Snowpiercer

di Bong Joon-ho

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  1. raystorm
     
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    Le mie labbra cercano il piacere nei posti più inaspettati

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    Snowpiercer – Tutto ha una logica

    Nell’anno 2014 l’uomo è costretto a ricercare una soluzione al continuo aumento del riscaldamento globale, questa viene individuata in un gas denominato CW-7 da rilasciare nell’atmosfera. Le attese della vigilia vengono disilluse, in quanto l’agente chimico innesca una glaciazione globale rendendo inabitabile il pianeta. I superstiti sono tutti riuniti su di un treno, lo Snowpiercer, arca di salvezza per una umanità che nemmeno sull’orlo della estinzione riesce ad abbandonare archetipi quali classi sociali, differenze razziali, sesso o di età. Il treno che percorre in un anno il giro del mondo vedrà presto sovvertite le sue logiche interne da parte di Curtis, animo rivoltoso dei vagoni di coda dove è stipata la classe sociale povera. Il futuro distopico tratteggiato dal regista Joon-ho Bong è come in ogni film di genere, una fredda e distaccata riflessione sull’oggi, un presente piegato a logiche rituali dalle quali nessuno sembra potersi staccare. Il treno guidato da una locomotiva inarrestabile, pena la fine dell’esistenza umana, diviene metafora dell’accettazione da parte dell’essere umano, di un sistema dittatoriale imposto da qualcuno che si arroga il diritto di imporre dei limiti al libero arbitrio. Tutto all’interno del treno deve sottostare a determinati dettami, perché la sopravvivenza dello stesso, è molto più importante della libertà di vivere. A sovvertire il tutto arriva una variabile umana incontrollabile, il personaggio di Curtis (interpretato da Chris Ewans, il quale nonostante un discreto impegno, funziona meglio sotto la maschera di Capitan America), che inizia la sua corsa di liberazione facendosi strada trai vagoni, i quali cambieranno i suoi punti di vista e faranno vacillare le sue ragioni, inizialmente guidate dal cuore e sempre più corrotte durante il percorso dalla mente. “Snowpiercer” è un cinema fatto di equilibrio, proprio come la storia che esso racconta, Joon-ho Bong erige la sua personale torre di Babele nella quale dedica un piano preciso per qualsiasi tipo di sguardo vorrà ammirarla, confermando le sue capacità nel creare dell’intrattenimento d’autore. Proiettato costantemente verso quello che deve accadere, la pellicola del cineasta non cerca di venire a patti con le memorie di genere dello spettatore perché lo rispetta in quanto tale (ci risparmia infatti, le classiche ricostruzioni apocalittiche tipo la glaciazione della terra), al contrario crea un punto di partenza da cui sarà impossibile far ritorno una volta deciso di intraprendere il viaggio, anche perché il passato in quanto tale rimane immutabile/irraggiungibile, descrivendo un percorso a senso unico attraverso il treno/vita. La salvezza non potrà passare attraverso la redenzione degli animi, perché quello che resta della razza umana è stato corrotto dalle logiche della locomotiva e di chi la comanda, vero deus ex machina (Ed Harris che si ritrova di nuovo a essere burattinaio come in “The Truman Show”), in grado di decidere chi deve vivere, morire, mangiare e respirare all’interno dello “Snowpiercer”. Joon-ho Bong dirige con decisione una piccola perla della fantascienza contemporanea, opera completa ed allo stesso tempo imperfetta in grado di portare la mente verso lidi che troppo spesso sono scomodi ad un corpo cinema apoliticamente corretto ed attento alle logiche del recupero spese. “Snowpricer” è il perfetto spettacolo per gli occhi e la mente, ci fosse stato un po’ più di cuore, avremmo tra le mani un capolavoro rivoluzionario, così invece è “solamente” uno dei migliori film di fantascienza destinato a divenire cult nel tempo.

    Film: 7.5
     
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