A Proposito Di Davis

di Ethan e Joel Coen

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  1. Gubizzo
     
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    testi tra l'altro per me decisamente poveri di significato, vacui e non certo aulici versi, poi ogni cosa che succedeva sembrava portare diritto alla canzone da strimpellare in compagnia per rinsaldare quel che la vita dura aveva rotto. La filosofia del gatto traghettatore e poi punitore onnipresente quando Davis fa errori, cosa che ho letto da qualche parte, mi sembra tutta aria fritta solo perché essendo un film dei Coen per forza ha significati profondi in ogni inquadratura.

    io credo invece che le canzoni siano davvero bellissime, sia per quanto riguarda i testi, sia per quanto riguarda le splendide interpretazioni degli attori. Non una parola è fine a se stessa, ma cela sempre grandi metafore della vita.
    Il mio voto è comunque 8,5/9

    I Coen sono stati capaci di narrare un enorme dramma, con la loro amara ironia, con i loro multi sfaccettati personaggi che vivono le negatività della vita in modo assurdo.
     
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    sono curiosissimo di vedere questo film, perchè la trama mi stuzzica parecchio e perchè sono un grande ammiratore dei Coen, ma....a Messina non lo trasmettono in nemmeno una sala, si preoccupano di lasciare in proiezione ancora un boss in salotto xfacepalmsmiley1ti3.gif.pagespeed.ic.EBDwh1hCfo
     
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    CITAZIONE (Revu @ 12/2/2014, 14:13) 
    Storia di un artista che cerca se stesso, di un perdente con l'anima di autore.

    Già questa frase mi fa spruzzare nelle mutande.
    :wub: :wub: :wub:
    Quanto è dolce e al contempo doloroso essere un "perdente con l'anima di autore".

    Non ho letto i vostri commenti anche se sono felice, felicissimo, che i Coen tornino a cazzo dritto a insegnare al mondo intero come si fa grande cinema. :woot:
     
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    CITAZIONE (Revu @ 12/2/2014, 14:13) 
    Storia di un artista che cerca se stesso, di un perdente con l'anima di autore. In una New York anni '60 ritratta perfettamente dai Coen, si rincorrono le sorti on the road di un musicista folk, tra un gatto rosso, un ex jazzman, una ragazza incinta e un futuro Bob Dylan. Una parabola poetica e profondamente simbolica dallo stile coeniano con rimandi da loro opere precedenti, narrazione circolare con una perfezione tecnica incredibile (fotografia da oscar, regia impeccabile), che fa riflettere quanto sia importante nella vita saper cogliere l'attimo, credere nelle proprie passioni e cadere anche per esse, ma sapersi rialzare e sapergli dire: "au revoir".

    Voto: 7,5/8

    quoto con decisione, concordo al 100%, anche sul gradimento finale. storia di un uomo cinico, artista di indiscutibile talento illuso e deluso, fermissimo sui propri ideali tanto da mettere su un piano secondario legami umani e affettivi, così orgoglioso da rischiare di affogare nell’egoismo, così testardo, così incapace di arrendersi alla sconfitta da rimanere bloccato, prossimo allo spauracchio del perdente cronico. come diceva hellboy, un'odissea, ballata di un incompreso (anche per fattori esterni alla sua persona), un'Ulisse randagio che vaga solitario e che solo nella musica sembra trovare un conforto, un aiuto per sfuggire da un destino probabilmente costretto alla circolarità oscura e indefinita. insomma un lavoro di cesello dove grottesco e surreale sono stupendamente amalgamati, film davvero armonico, intimo e raffinato!
     
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    CITAZIONE (macina @ 13/2/2014, 09:48) 
    CITAZIONE (Revu @ 12/2/2014, 14:13) 
    Storia di un artista che cerca se stesso, di un perdente con l'anima di autore.

    Già questa frase mi fa spruzzare nelle mutande.
    :wub: :wub: :wub:
    Quanto è dolce e al contempo doloroso essere un "perdente con l'anima di autore".

    Dolce, doloroso e poetico, croce e delizia :rolleyes: hai colto la frase che è l'essenza del film :wub: ;)
     
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    Qui non è ancora arrivato purtroppo, ma qualcosa non mi torna mica: cioè leggo in ordine sparso parole come raffinatissimo, perfezione tecnica incredibile, toni stupendamente amalgamati, armonico, poetico e profondo eccetera eccetera eccetera....e poi 7,5....insomma qualcosa non mi torna.... :D
     
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    CITAZIONE (mickes2 @ 13/2/2014, 11:58) 
    quoto con decisione, concordo al 100%, anche sul gradimento finale. storia di un uomo cinico, artista di indiscutibile talento illuso e deluso, fermissimo sui propri ideali tanto da mettere su un piano secondario legami umani e affettivi, così orgoglioso da rischiare di affogare nell’egoismo, così testardo, così incapace di arrendersi alla sconfitta da rimanere bloccato, prossimo allo spauracchio del perdente cronico. come diceva hellboy, un'odissea, ballata di un incompreso (anche per fattori esterni alla sua persona), un'Ulisse randagio che vaga solitario e che solo nella musica sembra trovare un conforto, un aiuto per sfuggire da un destino probabilmente costretto alla circolarità oscura e indefinita. insomma un lavoro di cesello dove grottesco e surreale sono stupendamente amalgamati, film davvero armonico, intimo e raffinato!

    Fai benissimo a sottolineare il rincorrere i propri ideali del protagonista a costo di tutto e tutti, anche di se stesso, probabilmente questa è la vera anima e l'essenza dell'Autore puro, quello con la "A" maiuscola, e qui i Coen sono poetici e armonici, con sprazzi grotteschi e una simbologia che riporta all'odissea come in parte fu la loro precedente opera Fratello, Dove Sei?, ma qui con un taglio decisamente diverso. Aggiungo anche un bravo al protagonista Oscar Isaac che canta naturalmente benissimo, non era facile farlo con quella malinconia di fondo portata dalla vita che lo pervade.
     
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    Questa sera ore 19.15 sarà mio! :P
     
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    L'hanno messo anche da me, oggi o domani me lo sparo!
     
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    A proposito di Davis - fine

    "Se non è nuova e se non invecchia mai, allora è una canzone folk…"
    Quando il protagonista Davis fa uscire dalla sua bocca queste parole descrive perfettamente l'anima del film, un omaggio sentito alla musica e al mondo dell’arte in generale, cinema compreso. Malinconia e toni incolore contraddistinguono questa ultima fatica dei fratelli Coen, che tornano a una dimensione intima, per raccontare il viaggio crepuscolare di un musicista intrappolato nel ricordo del successo che aveva assieme al suo compianto partner. Davis possiede un rapporto conflittuale con tutto ciò che lo circonda, così come sembra essere anche il cinema dei cineasti, combattuto tra una autorialità indipendente e l’esigenza di inseguire una alternativa al sistema, facendo del protagonista di questo viaggio di ricostruzione del ricordo, metafora di un mondo che cannibalizza se stesso. Il corpo del cinema dei Coen non è mai stato così statico e auto citazionista, sembra quasi che non ci siano più parole da usare ne strade da percorrere in quanto tutte le traiettorie sono già state battute, la deriva è giunta e forse i due cineasti, così come la carriera di Davis, hanno bisogno di quel tornado che osservava Larry Gopnik alla fine di “A Serious man”, capace di rivoluzionare e riscrivere la realtà in tutte le sue dimensioni. “A proposito di Davis” divine quindi una pietra tombale, una presa di coscienza da parte dei registi, su una visione che giunta allo Zenit non può far altro che ripetersi, incapace di cambiare forma per rinnovarsi, per poter funzionare ancora senza ricorrere ad un aumento delle dimensioni (Il Grinta, Non è un paese per vecchi). Malinconico, incolore, senza tempo ed allo stesso tempo senza fiato “A proposito di Davis”, ha al suo interno un animo appassito dal bisogno formale di creare uno spettacolo elegante e compiuto, trasportando lo sguardo al suo interno per un’ultima triste ballata folk.

    Film: 5

    Edited by raystorm - 18/2/2014, 12:29
     
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  11. marsellus wallace
     
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    ha al suo interno un animo appassito dal bisogno formale di creare uno spettacolo elegante e compiuto (ray)

    una frase che dice tutto, quoto in pieno la tua rece ray
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 18/2/2014, 11:25) 
    A proposito di Davis - fine

    "Se non è nuova e se non invecchia mai, allora è una canzone folk…"
    Quando il protagonista Davis fa uscire dalla sua bocca queste parole descrive perfettamente l'anima del film, un omaggio sentito alla musica e al mondo dell’arte in generale, cinema compreso. Malinconia e toni incolore contraddistinguono questa ultima fatica dei fratelli Coen, che tornano a una dimensione intima, per raccontare il viaggio crepuscolare di un musicista intrappolato nel ricordo del successo che aveva assieme al suo compianto partner. Davis possiede un rapporto conflittuale con tutto ciò che lo circonda, così come sembra essere anche il cinema dei cineasti, combattuto tra una autorialità indipendente e l’esigenza di inseguire una alternativa al sistema, facendo del protagonista di questo viaggio di ricostruzione del ricordo, metafora di un mondo che cannibalizza se stesso. Il corpo del cinema dei Coen non è mai stato così statico e auto citazionista, sembra quasi che non ci siano più parole da usare ne strade da percorrere in quanto tutte le traiettorie sono già state battute, la deriva è giunta e forse i due cineasti, così come la carriera di Davis, hanno bisogno di quel tornado che osservava Larry Gopnik alla fine di “A Serious man”, capace di rivoluzionare e riscrivere la realtà in tutte le sue dimensioni. “A proposito di Davis” divine quindi una pietra tombale, una presa di coscienza da parte dei registi, su una visione che giunta allo Zenit non può far altro che ripetersi, incapace di cambiare forma per rinnovarsi, per poter funzionare ancora senza ricorrere ad un aumento delle dimensioni (Il Grinta, Non è un paese per vecchi). Malinconico, incolore, senza tempo ed allo stesso tempo senza fiato “A proposito di Davis”, ha al suo interno un animo appassito dal bisogno formale di creare uno spettacolo elegante e compiuto, trasportando lo sguardo al suo interno per un’ultima triste ballata folk.

    Film: 5

    Io dico che sei severo oltremisura :P Poi non capisco appieno la parte evidenziata. Che indenti per "incapace di cambiare forma per rinnovarsi"? Per come l'ho intesa io m'è sembrato invece un originale e sentito (omaggio "folk") cambio di forma. Anche perché il tema non aveva bisogno di "grandi dimensioni", anzi m'è sembrato molto più adatto rappresentato da una visione intima e personale. Ihmo
     
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    CITAZIONE (Guido75 @ 20/2/2014, 17:06) 
    Io dico che sei severo oltremisura :P Poi non capisco appieno la parte evidenziata. Che indenti per "incapace di cambiare forma per rinnovarsi"? Per come l'ho intesa io m'è sembrato invece un originale e sentito (omaggio "folk") cambio di forma. Anche perché il tema non aveva bisogno di "grandi dimensioni", anzi m'è sembrato molto più adatto rappresentato da una visione intima e personale. Ihmo

    Si è vero sono severo, ma non oltre misura, questo film o lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo, come fu "A serious Man" o la quasi, ripeto quasi, totalità delle pellicole dei Coen.

    Con "incapace di cambiare forma" intendo che il cinema dei Coen, quello più intimo, è arrivato al suo massimo e questa loro ultima opera ne è la prova, in quanto al suo interno richiama altri loro film. Può piacere, ma di fatto è una pellicola che non va da nessuna parte, ma consciamente riparte sempre dallo stesso punto di partenza. :D

    Può piacere, come no, io sono stato combattuto, poi pensando a quello che hanno fatto fino ad ora, ho deciso per la sonora bocciatura.
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 20/2/2014, 22:57) 
    di fatto è una pellicola che non va da nessuna parte, ma consciamente riparte sempre dallo stesso punto di partenza. :D

    Non so se di fatto sia così, ma la forza del film sta anche nel suo vagare e divagare. Per me non c'è nessun altro film dei Coen simile a questo, men che meno A serious man, c'è la costante dei toni che venano tutto il loro cinema -ma in fondo essere autori non è questo?- anche come linguaggio sono molto lontani, e sinceramente non ho visto tutto questo autocitazionismo, che ormai le citazioni sono più negli occhi di chi li vuole vedere e trovare, non dico sia questo il caso, anzi, se c'erano è facile che me le sia perse, anche perché non ho scritto del film proprio per la stranissima sensazione che mi ha lasciato. Lo voglio rivedere da quando ho messo piede fuori dalla sala però ho paura che sia come quando vedi una bella donna che gira l'angolo, vorresti seguirla ma ti viene il dubbio che forse sei stato ingannato, era davvero così bella?

    ecco non saprei dire perché mi è rimasta questa sensazione, probabilmente perché, e pare assurdo ma non lo è, sono entrato troppo nel film. Comunque, so per certo, che ora il mio giudizio è altissimo, quando girerò l'angolo si vedrà.
     
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    CITAZIONE (nic_baker @ 20/2/2014, 23:51) 
    ecco non saprei dire perché mi è rimasta questa sensazione, probabilmente perché, e pare assurdo ma non lo è, sono entrato troppo nel film. Comunque, so per certo, che ora il mio giudizio è altissimo, quando girerò l'angolo si vedrà.

    Speriamo che rimanga tale, comunque stessa sensazione per me, solo che alla fine ho optato per il giudizio bassissimo.
     
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