The Master

di Paul Thomas Anderson

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    Ci si addormenta davanti ai film di cui ci si fida. Forse. Forse ci si addormenta davanti ai film che avevamo già visto. Forse ci si addormenta perché si ha sonno*.
    Non i film i brutti, i film che sono come ci eravamo immaginati fossero, sono loro, nel bene e nel male, l’ unica cosa che, almeno sul momento, mi fa disinnamorare del cinema. Non c’è nulla di Peggio. Al contrario non c’è nulla di meglio di un grande film che non ci si aspettava, vuoi perché non se ne sapeva nulla, vuoi perché quel poco che si sapeva aveva lasciato la sensazione che non fosse così, vuoi perché non era questa grandezza quella che ti aspettavi.
    The Master tradisce ogni mia impressione, ogni pre-giudizio pre-visione. Lo fa nel modo migliore facendosi grande cinema come non immaginavo potesse essere. Avevo detto che con There will be blood finalmente il talento di Anderson volava libero, libero da ogni dovere, libero di essere solo e unicamente cinema di Paul thomas Anderson. Il passo successivo è questo the master dove il talento di Anderson non si libera solo dei suoi limiti ma si libera delle convenzioni di certo cinema. Si libera definitivamente di ogni tipo di didascalismo, del dover presentare e poi raccontare una storia decidendo che si può presentare una storia e poi raccontarne un’altra senza farlo in modo evidente, senza trasportare di colpo lo spettatore in un altro film, infischiandosene del rapporto maestro e discepolo e scegliendo di farne una storia d’amore (amicizia non è il termine giusto per me) e lo fa spiazzando tutti, tutti quelli che si aspettavano dovesse essere così, un film su una setta, sul rapporto maestro-discepolo quelli che a fine visione cercavano di trovare il bandolo di una matassa che non esiste.
    Rimane intatto e continua a crescere il suo talento come direttore d’attori (in questo mi sento di dire che oggi a Hollywood della sua generazione e non solo non c’è nessuno che lo avvicina), il suo talento visivo, il suo talento nello scegliere i suoi collaboratori (non so se abbia scelto lui il giovane dop dell’ultimo Coppola, so che ha scelto lui di girare in 70mm e l’immagine è mostruosa)
    Immense le prove di tutti gli attori con, e non è affatto una provocazione, Hoffman che svetta alle prese con il personaggio più ambiguo, trattenuto e poi fatto esplodere, disegna con il viso il grottesco che lo anima, il suo essere un grande buffone e, a suo modo, un grande uomo, nasconde e suggerisce, di fatto, il segreto della sua natura, cialtrone o rivoluzionario convinto? Impagabile la scena con Laura Dern sul “ricordati” “immagina”. Solo due attori così immensi potevano rendere credibile e profonda questa storia d’amore, di un amore insalubre, come lo sono i culti.
    Anderson, dopo averlo liberato, porta il suo cinema, i suoi personaggi e la loro solitudine sull’orlo del precipizio o meglio dei precipizi, lo si può seguire o si può aspettare che torni indietro, a fare il figlio di Altman.

    *questa è servita per alex, che può mostrare classe e limitarsi a un dribbling sul posto e dimostrare la propria bassezza e segnare a porta vuota.


    Commento Trinità: troio
     
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  2. Kurtz
     
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    visto ieri sera
    un film talmente denso e complicato (anche con qualche difetto, eh, devo dire) ma andrebbe rivisto prima di scrivre qualsiasi cosa. e magari visto in originale (anche se il doppiaggio non è male)

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  3. Fedor Lynch
     
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    finalmente sono riuscito a vederlo... tra l'altro in un cinema che lo proietta in lingua originale.. quindi goduria almeno doppia :wub:

    film bellissimo, per ora sottoscrivo le parole di torrance e nick.. poi magari ci torno.. :)

    come gradimento volo parecchio in alto :wub:
     
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  4. thekingofbronx
     
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    Boh.... Io c'ho capito poco o nulla.

    a me sembra un film che lasci lo spettatore a metà. Oppure un film d'elite, fatto solo per pochi.
     
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    film denso e complesso, ma stilisticamente impressionante e con una regia di un vero maestro.
    concordo con alex su tante cose ma anche su molte altre con jack e nic.
    purtroppo non ho visto magnolia e il petroliere che ho in bluray e presto vedrò e quindi forse non sono in grado di cogliere appieno le peculiarità di PTA.
    quello che mi ha lasciato alla fine è tanta confusione sul senso dell'opera stessa.

    per ora per me è un 6,5
     
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  6. jeremiah28
     
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    capolavoro.
    trovo scandaloso che PTA non sia candidato agli Oscar come miglior regista, e troverò altrettanto scandaloso se Phoenix non lo vincerà (eccheccazzo, day lewis ha veramente bisogno di un altro oscar???). gioacchino è inarrivabile in questo film.
     
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    Continua il mio recente percorso di revisione dell'ultime pellicole con nel cast il compianto e bravissimo Philip Seymour Hoffman. In questo caso ho trovato un attore degno di grande caratura, il film mi è piaciuto mooooolto a tratti e nel complesso mi ha lasciato freddino e un po' incazzato per non averci capito poi molto.
    La cosa migliore in assoluto mi pare proprio la prova attoriale dei due protagonisti Hoffman appunto e Joaquin Phoenix, che forse non ho mai visto tanto entrato in un ruolo e che a tratti mi ha regalato veramente dei brividi. Il modo in cui si assecondano, cercano e alimentano nei panni di un "master", un maestro, un santone di un'organizzione spirituale, e un discepolo che cerca di trovare un posto nel mondo rifuggendo da un passato di esaurimento nervoso e alcolismo. Gli scambi di sguardi, certi scambi di battute e certe situazioni mi hanno esaltato e anche emozionato.
    Ma il film, almeno per come l'ho sentito, è proceduto a comprartimenti stagni, a macchia di leopardo e onestamente mi sono ritrovato a non capire certe scelte, certi snodi. Così ho provato noia, voglia anche di smettere e ho cercato di fidarmi del grande PT Anderson, un altro dei motovi per cui ho resistito fino al (bel) finale. Tecnicamente infatti Anderson non prende lezioni e molte inquadrature mi sono molto piaciute.
     
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    CITAZIONE (macina @ 16/2/2014, 12:08) 
    Continua il mio recente percorso di revisione dell'ultime pellicole con nel cast il compianto e bravissimo Philip Seymour Hoffman. In questo caso ho trovato un attore degno di grande caratura, il film mi è piaciuto mooooolto a tratti e nel complesso mi ha lasciato freddino e un po' incazzato per non averci capito poi molto.
    La cosa migliore in assoluto mi pare proprio la prova attoriale dei due protagonisti Hoffman appunto e Joaquin Phoenix, che forse non ho mai visto tanto entrato in un ruolo e che a tratti mi ha regalato veramente dei brividi. Il modo in cui si assecondano, cercano e alimentano nei panni di un "master", un maestro, un santone di un'organizzione spirituale, e un discepolo che cerca di trovare un posto nel mondo rifuggendo da un passato di esaurimento nervoso e alcolismo. Gli scambi di sguardi, certi scambi di battute e certe situazioni mi hanno esaltato e anche emozionato.
    Ma il film, almeno per come l'ho sentito, è proceduto a comprartimenti stagni, a macchia di leopardo e onestamente mi sono ritrovato a non capire certe scelte, certi snodi. Così ho provato noia, voglia anche di smettere e ho cercato di fidarmi del grande PT Anderson, un altro dei motovi per cui ho resistito fino al (bel) finale. Tecnicamente infatti Anderson non prende lezioni e molte inquadrature mi sono molto piaciute.

    Copio incollo dall'altro post, praticamente abbiamo avuto le stesse impressioni

    The master - 7
    Anderson ha avuto parecchi problemi con la produzione di questo film, li ricordo bene perché dopo "Il petroliere" le notizie su questo "The master" arrivavano copiose.
    Beh questi si manifestano su tutta la durata della pellicola, che seppur buona è un sonoro tonfo per il cineasta. I problemi maggiori provengono più che altro da una sceneggiatura mal tradotta per immagini da Anderson, che però ha un aiuta magnifico da Phoenix che diviene non solo l'anima del film, ma riesce pure a non far addormentare lo sguardo prima della fine. Una pellicola bella, ma non riuscita nella sua interezza, il tema trattato poi non era dei più semplici e trattarlo senza volare nella fantasia non era semplice ed è per questo che comunque alla fine l'ho apprezzato. Una mezza delusione, infatti credo che a visioni successive potrebbe pure calare il voto. La fotografia del film invece è magnifica.
     
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    Per me la stima per alcune componenti (le recitazioni, l'immenso Phoenix, la fotografia, la classe di Anderson) è andata in modo inversamente proporzionale con il "calore" che mi ha trasmesso la pellicola. E per il calore è il primo criterio per un giudizio.
     
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38 replies since 1/9/2012, 16:44   2045 views
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