World War Z

di Marc Forster

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  1. poison78
     
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    Popolare fin dai lontani anni ’70, la figura degli zombie è tornata prepotentemente in auge non solo grazie ad una serie di prodotti ben realizzati come la serie tv “The Walking Dead” anche se in ribasso con la terza stagione, ma soprattutto per l’inevitabile clima di sfiducia e voglia di cambiamento che la nostra società ha maturato fortemente in questo clima di crisi senza uscita. Alla base del progetto del regista Marc Foster e del protagonista e produttore Brad Pitt, evito di elencarli tutti, troviamo l’omonimo romanzo apocalittico di Max Brooks, autore anche del “Manuale per Sopravvivere agli Zombie”, i non morti come metafora del mondo, uno specchio per il degrado della società.

    Contrariamente al libro, che viene raccontato con l’espediente della raccolta delle testimonianze degli avvenimenti, la pellicola è incentrata sulle vicende di un unico protagonista così da facilitare la fruibilità della narrazione. Questo accorgimento ha dato modo di alleggerire il compito agli sceneggiatori che mantenuti i temi essenziali del romanzo hanno potuto realizzare una trama lineare e per nulla frammentata. Un prodotto godibilissimo sotto l’aspetto narrativo che intrattiene lo spettatore senza troppe difficoltà e che non ci risparmia qualche buona intuizione come il confronto zombie/madre natura effettivamente interessante.

    Visivamente parlando l’operato è caratterizzato da una serie di alti e bassi non fastidiosi ma eccessivamente limitanti. I non morti vengono quasi sempre raffigurati come una mandria di cani rabbiosi impazziti, modello “28 giorni dopo”. Fin dalla bellissima scena iniziale dell’epidemia siamo spettatori di una ipotetica maratona di Philadelphia, in una Glasgow veramente ben mascherata, in corsa per la vita. In ogni momento che le vite dei protagonisti saranno in pericolo, saremo sempre in fuga. “Il movimento è vita”.

    Se questa componente da una parte offre una buona rappresentazione dell'ansia e di realismo, il fuggire dalle avversità, dall’altra crea una serie di situazioni e visioni di immagini confusionarie difficili da seguire dove si capisce e si vede ben poco. Un buon espediente anche per mascherare degli effetti in computer graphics non sempre in linea qualitativamente con i blockbuster più blasonati . L’effetto della terza dimensione è ottimo, molto coinvolgente, benché deleterio nell'amplificare ancora di più il senso di confusione e smarrimento nelle scene più concitate. Spettacolare l’assalto alla città di Gerusalemme.

    Altro aspetto poco azzeccato è la decisione della produzione di voler adattare il prodotto alle famiglie, così da realizzare un horror dove mancano solo le grandi orecchie e un castello nei titoli di testa per affibbiare la produzione alla casa di topolino. Un film di zombie senza sangue, qualche goccia, poche macchie, il resto è giocato sul vedo e non vedo. Cani rabbiosi quasi privi di ferite e scene forti censurate a prescindere. Non manca qualche salto dalla sedia e un po’ di suspense come nelle scene nel laboratorio ma veramente poca cosa per annoverare il titolo alla stregua del classico film del terrore. La suggestione, se esiste, è quella psicologica nei confronti degli eventi ma nutro poche aspettative nella sensibilità generale dello spettatore che da questo tipo di cinema cerca prima di tutto, e aggiungerei giustamente, la paura.

    Marc Foster si conferma un regista più in palla per quanto riguarda un tipo di regia riflessiva e ordinata, e poco incline nel saper dirigere con le stesse capacità le tematiche più action. Il suo talento emerge del resto nelle parti del film più ponderate verso il forte legame familiare che unisce Gerry Lane (Brad Pitt) alla sua famiglia. Scene in cui Foster riesce a sviluppare argomenti più intimi e a lui cari come il nucleo familiare, l’amore o la fatalità. Purtroppo anche in questo caso manca il vero dolore sul volto dei vivi quasi a voler mascherare volutamente ogni tipo di violenza. Discrete le interpretazioni in linea con la produzione, ho trovato gradevole il personaggio di Segen, il tenente israeliano interpretato da Daniella Kertesz.

    Tutti questi aspetti delineano infine una discreta pellicola d’azione dal non proprio sufficiente tasso di suspense. Godibilissima per quanto riguarda l’intrattenimento ma lontana anni luce da ogni tipo di rivincita del genere Zombie nei confronti dei blockbuster americani. Ne horror ne thriller politico/sociale è un discreto film di produzione hollywoodiana per intrattenere senza troppe complicazioni lo spettatore. Buono da guardare, cattivo per temere.

    6/6,5
     
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17 replies since 24/3/2013, 10:32   576 views
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