Vizio Di Forma

di Paul Thomas Anderson

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    Vizio Di Forma

    Inherent-Vice

    DATA USCITA: 19 febbraio 2015
    GENERE: Giallo, Thriller
    ANNO: 2014
    REGIA: Paul Thomas Anderson
    SCENEGGIATURA: Paul Thomas Anderson
    ATTORI: Joaquin Phoenix, Benicio Del Toro, Owen Wilson, Reese Witherspoon, Josh Brolin, Jena Malone, Sasha Pieterse, Maya Rudolph, Martin Short, Wilson Bethel, Sam Jaeger, Martin Donovan, Steven Wiig
    FOTOGRAFIA: Robert Elswit
    MONTAGGIO: Leslie Jones
    MUSICHE: Jonny Greenwood
    PRODUZIONE: Ghoulardi Film Company, Warner Bros.
    DISTRIBUZIONE: Warner Bros Italia
    PAESE: USA
    TRAMA: Al centro della storia un investigatore privato, Doc Sportello, che esercita il suo lavoro nella Los Angeles degli anni Sessanta. Una visita inattesa della sua ex lo coinvolge in un caso bizzarro che coinvolge ogni sorta di personaggi, tra cui “un usuraio assassino, un suonatore di sax tenore che lavora sotto copertura e un ex detenuto col tatuaggio di una svastica e una passione per Ethel Merman”.

    Edited by Revu - 13/10/2014, 14:04
     
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    Sarei curioso di leggere un commento da parte di qualcuno su questa pellicola, l'ho visto ieri e francamente non so cosa pensare :D
     
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    Dopo averlo visto mi sono catapultato a leggere alcune rece,, ho letto aggettivi come "capolavoro" "psichedelico" ecc. ho chiuso il tablet e mi sono detto.. "meglio che dormi e la smetti di pensare di saperne qualcosa di cinema". (non mi vergogno a dirlo, mi sono pure addormentato durante la visione).
     
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    ah ecco, pensavo di essere l'unico. Ho letto questa http://www.internazionale.it/opinione/chri...thomas-anderson e mi sono fatto schifo
     
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    CITAZIONE (inglesino @ 2/3/2015, 09:04) 
    Dopo averlo visto mi sono catapultato a leggere alcune rece,, ho letto aggettivi come "capolavoro" "psichedelico" ecc. ho chiuso il tablet e mi sono detto.. "meglio che dormi e la smetti di pensare di saperne qualcosa di cinema". (non mi vergogno a dirlo, mi sono pure addormentato durante la visione).

    Sarà l'ora tarda, ma anch'io l'ho trovato lentissimo e pesantissimo.

    E amo PTA, eh.

    Gli darò, comunque, una seconda chance in homevideo.
     
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    L'ho visto questo fine settimana. Le due persone che erano assieme a me hannio gettato la spugna ed uno si è addormentao l'altro ha rinunciato a comprendere ciò che accadeva sullo schermo. Due ragazze sconosciute al mio fianco alternativamente esclamavano: "non finisce piu", "quanto dura ancora" XD

    Personalmente devo ancora leggere commenti in giro, ma devo ammettere che dopo "The Master" -film che non mi aveva convinto- mi sono innamorato di questo nuovo lavoro di Anderson. Non posso discquisire sulla fedeltà dell'adattamento ma devo dire che mi sono divertito un sacco durante la visione. Nei prossimi giorni argomenterò meglio. Non un film da Oscar comunque, almeno secondo me.
     
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    Io sento odore di filmone, soprattutto per certi commenti (sia positivi che negativi). Se qui a Parma lo proietteranno in originale, ci andrò. In caso contrario aspetterò il blu ray.
     
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    Premessa doverosa: A Anderson sono proprio affezionato, fa parte di quella manciata di registi che mi hanno accompagnato in diversi momenti importanti e con cui "sono cresciuto", il suo cinema mi piace, l'unica cosa che odio è il pubblico che lo segue (di cui faccio parte, purtroppo). Credo convintamente che There will be blood sia uno dei 4-5 film americani degli '00 più importanti. The Master è per me la dimostrazione che la decostruzione del romanzo americano si possa fare anche al cinema, o meglio, funzioni allo stesso modo sul fruitore. Per tutti questi motivi mi sono trovato in difficoltà all'uscita del cinema.
    Altra promessa doverosa. Il romanzo è grandioso ma io ho da tempo slacciato le sinapsi che obbligano a mettere a confronto una pagina scritta con un frame, però in questo caso la fedeltà di Anderson non si limita al materiale ma anche allo stile e la faccenda si fa più complicata dal momento che, come detto, già The master sembrava preso da un romanzo di Pynchon.
    E tra le poche certezze che ho ora è che The Master funziona meglio, almeno su di me.
    Tra le cose che mi pare (parlo più per suggestioni che per altro, non ho letto molto) siano state apprezzate di più di questo Inherent Vice, ci sia una certa maturità stilistica e l'abbandono di vanità che avevano appesantito in alcuni frangenti i suoi primi film. Può darsi, ma mi pare che quella vanità fosse anche parte dell'importante scarto tra Anderson e molti dei registi della sua generazione. E non sono così convinto che questa mutazione meno barocca, più fine più incline alla sottrazione sia un bene, e in alcuni casi mi pare che l'esaltazione del pubblico e critica per questa deriva ( ripeto parlo per suggestioni e per quello che ho sentito e letto distrattamente) sia più figlia del voler ostentare la propria sensibilità sensibilissima per cui tu-non-ci-vedi-grande-cinema-perché-non-hai-occhio piuttosto che per reale convinzione. Ma queste sono acidità che non hanno nulla a che fare col film. Ci giro intorno perché mi è difficile parlarne. quindi in modo spicciolo. Mi è piaciuto? sì, e nemmeno poco. E' un Capolavoro? è una domanda che spesso trovo idiota, ma comunque oggi non credo che lo sia. Gli attori sono bravi? come in ogni film di Anderson. Dove sta nel resto della filmografia di Anderson? dietro a diversi film per come la vedo io. Avevo aspettative inattendibili? E' senza dubbio il film che abbia visto in sala su cui avevo più aspettative. Oggi mi sembra che sia il film di un regista talentuosissimo che non ha più intenzione di dimostralo e di mostrarlo in modo evidente, il che è un bene e sarei d'accordo a chiamarla maturazione se questa evoluzione corrispondesse a un miglioramento, e secondo chi scrive non è questo il caso.
    In ogni caso, Pynchon, Anderson, postmodernismo... immagino che gli scritti di altissimo spessore spuntino come funghi ed è pieno di gente la fuori che saprà spiegare del perché questo è, al di là di ogni ragionevole dubbio, un capolavoro.


    P.S.
    Nonostante io sia sempre per andare al cinema ogni qual volta possibile, Il film in questione è da vedere assolutamente in sala deserta, che è altissimo il rischio di trovarsi vicino il fenomeno che non capisce che non tutti i pensieri devono avere per forza forma sonora e non sa tenere per se gli indispensabili commenti su come, quando, dove e perché ridere o sorridere -e ineluttabilmente è lui il primo a scoppiare in una risata sbragata quando non c'è cazzo da ridere- che a furia di condividere la sala con questi personaggi ho nostalgia dei sabati pomeriggi passati a sgomitare coi tamarretti con le spille sull'orlo dei jeans e berretto da baseball con visiera piegata fino al naso che passavano tutto il film a lanciare pop corn e a far sentire agli amici tutte le suonerie del 3310.
     
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  10. Ser_92
     
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    Non dilaniatemi, ma secondo me Vizio di Forma è il film meno riuscito del regista, premettendo che non ho visto Sydney; sarà che dopo il Petroliere e The Master mi aspettavo un film completamente diverso, più intenso o coinvolgente. Risultato finale è un bel film, con una delle sceneggiature più confusionarie mai realizzate ed è proprio qui, secondo me, che il regista ha commesso l'errore di voler non far capire allo spettatore ogni passo che il protagonista compie all'interno della storia, lasciandolo appunto in mezzo ad una coltre di "nebbia", che lo stesso Sportello ci soffia in faccia in quasi ogni scena...
     
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  11. Fedor Lynch
     
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    Rivisto oggi in lingua originale dopo che all'uscita dal cinema, un paio di settimane fa, mi ero detto "voglio rivederlo al più presto". L'avevo già apprezzato alla prima visione, però c'erano alcuni aspetti che volevo approfondire e come mi è sempre capitato con PTA alla seconda visione riesco sempre ad amare maggiormente le sue opere. Che sia il suo film più riuscito o meno riuscito poco mi interessa, anche perché sostanzialmente manco io saprei scegliere il mio preferito tra la sua filmografia, quindi non mi va di appellarmi a graduatorie buttate lì a casaccio. Penso che il talento di Anderson regista sia fuori discussione, ma è bene sottolineare anche la sua bravura come sceneggiatura, in quanto portare sul grande schermo un romanzo come quello di Pynchon non era affatto cosa semplice... La trasposizione è molto fedele ma questo non impedisce certo ad Anderson di far emergere la sua lettura personale (specie nella figura di Shasta) oltre che realizzare una pellicola visivamente stupenda. Vorrei non ripetermi per l'ennesima volta, ma finisco per farlo anche se è cosa inutile: vederlo in lingua originale è tutt'altra cosa rispetto alla versione doppiata che, a partire dal titolo stesso, rovina un'opera che va goduta così com'è stata concepita.
     
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    Vizio di Forma – Un film THC

    E’ già passato un po’ di tempo dalla visione alla pubblicazione di quanto vi accingete a leggere (tra l’altro creato in due momenti completamente differenti, quindi sarà sicuramente poco coeso). Una cosa è rimasta scolpita nei miei pensieri, ossia l’approccio alla pellicola da parte dei miei compagni di visione. Devo ammettere che questa nuova pellicola di Anderson sa essere enormemente “bastarda”, la dilatazione/sospensione del tempo e la miriade di personaggi di cui il film è costellato, rende sicuramente ostica la visione, ma in realtà quello che “Vizio di Forma” richiede è solamente una buona attenzione nei confronti del racconto. Ma tornando ai miei colleghi di scorribande cinematografiche, durante la visione uno è rimasto sopraffatto dagli eventi narrati decidendo di trascorrere il secondo tempo tra le braccia di Morfeo. Il secondo quando si sono accese le luci era praticamente ubriaco dalla mole di eventi e personaggi con cui il film lo ha travolto (tra l’altro Anderson vi tratta come persone dotate di buon intelletto lasciandovi seguire la storia senza spiegarvi mille volte cosa succede e perchè). L’aspetto più interessante di questi due diversi approcci al film tratto dal libro di Pynchon, è che se il primo ha bocciato la pellicola praticamente subito mettendosi così a dormire in santa pace, l’altro ha iniziato a macinare su quello che ha visto al punto da volerlo rivedere nel salotto di casa una volta che ne avrà l’occasione, egli ha trovato il suo “film tarlo”.

    Film Tarlo: è quella pellicola che non ha entusiasmato a visione completata, ma rimane nella mente fino al punto da doverla rivedere, perché c’è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione e vogliamo scovarla.

    “Vizio di forma” è proprio il classico film che difficilmente può lasciare indifferenti, ma a cui nemmeno si può dare un giudizio “democristiano”. La pellicola del regista de “Il Petroliere” o si ama alla follia o si odia come pochi, perché dipinge un mondo in cui si è costretti a decidere se entrarci abbandonandosi allo stesso, oppure rimanere completamente esterno e refrattario a tutto quello che accade. E’ solamente una questione di tempo e scelta di campo, magari alla prima visione ne affiancherete un’altra ma prima o poi deciderete pure voi se odiarlo o meno.
    Il cinema di Paul Thomas Anderson è di pellicola in pellicola sempre più una macchina del tempo che riscopre l’America dimenticata. Probabilmente il più post moderno degli autori (uno dei pochi rimasti) che il cinema statunitense possa annoverare, in questo suo ultimo film viene fugato ogni dubbio su come il modello Altman si sia fuso con quello scorsesiano, legando in modo indissolubile estetica, narrazione e intimità. “Vizio di forma” conferma il sodalizio tra il cineasta e Joaquin Phoenix, attore che incarna perfettamente con il suo corpo il trasformismo continuo dell’opera visiva – sarebbe stato lo stesso Doc Sportello senza “I’m still here”? Domanda a cui vi lascio rispondere – in continuo mutamento, noncurante delle conseguenze, proprio perché fermarsi per ragionare sull’azione inevitabilmente porta alla morte della stessa, quindi del racconto. “Vizio di forma” riporta gli anni ’70 ancora una volta nel cinema di Anderson, ma il punto di vista non è più quello delle feste di “Boogie Nights”, siamo lontani dagli eccessi di quella pellicola (il che segna anche un nuovo approccio del regista al cinema), qui si lavora di cesello per escludere tutto quello che potrebbe distrarre lo sguardo riportandolo alla realtà, si perché in questa bizzarra avventura investigativa la prima cosa a trasformarsi in materia d’indagine è l’immagine stessa, nel suo contaminare il “reale” con visioni drogate delle azioni. Anderson questa volta sfida la sopportazione dello sguardo, portando al limite massimo ogni cosa inserisce nella storia, al punto che l’unica maniera per godere dello spettacolo è accettarlo prima di comprenderlo. E’ una ambizione inutile voler vivisezionare la storia in ogni dettaglio alla prima visione, “Vizio di forma” obbliga la revisione da parte dello spettatore, perché l’indagine di chi osserva l’opera è complessa molto di più di quella compiuta dal protagonista dell’avventura. In questa allucinatoria visione degli anni ’70 è obbligatorio decidere da quale parte stare, c’è una duplice visione del mondo, quella anarchica di Sportello e quella rispettosa delle regole e dei dogmi racchiusi nel personaggio interpretato da Josh Brolin, Bigfoot. Forse però la vera magia non sta tanto nella comprensione del racconto ma in quei momenti in cui questo viene sospeso per abbandonarsi al potere evocativo delle immagini, forse “Vizio di Forma” è il miglior film di quest’anno o forse il peggior salto ne buio compiuto da Paul Thomas Anderson.

    Film: 7.5
     
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    Non mi sono annoiato, anzi, ma sono completamente rincoglionito, è come se avessi fumato più di Sportello. Il film è costruito come un vortice psicotropico fatto di nomi, di situazioni e ancora di nomi. Spuntano, si accavallano, si dimenticano e via così. Non riesco ad elaborare un giudizio lucido e rimando tutto ad una seconda (o terza) visione.
    Si tratta comunque di un film ottimamente costruito e con una bellissima sceneggiatura, divertente nella sua follia e assolutamente da vedere.
    Preferisco però il PTA in modalità "bigger than life".
     
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    Il retaggio lebowskiano c'è ma è presente anche l'eredità visiva di Boogie Nights. Mi è dispiaciuto per la colonna sonora, si poteva fare e osare molto di più.
     
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15 replies since 30/8/2014, 14:41   542 views
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