravo" di Altman lo vorrei anche io, ma non dire il figlio "più bravo" che è un'empietà che non si può leggere. Con tutto il bene, PTA ad Altman non lega le scarpe. E non serve sciorinare la filmografia del vecchio maestro zeppa di titoli epocali e magistrali per far impallidire Anderson.
     
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    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 14:23) 
    Che PTA tornasse a fare il figlio "bravo" di Altman lo vorrei anche io, ma non dire il figlio "più bravo" che è un'empietà che non si può leggere. Con tutto il bene, PTA ad Altman non lega le scarpe. E non serve sciorinare la filmografia del vecchio maestro zeppa di titoli epocali e magistrali per far impallidire Anderson.

    Si l'ho scritta di fretta, ma non volevo mettere PT un gradino sopra ad Altman in "generale" (anche perchè se l'Anderson che ci aspetta in futuro è quello di the master...). Però penso che i suoi due film corali siano superiori a quelli di Altman. Quindi quando "fa" l'Altman lo trovo anche superiore al maestro. Per il resto deve ancora passare molta acqua sotto i ponti
     
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    CITAZIONE (Alexeleven83 @ 5/1/2013, 14:31) 
    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 14:23) 
    Che PTA tornasse a fare il figlio "bravo" di Altman lo vorrei anche io, ma non dire il figlio "più bravo" che è un'empietà che non si può leggere. Con tutto il bene, PTA ad Altman non lega le scarpe. E non serve sciorinare la filmografia del vecchio maestro zeppa di titoli epocali e magistrali per far impallidire Anderson.

    Si l'ho scritta di fretta, ma non volevo mettere PT un gradino sopra ad Altman in "generale" (anche perchè se l'Anderson che ci aspetta in futuro è quello di the master...). Però penso che i suoi due film corali siano superiori a quelli di Altman. Quindi quando "fa" l'Altman lo trovo anche superiore al maestro. Per il resto deve ancora passare molta acqua sotto i ponti

    Mmm non torna uguale. L'Altman corale è costituito da alcuni capolavori e caposaldi della storia del cinema come Mash, Nashville, California Poker, I protagonisti, America oggi!!!!!!! E ci metto pure Kansas City e il commiato di Radio America. Roba che, almeno per quanto riguarda i primi cinque, il pur bravissimo Anderson vede col cannocchiale. Altro che molta acqua, nemmeno quella dell'Oceano Pacifico gli basterebbe per colmare il gap.

    Edited by michibaldi - 5/1/2013, 16:22
     
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    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 15:48) 
    Mmm non torna uguale. L'Altman corale è costituito da alcuni capolavori e caposaldi della storia del cinema come Mash, Nashville, California Poker, I protagonisti, America oggi!!!!!!! E ci metto pure Kansas City e il commiato di Radio America. Roba che, almeno per quanto riguarda i primi cinque, il pur bravissimo Anderson vede col cannocchiale. Altro che molta acqua, nemmeno quella delll'Oceano Pacifico gli basterebbe per colmare il gap.

    Mmmh non lo so, per America Oggi e Nashville sì assolutamente, ma anche per i compari (per radio america che pur mi piace invece no, e anche per Mash tutto sommato), soprattutto per il primo perché trovo si possa fare un confronto su basi solide vista la vicinanza temporale e visto che senza questo dubito ci sarebbe stato un Magnolia (ma chi può dirlo) e poi credo che America Oggi sia superiore a Magnolia proprio nei punti forti delfilm di Anderson che elencavi prima (introspezione dei personaggi e dallo spessore concettuale). Per il resto come ogni paragone qualitativo distante nel tempo mi viene difficile un giudizio generale così netto, soprattutto per autori che amo. Io non sono così convinto che li divida un oceano (ma anche qui, di Altman non ho visto tutto, anzi, per cui...) l'ho detto tante volte in passato, per me Il Petroliere è capolavoro, una delle più grandi epopee del cinema americano che abbia visto (non ho problemi a dire che per trovare un personaggio più epico, grandioso, sfaccettato nella sua ambiguità e nel suo mistero devo tornare a Kane) il film dove il talento di Anderson vola libero, dove l'atmosfera conta come i suoi personaggi e entrambi contano molto di più della storia, per me immenso e in senso lato è una vetta che sta almeno all'altezze del miglior altman (poi se se ne fa un discorso di capisaldi della storia del cinema è impossibile un confronto a prescindere tra film con decenni sulle spalle e uno di qualche anno fa). Tra l'altro Anderson ha 42 anni, ora potrei guardare su wikipedia e fare il pazzesco, ma non so a 42 anni Altman cosa avesse diretto.

    Io andrò in settimana. Mentirei se dicessi che non ho aspettative, ma mentirei altrettanto se dicessi che sono convito sia un altro grande film.
     
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    Ma ancora date retta al mouldy? Su, su. :lol:
    Ci ha azzeccato su una cosa: la sceneggiatura, intesa come "storia" o "narrativa", è un pretesto. E io non vedo alcun problema in ciò, anzi, lo trovo rinfrescante e interessante quando tutti gli stilemi e le strutture narrative classiche vengono buttate nel cesso in favore dell'analisi di personaggi e situazioni e di un'introspezione che alex non so come faccia a non notare. Anderson ha lo stesso talento di un Mann (io dico anche superiore a Mann) nel dirigere attori e macchina da presa così che un cenno in un primo piano di due secondi riesca a dire più riguardo al personaggio di un monologo da dieci minuti.
    The Master è la naturale evoluzione di Anderson dopo There Will Be Blood. I personaggi prendono il sopravvento sulla storia, che va avanti come va avanti la vita stessa: lentamente, senza grandi archi e senza divisione in atti.
    Dove There Will Be Blood procedeva in pompa magna, The Master è più sommesso, delicato, egualmente curato nei dettagli ma in maniera assai più sottile.
    Non mi soffermo sulla tecnica di Anderson (se c'è un regista tecnicamente "perfetto" oggi come oggi quello è lui), né sulla fotografia meravigliosa, né sulle interpretazioni ASSURDE dei due attori principali. Assurdo, anche, aspettarsi meno simbolismi da un film di Anderson. È come lamentarsi delle troppe carrellate nei film di Kubrick, o del voyeurismo di Hitchcock.
    PTA procede nella sua poetica, fedele a se stesso e alla propria idea di Cinema, e per me i risultati son fantastici. Quel che si aspetta il pubblico è irrilevante per un artista come Anderson, ed è giusto che sia così. E benché diverso anche dalle mie aspettative, The Master mi ha soddisfatto appieno.

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    CITAZIONE (nic_baker @ 5/1/2013, 16:15) 
    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 15:48) 
    Mmm non torna uguale. L'Altman corale è costituito da alcuni capolavori e caposaldi della storia del cinema come Mash, Nashville, California Poker, I protagonisti, America oggi!!!!!!! E ci metto pure Kansas City e il commiato di Radio America. Roba che, almeno per quanto riguarda i primi cinque, il pur bravissimo Anderson vede col cannocchiale. Altro che molta acqua, nemmeno quella delll'Oceano Pacifico gli basterebbe per colmare il gap.

    Mmmh non lo so, per America Oggi e Nashville sì assolutamente, ma anche per i compari (per radio america che pur mi piace invece no, e anche per Mash tutto sommato), soprattutto per il primo perché trovo si possa fare un confronto su basi solide vista la vicinanza temporale e visto che senza questo dubito ci sarebbe stato un Magnolia (ma chi può dirlo) e poi credo che America Oggi sia superiore a Magnolia proprio nei punti forti delfilm di Anderson che elencavi prima (introspezione dei personaggi e dallo spessore concettuale). Per il resto come ogni paragone qualitativo distante nel tempo mi viene difficile un giudizio generale così netto, soprattutto per autori che amo. Io non sono così convinto che li divida un oceano (ma anche qui, di Altman non ho visto tutto, anzi, per cui...) l'ho detto tante volte in passato, per me Il Petroliere è capolavoro, una delle più grandi epopee del cinema americano che abbia visto (non ho problemi a dire che per trovare un personaggio più epico, grandioso, sfaccettato nella sua ambiguità e nel suo mistero devo tornare a Kane) il film dove il talento di Anderson vola libero, dove l'atmosfera conta come i suoi personaggi e entrambi contano molto di più della storia, per me immenso e in senso lato è una vetta che sta almeno all'altezze del miglior altman (poi se se ne fa un discorso di capisaldi della storia del cinema è impossibile un confronto a prescindere tra film con decenni sulle spalle e uno di qualche anno fa). Tra l'altro Anderson ha 42 anni, ora potrei guardare su wikipedia e fare il pazzesco, ma non so a 42 anni Altman cosa avesse diretto.

    Io andrò in settimana. Mentirei se dicessi che non ho aspettative, ma mentirei altrettanto se dicessi che sono convito sia un altro grande film.

    Mmmm io invece mi prendo la responsabilità, pur nella mia esagerata nettezza di giudizio, di marcare la distanza tra i due autori. Non voglio farne un discorso d'età però, anche se spesso è importante, perché va contestualizzata e dipende anche da quel che si è fatto prima o dalle vicissitudini personali: Pasolini esordisce nel cinema a 41 anni per esempio, ma il suo Accattone ha subito folgorato, Bertolucci dal canto suo esordisce a 21 anni. Altman è approdato presto al cinema, come documentarista, ma è stato tanti anni fermo ed è arrivato al successo tardi perché regista anticonformista e indipendente che si è scontrato parecchie volte con i produttori per il suo non piegarsi mai.

    Posto questo, vorrei rimarcare che ho citato solo i film più corali nell'accostamento al pur bravissimo figlioccio Anderson, se ci aggiungo pure I compari, Gang, Anche gli uccelli uccidono e Il lungo addio, allora forse l'Oceano Pacifico non basta.

    E' comunque certo difficile confrontare film e autori di epoche così diverse, però mi viene da dire che i film di Altman sono stati per la loro epoca più deflagranti che non quelli di Anderson per la sua. Voglio dire che film come Mash (che sì è superiore) o Nashville, ma anche un California Poker, sono diventati caposaldi subito e sono stati rivoluzionari nella messa in scena e nella struttura, nella loro spiccata antinarratività in favore di un caos visivo e sonoro, la cui valenza concettuale, caustica ed eversiva, la cui opera di distruzione dell'ordine cinematografico costituito, rifletteva ferocemente e beffardamente il pensiero di Altman sulla società americana e la sua auspicata necessità di un sovvertimento sociale.

    E quando dopo vent'anni di alti e bassi è tornato a radiografare il mondo del cinema e la società americana, ecco a settant'anni altri due ritratti impietosi e magistrali come I protagonisti e America oggi, film che è in tutto superiore al figlio Magnolia. Un gradino sotto sicuramente Kansas City e Radio America, che comunque sono ennesimi colpi di classe e che ho citato per completezza, non per ritenerli superiori ai migliori di Anderson, ma qui siamo con un Altman settantenne e ottantenne eh!!!!

    Questi film sono apparsi subito film epocali, in misura maggiore di quelli di Anderson, pur belli o bellissimi, che hanno sempre scontato il loro essere figli di quelli di Altman.
     
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    CITAZIONE (Jack Torrance @ 5/1/2013, 16:51) 
    Ma ancora date retta al mouldy? Su, su. :lol:
    Ci ha azzeccato su una cosa: la sceneggiatura, intesa come "storia" o "narrativa", è un pretesto. E io non vedo alcun problema in ciò, anzi, lo trovo rinfrescante e interessante quando tutti gli stilemi e le strutture narrative classiche vengono buttate nel cesso in favore dell'analisi di personaggi e situazioni e di un'introspezione che alex non so come faccia a non notare. Anderson ha lo stesso talento di un Mann (io dico anche superiore a Mann) nel dirigere attori e macchina da presa così che un cenno in un primo piano di due secondi riesca a dire più riguardo al personaggio di un monologo da dieci minuti.
    The Master è la naturale evoluzione di Anderson dopo There Will Be Blood. I personaggi prendono il sopravvento sulla storia, che va avanti come va avanti la vita stessa: lentamente, senza grandi archi e senza divisione in atti.
    Dove There Will Be Blood procedeva in pompa magna, The Master è più sommesso, delicato, egualmente curato nei dettagli ma in maniera assai più sottile.
    Non mi soffermo sulla tecnica di Anderson (se c'è un regista tecnicamente "perfetto" oggi come oggi quello è lui), né sulla fotografia meravigliosa, né sulle interpretazioni ASSURDE dei due attori principali. Assurdo, anche, aspettarsi meno simbolismi da un film di Anderson. È come lamentarsi delle troppe carrellate nei film di Kubrick, o del voyeurismo di Hitchcock.
    PTA procede nella sua poetica, fedele a se stesso e alla propria idea di Cinema, e per me i risultati son fantastici. Quel che si aspetta il pubblico è irrilevante per un artista come Anderson, ed è giusto che sia così. E benché diverso anche dalle mie aspettative, The Master mi ha soddisfatto appieno.

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    Guarda che anche l'eccesso al contrario mi mette in guardia eh!!!
     
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    QUOTE (michibaldi @ 5/1/2013, 17:17) 
    QUOTE (Jack Torrance @ 5/1/2013, 16:51) 
    Ma ancora date retta al mouldy? Su, su. :lol:
    Ci ha azzeccato su una cosa: la sceneggiatura, intesa come "storia" o "narrativa", è un pretesto. E io non vedo alcun problema in ciò, anzi, lo trovo rinfrescante e interessante quando tutti gli stilemi e le strutture narrative classiche vengono buttate nel cesso in favore dell'analisi di personaggi e situazioni e di un'introspezione che alex non so come faccia a non notare. Anderson ha lo stesso talento di un Mann (io dico anche superiore a Mann) nel dirigere attori e macchina da presa così che un cenno in un primo piano di due secondi riesca a dire più riguardo al personaggio di un monologo da dieci minuti.
    The Master è la naturale evoluzione di Anderson dopo There Will Be Blood. I personaggi prendono il sopravvento sulla storia, che va avanti come va avanti la vita stessa: lentamente, senza grandi archi e senza divisione in atti.
    Dove There Will Be Blood procedeva in pompa magna, The Master è più sommesso, delicato, egualmente curato nei dettagli ma in maniera assai più sottile.
    Non mi soffermo sulla tecnica di Anderson (se c'è un regista tecnicamente "perfetto" oggi come oggi quello è lui), né sulla fotografia meravigliosa, né sulle interpretazioni ASSURDE dei due attori principali. Assurdo, anche, aspettarsi meno simbolismi da un film di Anderson. È come lamentarsi delle troppe carrellate nei film di Kubrick, o del voyeurismo di Hitchcock.
    PTA procede nella sua poetica, fedele a se stesso e alla propria idea di Cinema, e per me i risultati son fantastici. Quel che si aspetta il pubblico è irrilevante per un artista come Anderson, ed è giusto che sia così. E benché diverso anche dalle mie aspettative, The Master mi ha soddisfatto appieno.

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    Guarda che anche l'eccesso al contrario mi mette in guardia eh!!!

    Ma tu lo sai che coi voti a me piace esagerare, dato che di quelli mi frega poco. Non fare il culo stretto, poi, che tanto lo sappiamo quanto ti piace tenerlo largo. :wub:
    Più che altro, guardalo e poi se ne parla, eh.

    Sul discorso Altman/PTA non entro, di Altman non ho visto abbastanza (Solo MASH, The Player e Short Cuts, che reputo tutti dall'eccellente al capolavoro).
    Angiungo solo che Anderson però è figlioccio anche di Kubrick, e questo si nota in There Will Be Blood e un po' in The Master. La sua analisi dell'uomo, del potere e della sua funzione e di come l'uomo vi si rapporta tendono a ritrovarsi in Anderson, soprattutto in questi ultimi film.
     
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    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 16:56) 
    Mmmm io invece mi prendo la responsabilità, pur nella mia esagerata nettezza di giudizio, di marcare la distanza tra i due autori. Non voglio farne un discorso d'età però, anche se spesso è importante, perché dipende anche da quel che si è fatto prima o dalle vicissitudini personali: Pasolini esordisce nel cinema a 41 anni per esempio, ma il suo Accattone ha subito folgorato. Altman è approdato presto al cinema, come documentarista, ma è stato tanti anni fermo ed è arrivato al successo tardi perché regista anticonformista e indipendente che si è scontrato parecchie volte con i produttori per il suo non piegarsi mai.

    Posto questo, vorrei rimarcare che ho citato solo i film più corali nell'accostamento al figlioccio Anderson, se ci aggiungo pure I compari, Gang, Anche gli uccelli uccidono e Il lungo addio, allora forse l'Oceano Pacifico non basta.

    E' certo difficile confrontare film di epoche così diverse, però mi viene da dire che i film di Altman sono stati per la loro epoca più deflagranti che non quelli di Anderson per la sua. Voglio dire che film come Mash (che sì è superiore) o Nashville, ma anche un California Poker, sono diventati epocali subito e sono stati rivoluzionari nella messa in scena e nella struttura, nella loro spiccata antinarratività in favore di un caos visivo e sonoro, la cui valenza concettuale, caustica ed eversiva, la cui opera di distruzione dell'ordine cinematografico costituito, rifletteva ferocemente e beffardamente il pensiero di Altman sulla società americana e la sua auspicata necessità di un sovvertimento sociale.

    E quando dopo vent'anni di alti e bassi è tornato a radiografare il mondo del cinema e la società americana, ecco a settant'anni altri due ritratti impietosi e magistrali come I protagonisti e America oggi, film che è in tutto superiore a Magnolia. Un gradino sotto sicuramente Kansas City e Radio America, che comunque sono ennesimi colpi di classe e che ho citato per completezza, non per ritenerli superiori ai migliori di Anderson, ma qui siamo con un Altman settantenne e ottantenne eh!!!!

    Questi film sono apparsi subito film epocali, in misura maggiore di quelli di Anderson, pur belli o bellissimi, che hanno sempre scontato il loro essere figli di quelli di Altman.

    Certo dipende dalla vicissitudini personali però, insomma, (esagero volutamente) di uno che a 23 anni ha diretto 3 ottimi film (lo Xavier Dolan di cui si parlava con mickes nel vecchio topic) non me la sento di dire che è infinitamente inferiore a un qualsiasi regista morto che ha avuto 40 anni di carriera, non è che non me la sento, è che non vi vedo il senso. Quindi già a priori il confronto Anderson Altman mi viene difficile, per cui, non facciamone un discorso d'età in senso assoluto, però come posso non rimarcare il fatto che si stia basando la presunta superiorità di un regista su un altro facendo riferimento a film che il regista ritenuto superiore ha diretto in piena maturità, dopo boh (qua dovrei andare su wikipedia per non rischiare la figuraccia ma vabbè :D) 4-5-6-7 film? A me pare piuttosto rilevante se si vuole dare un giudizio così netto.

    Tra l'altro l'eco dei film di altman all'epoca io lo posso sapere solo attraverso le testimonianze (che spesso con il cinema si contraddicono) mentre vedo sulla mia pelle la risonanza di un film come Magnolia (che io, come detto, non ritengo affatto il suo migliore) dopo 10 anni è già in ogni manuale di cinema, che si parli di sceneggiatura o di regia o di generi, è stato stra-citato nello stile, è comunque un film culto e un film di passaggio, e alla lunga direi che ha avuto più eco di un America Oggi (che, ribadisco, per me è superiore, ma anche lì, posso non contare che il primo è il terzo film scritto e girato da un regista che deve ancora compiere 30 anni e l'altro è boh il venticinquesimo film di un regista di 65 ? e non dico nel giudizio del film in sé, che per me deve prescindere da tutto, ma nel giudizio del regista stesso)

    Poi dopo Magnolia Anderson ha mostrato coraggio da vendere e ha fatto un film piccolo bellissimo (citando truffaut Questo film fu realizzato in evidente antitesi a Magnolia, come se fosse l'opera d'un altro regista, che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia.)
    Si è preso il suo tempo e se n'è uscito con There will be blood che è stato comunque un trionfo, e anche dopo questo film si è preso 5 anni prima di tornare. Boh ripeto che ci passi un oceano tra i due mi pare esagerato, anche mettendo in campo film straordinari di altman come Il lungo addio e Gang (i compari l'abbiamo già citato ed è uno dei miei boh 10 western preferiti di sempre)

    CITAZIONE (Jack Torrance @ 5/1/2013, 17:26) 
    Ma tu lo sai che coi voti a me piace esagerare, dato che di quelli mi frega poco. Non fare il culo stretto, poi, che tanto lo sappiamo quanto ti piace tenerlo largo. :wub:
    Più che altro, guardalo e poi se ne parla, eh.

    Sul discorso Altman/PTA non entro, di Altman non ho visto abbastanza (Solo MASH, The Player e Short Cuts, che reputo tutti dall'eccellente al capolavoro).
    Angiungo solo che Anderson però è figlioccio anche di Kubrick, e questo si nota in There Will Be Blood e un po' in The Master. La sua analisi dell'uomo, del potere e della sua funzione e di come l'uomo vi si rapporta tendono a ritrovarsi in Anderson, soprattutto in questi ultimi film.

    Ma credo sia figlioccio di tanti, sia figlio del "cinema" (come tutti i grandi della sua generazione, che sono riusciti a digerire il loro essere cinefili da vhs, la prima generazione di cinefili che poteva vedere a casa, in ogni momento, qualsiasi film avesse la videoteca di quartiere, che fosse il b-movie italiano o godard o kurosawa o Kubrick)
    Perché ora diciamo Altman ma è ovvio che un there will be blood è molto più Kubrick o giusto Welles se si vuole fare il giochino delle influenze.

    Comunque, felice ti sia piaciuto bestia.
     
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    CITAZIONE (nic_baker @ 5/1/2013, 17:39) 
    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 16:56) 
    Mmmm io invece mi prendo la responsabilità, pur nella mia esagerata nettezza di giudizio, di marcare la distanza tra i due autori. Non voglio farne un discorso d'età però, anche se spesso è importante, perché dipende anche da quel che si è fatto prima o dalle vicissitudini personali: Pasolini esordisce nel cinema a 41 anni per esempio, ma il suo Accattone ha subito folgorato. Altman è approdato presto al cinema, come documentarista, ma è stato tanti anni fermo ed è arrivato al successo tardi perché regista anticonformista e indipendente che si è scontrato parecchie volte con i produttori per il suo non piegarsi mai.

    Posto questo, vorrei rimarcare che ho citato solo i film più corali nell'accostamento al figlioccio Anderson, se ci aggiungo pure I compari, Gang, Anche gli uccelli uccidono e Il lungo addio, allora forse l'Oceano Pacifico non basta.

    E' certo difficile confrontare film di epoche così diverse, però mi viene da dire che i film di Altman sono stati per la loro epoca più deflagranti che non quelli di Anderson per la sua. Voglio dire che film come Mash (che sì è superiore) o Nashville, ma anche un California Poker, sono diventati epocali subito e sono stati rivoluzionari nella messa in scena e nella struttura, nella loro spiccata antinarratività in favore di un caos visivo e sonoro, la cui valenza concettuale, caustica ed eversiva, la cui opera di distruzione dell'ordine cinematografico costituito, rifletteva ferocemente e beffardamente il pensiero di Altman sulla società americana e la sua auspicata necessità di un sovvertimento sociale.

    E quando dopo vent'anni di alti e bassi è tornato a radiografare il mondo del cinema e la società americana, ecco a settant'anni altri due ritratti impietosi e magistrali come I protagonisti e America oggi, film che è in tutto superiore a Magnolia. Un gradino sotto sicuramente Kansas City e Radio America, che comunque sono ennesimi colpi di classe e che ho citato per completezza, non per ritenerli superiori ai migliori di Anderson, ma qui siamo con un Altman settantenne e ottantenne eh!!!!

    Questi film sono apparsi subito film epocali, in misura maggiore di quelli di Anderson, pur belli o bellissimi, che hanno sempre scontato il loro essere figli di quelli di Altman.

    Certo dipende dalla vicissitudini personali però, insomma, (esagero volutamente) di uno che a 23 anni ha diretto 3 ottimi film (lo Xavier Dolan di cui si parlava con mickes nel vecchio topic) non me la sento di dire che è infinitamente inferiore a un qualsiasi regista morto che ha avuto 40 anni di carriera, non è che non me la sento, è che non vi vedo il senso. Quindi già a priori il confronto Anderson Altman mi viene difficile, per cui, non facciamone un discorso d'età in senso assoluto, però come posso non rimarcare il fatto che si stia basando la presunta superiorità di un regista su un altro facendo riferimento a film che il regista ritenuto superiore ha diretto in piena maturità, dopo boh (qua dovrei andare su wikipedia per non rischiare la figuraccia ma vabbè :D) 4-5-6-7 film? A me pare piuttosto rilevante se si vuole dare un giudizio così netto.

    Tra l'altro l'eco dei film di altman all'epoca io lo posso sapere solo attraverso le testimonianze (che spesso con il cinema si contraddicono) mentre vedo sulla mia pelle la risonanza di un film come Magnolia (che io, come detto, non ritengo affatto il suo migliore) dopo 10 anni è già in ogni manuale di cinema, che si parli di sceneggiatura o di regia o di generi, è stato stra-citato nello stile, è comunque un film culto e un film di passaggio, e alla lunga direi che ha avuto più eco di un America Oggi (che, ribadisco, per me è superiore, ma anche lì, posso non contare che il primo è il terzo film scritto e girato da un regista che deve ancora compiere 30 anni e l'altro è boh il venticinquesimo film di un regista di 65 ? e non dico nel giudizio del film in sé, che per me deve prescindere da tutto, ma nel giudizio del regista stesso)

    Ma anche io lo posso sapere solo dalle testimonianze, dall'eco, da una Palma d'oro a Mash che sconcertò. Il raffronto io lo faccio sui capolavori dell'uno e dell'altro, di uno che era molto prolifico e che ha fatto tanti film sballati e di uno che centellina le apparizioni prendendosi tutto il tempo necessario per fare un film, di uno che è ancora nel pieno e può anche migliorare e di uno che è trapassato, approcci diversi. Di Altman devo però considerare come vero esordio Conto alla rovescia del 1967 quando aveva la stessa età di Anderson oggi. I primi due film di 12 anni prima con tutte le traversie che hanno subito non li prendo in esame, anche perché proprio in seguito a quelle vicissitudini e al fatto che Altman era uno controcorrente a tutti i costi, il regista non lo ha voluto più nessuno per più di dieci anni.

    Dopo Conto alla rovescia e Quel freddo giorno nel parco, però, che è buono, sono venuti tutti di seguito: Mash, Anche gli uccelli uccidono, I compari, Images, Il lungo addio, Gang, California Poker, Nashville, Buffalo Bill e gli indiani, Tre donne....tutti film che vanno, tranne il primo dall'ottimo al capolavoro.

    E tutti girati tra i 45 e i 55 anni circa. Poi un periodo di sfasamento con qualche perla come Streamers e il grande ritorno negli anni '90 a 65 anni in cui da il via ad una nuova felice stagione creativa, non appannaggio di molti eh!!

    Questo vuol dire però fino ad un certo punto: in primis come detto Altman è arrivato tardi a fare cinema sul serio e quindi quella tra i 45 e i 55 va considerata la sua fase creativa, una giovinezza nella maturità.

    Anderson è certamente stato più precoce, ma con lui ve ne son anche altri di più precoci, vedi Bertolucci o Spielberg. Ci sono poi quelli che partono forte e calano (Nolan ad esempio) o quelli che partono piano e poi diventano maestri, quelli che approdano presto e quelli che approdano tardi come Pasolini o Visconti.

    Quindi poste le difficoltà di fare raffronti di epoche ed età, di considerare le differenze di precocità e di maturità (si può acquisire la maturità stilistica ad età non coincidenti con quella anagrafica), posto tutto quello che si vuole, io prendo in esame quelli che sono considerati i capolavori dell'uno e dell'altro e prendo in considerazione il fatto che uno è considerato erede dell'altro: ebbene in questo senso la distanza è ancor grande. Auguro certamente ad Anderson di realizzare tanti capolavori come ha fatto Altman, ma non sono sicuro che arrivi a superarlo e che il cammino di Anderson sia in ascesa. Ho come la sensazione che il meglio lo abbia già dato.

    Magnolia è stracitato nello stile nel momento in cui questo stesso stracita America Oggi nello stile e nella struttura, senza eguagliarlo nell'incisività, nell'originalità e nella profondità. Indi forse sarebbe meglio stracitare la fonte originaria, anche se l'esser più conosciuto non è sempre un bene, anzi vedi appunto un Carax che non se lo caga nessuno, e anche se lo stracitamento non è sempre salutare e dipende da tanti fattori, uno di questi è che ancora una volta Altman è regista contro e scomodo. Per altro non sono affatto così sicuro che Magnolia abbia eco maggiore se non per il fatto che essendo più recente è un po' più conosciuto da certe generazioni. E comunque è cult anche il film di Altman.

    CITAZIONE (nic_baker @ 5/1/2013, 17:39) 
    Poi dopo Magnolia Anderson ha mostrato coraggio da vendere e ha fatto un film piccolo bellissimo (citando truffaut Questo film fu realizzato in evidente antitesi a Magnolia, come se fosse l'opera d'un altro regista, che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia.)
    Si è preso il suo tempo e se n'è uscito con There will be blood che è stato comunque un trionfo, e anche dopo questo film si è preso 5 anni prima di tornare. Boh ripeto che ci passi un oceano tra i due mi pare esagerato, anche mettendo in campo film straordinari di altman come Il lungo addio e Gang (i compari l'abbiamo già citato ed è uno dei miei boh 10 western preferiti di sempre)

    Di questo gliene diamo atto e lungi da me il voler sminuire Anderson in toto, che anzi è regista che mi piace tantissimo, intendo solo porre qualche puntino sulle i e stigmatizzare la diffusa adorazione cieca per Magnolia a discapito di America Oggi.

    Gli ultimi due, Il petroliere e The master, mi mancano ancora, io giudico l'Anderson precedente e il giudizio è senza dubbio lusinghiero, ma quando si mette in campo Altman con troppa sufficienza trovo d'uopo ristabilire le posizioni.

    Molto bello anche per me Punch Drunk Love, originale, poetico e bizzarro, anche se proprio alla luce di questo film, citando quel registone di cui Truffaut parlava lodandone la capacità di sorprendere per il suo essere andato stilisticamente contro se stesso, ho la sensazione che Anderson mostri dei pericolosi segni di essere un regista superlativo con poco da dire !

    Comunque ora basta finché non avrò visto The Master (e in homevideo There Will Be Blood).

    Edited by michibaldi - 5/1/2013, 18:54
     
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    Non volevo farne una discussione sull'età :D il mio era più un appunto sull'impossibilità di fare un raffronto così netto e definitivo :D Ma ho capito che ti ci sei buttato perché Alex l'ha cagata grossa (però mi chiedo se abbia visto Nashville, I compari, Il lungo Addio, Gang, ho visto che hai citato anche 3 donne che mi piace moltissimo, a dirti la verità anche più di Mash che per io non riesco a mettere tra i suoi migliori)

    Quindi su questo la chiudo qui

    Sono d'accordo che l'essere più conosciuto non è sempre un bene (ma il discorso è complesso, bisogna distinguere un fenomeno di costume, con un fenomeno cinematografico, vedi ,non so, un Bela Tarr che conoscono in 4 gatti ma che ho sentito citare come ispirazione da diversi registi) non sono d'accordo sul fatto che nello stile Magnolia sia tanto debitore a America Oggi, lo è nella struttura, lo è nel "risultato" (di grande respiro, insomma l'ho detto in ogni post che senza America Oggi non so se ci sarebbe Magnolia) ma poi rivendico per Anderson uno stile proprio che così simile a quello di Altman non mi sembra, anzi su questo credo il film di Anderson faccia più da ponte verso il cinema del nuovo millennio. Poi anche io, come già ripetuto, non considero Magnolia un Capolavoro (ma capisco che si possa amare come tale, per mille e uno motivi)

    Ecco però se non hai visto There will be blood è difficile capirci perché io, molto più che a Magnolia, è a quello che penso quando dico che per me Anderson ha comunque già almeno una vetta che sta bene con quelle di Altman. In futuro si vedrà :D

    CITAZIONE (michibaldi @ 5/1/2013, 18:24) 
    Molto bello anche per me Punch Drunk Love, originale, poetico e bizzarro, anche se proprio alla luce di questo film, citando quel regista di cui Truffaut parlava, lodandone la capacità di sorprendere per il suo essere andato stilisticamente contro se stesso, ho la sensazione che Anderson mostri dei pericolosi segni di essere un regista superlativo con poco da dire !

    Io la vedo da un altro angolo, e mi pare positivo. Con There will be blood mi pare che si sia definitivamente liberato dal dover sempre e comunque dire qualcosa di "definitivo" e abbia scelto di mostrare. E dopo magnolia non era semplice.
     
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    per me passo indietro rispetto al Petroliere (a cui però assegno un 9 marchiato a fuoco, quindi capolavoro). film che spiazza, ti si attorciglia addosso e ne avverti l'imponenza, prima di tutto tecnica, poi registica nella sua totalità (concordo con Alex sulla mostruosità del duo Hoffman-Phoenix, prove viscerali le loro) e concordo anche col tenente quando dice che alla fine si corre il rischio di rimanere con un pugno di mosche in mano. come già detto, lo sfondo famelico della congrega ipnotico-religiosa è solo l’assunto di partenza (con annessa critica di per sè deboluccia ma utile allo sviluppo) per raccontare due derive rigorosamente umane, sia nell'approccio alla vita che negli obiettivi, nei caratteri, nella personalità; le differenze verrano ben cesellate nel film, inutile elencarle. concordo con Jack quando dice che qua Anderson si fa più sottile e placa i toni magniloquenti, sia di messinscena che di tratteggio dei personaggi, ma secondo me questo smorzare va di pari passo con un pochetto di superficialiltà. qua a tutti gli effetti abbiamo un Master of ceremony, un guru, serpe in seno ad una società inerme e ingenua, allo sbando, debole, provata psicologicamente, incarnata da Freddie. ci sono due personalità vicine ma sempre parallele, quasi interamente specchiate: dove l'uno è impulsivo e scatena istinti primordiali, l'altro è riflessivo, silenzioso, luciferino; dove l'uno esterna tutte le sue pulsioni (soprattutto sessuali) l'altro le reprime di fronte allo specchio di un bagno. è un continuo testa a testa che di lento, prolisso ed estenuante non ha nulla, anzi c'è dinamicità nel contrapporre situazioni di "formazione" caratteriale e nel voler plasmare gli individui a proprio piacimento. è un continuo insidiarsi nelle cavità della mente di entrambi per scindere o accogliere il Bene e il Male da chi il Bene e il Male lo predica. ma, è nell’instabilità dell’uomo che si cela il vero coraggio e la consapevolezza? è nella fragilità dell’animo -soffocato dai ricordi- che si indebolisce l’illusione di un presente sereno? e si alimentano le possibilità di un futuro stabile ma tragicamente in solitudine? incipit e finale che si specchiano (stanza angusta all'inizio, stanza abnorme alla fine) e spiaggia, non restituiscono un senso di estrema compiutezza, e probabilmente danno un tocco onirico francamente superfluo. per ora è un 7, lo voglio rivedere per comprenderlo meglio semmai, e per la lingua originale ovviamente.
     
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