Alps

2011. di Giorgos Lanthimos

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  1. mickes2
     
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    è un universo affascinante ed inquietante il cinema di Lanthimos; un qualcosa di subdolamente silenzioso ed intenso che si fa strada passo-passo tra i nervi di chi osserva, soverchiandoli e mettendoli a nudo forte di una carica espressiva che trae la sua forma dalla fissità degli sguardi e dalle parole sussurrate, solo apparentemente futili, di una società raccontata da un punto vista profondamente cinico e impassibile.

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    ci si muove su due assi principali: le riproposizioni di situazioni di vita vissuta che a furia di ripetersi deflagrano nell’imprevisto, nella violenza, nella tragedia, come stupendamente messo in scena in Kinetta (2005), dove nel corso dello sviluppo narrativo lo spettatore non è solamente chiamato alla massima attenzione ed a ricomporre i frammenti del singolo evento, ma anche a riassemblare – partendo da una messinscena esteticamente e figurativamente ostica – il tragitto frastagliato di un’umanità che a fatica riusciamo a definire tale; e il simbolismo apologante e realista di uno o più microcosmi che convergono tra di loro, implodendo o esplodendo a seconda delle situazioni createsi, come capolavoricamente esplicato in Dogtooth: ognuno è o può essere in grado di creare una propria “società” e Lanthimos ce lo racconta distaccandosi dai movimenti nervosi e repentini dalla sua opera precedente, donandoci esclusivamente la dura realtà dei fatti, senza fronzoli e con un’asetticità priva di vie d’uscita che ricorda meravigliosamente il miglior Michael Haneke.

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    Alps giunge come l’evoluzione e il completamento dell’idea Cinema perpetrata dall’autore greco; è un racconto dolente, vagamente ironico, pessimista e distaccato sulla contemporaneità, sul mondo odierno e sulle fragilità che lo accompagnano giorno dopo giorno.
    Alpi (nome criptico “perché non rivela nulla di quello che facciamo”, ed enorme catena montuosa dotata di cime bellissime ed insostituibili “perché nessun’altra montagna può sostituire una montagna delle Alpi, ogni altra apparirebbe un debole surrogato; e per giunta non possono essere sostituite, ma loro possono sostituirle tutte: a chi dispiacerebbe vederle al posto di altre montagne?") è il nome di un’organizzazione a pagamento composta da 4 persone (un paramedico, capo dell’organizzazione, un’infermiera, una ginnasta e il suo allenatore) formata con l’intento primario di sostituire temporaneamente lo spazio fisico ed emotivo lasciato da persone decedute, che sia un marito, una figlia, un amico, un padre, una fidanzata, un fidato parrucchiere… tutto per rievocare e ripetere meccanicamente quel piccolo-grande gesto, quella futile ridicola importantissima vitale sequenza di parole; un copione recitato a comando per far rivivere la persona scomparsa.
    ma quando dopo i primi incarichi l’infermiera (una sempre bravissima Aggeliki Papoulia) si lascia sovrastare dagli eventi, le cose cambieranno in modo pressoché irreparabile…

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    è una sofferenza inizialmente intangibile, suggerita, soffocata; maschere anonime che si muovono per inerzia in una messinscena dall’aspetto surreale raccontando ciò che di primo acchito appare assurdo, finanche malsano. assomiglia già a qualcosa di appassito, livido, come la fotografia tra luci tenue e rarefatte, colori ferrei e giallastri come la ruggine… un dolore dell’animo, corposo ma silenzioso che non scalpita o sbraita, ma invece si materializza nei gesti di tutti i giorni, quelli più comuni, in apparenza insignificanti; nei comportamenti carichi di dignità e coraggio che tuttavia trovano la loro valvola di sfogo nei servizi offerti dai protagonisti, i quali “facilitano” l’elaborazione del lutto attraverso la simbiosi col quotidiano. i propri cari, oramai perduti per sempre, rivivono nelle piccole azioni di tutti i giorni, quelle situazioni, i dettagli, così sfuggenti e così importanti che conquistano l’affetto di una moglie, un genitore, un’amante.

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    l’autore greco, con Alps, sembra voglia sottolineare l’assoluta importanza delle piccole cose, un vizio, un elemento della capigliatura, una parola ricorrente… ogni aspetto riesumato prepotentemente tanto da invogliare il cliente e riprodurre momenti intensi di vita vissuta, frammenti che risalgono dalla memoria per rifruirne tra emozioni contrastanti.
    ma per Monte rosa (Aggeliki Papoulia, perché è sulla sua deriva che lo sguardo dell’autore si focalizza) l’onda d’urto è troppo forte, le ascisse e le coordinate della sua vita vengono divelte e sottoposte ad un cortocircuito esistenziale quasi impossibile da recuperare; e quindi la sostituzione diviene ossessione, una maschera di solitudine e rassegnazione che si tentano di colmare solo nella voglia – sempre più irrinunciabile – di diventare qualcun altro. perché quando si è donato tutto per la felicità degli altri, il valore di tale azione è oltre i soldi come ricompensa materiale; perché quando si dona il proprio corpo in nome dei ricordi e della felicità del prossimo, di se stessi rimane solo un involucro vuoto e senz’anima da riempire con le volontà, altrui. perché quando si fatica a distinguere la propria vita da quella degli altri, significa che non vale più la pena di esser vissuta.

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    Alps è un film che necessita di tutta la nostra attenzione fin dai primi fotogrammi; un’opera molto particolare da apprezzare nelle sue cerebrali e plurime sfaccettature. un mood personalissimo, un gioco al massacro psicologico e morale sui rapporti interpersonali, sull’elaborazione del lutto e sui comportamenti legati a tale avvenimento. costellato da punte di desolazione e cinismo da pelle d’oca che scaturiscono dai dialoghi e che richiamano la profonda intangibilità tra follia e dolore, solo finemente inutile e condita da frangenti paradossali che strappano alcune amare risate, per poi ripiombare nelle inquadrature fisse e claustrofobiche in cui Lanthimos imprigiona nel ghiaccio i suoi personaggi, che non intravedono sprazzi di luce, oppure si, benché flebili o favolistici, come una ginnasta che finalmente realizza il proprio balletto preferito e che innocentemente entusiasta ringrazia il suo allenatore/burattinaio (?) esplodendo in una contentezza delebile che prima o poi sarà destinata a finire, forse già al prossimo balletto…

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    Voto: 9


    supporto: inedito nel nostro paese.


    Edited by mickes2 - 21/10/2012, 20:39
     
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