Blackhat

di Michael Mann

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    CITAZIONE (Guido75 @ 23/3/2015, 18:27) 
    CITAZIONE (nic_baker @ 23/3/2015, 14:27) 
    Sulla presunta poca rilevanza della sceneggiatura in Mann non sono d'accordo, i film che mi sono piaciuti di più sono anche i più solidi in fase di scrittura. Quello che mi spaventa è il protagonista. Mann è finissimo direttore di attori e molte delle cose che più ricordo dei suoi film sono tutti i dettagli delle interpretazioni di chi li ha attraversati.
    Ma un cane può abbaiare bene, non può smettere di abbaiare. E Hemsworth credo che sia bravino ad abbaiare.

    Preciso, magari era riferito a me e magari no, ad ogni modo mi sono espresso male. Ho detto sceneggiatura ma mi riferivo piuttosto al soggetto, alla trama. D'altronde se intendiamo sceneggiatura per quello che è, ossia un insieme di tante cose (compresa la caratterizzazione dei personaggi), mi viene difficile anche pensare ad un film, non solo di Mann, che possa convincere se alla base non ha una buona sceneggiatura.

    In merito a Hemsworth, se è bravo ad abbaiare non lo so, ma sempre un cane rimane :P Non so se Mann scelga personalmente i propri attori e se, piuttosto, gli vengano imposti. Diciamo che, anche nel secondo caso, è bravo poi a dirigerli. Ma quì ho avuto la netta sensazione di un vano tentativo di cavare il sangue da una rapa :D

    No era rivolto a tutti voi :D ma non solo a voi, ai manniani in generale :P ma io con Mann ci capisco un cazzo, che per me Nemico Pubblico sta con Heat e Collateral. Manhunter e Miami Vice sono golosità visive, ma non li riuscirò mai a chiamare grandi film (e quando del primo leggo grandi dialoghi mi si gela il sangue) come non riuscirei a chiamare la nutella grande cucina. però non li vedo da anni.
    Hemsowroth è bravo a fare quello che fa, abbaiare con personaggi "semplici", non lo vedo assolutamente in grado di stare in un film di Mann dove tanto è lasciato alle finezze. Quindi tendenzialmente ti credo col sangue e le rape.
     
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    CITAZIONE (nic_baker @ 23/3/2015, 19:29) 
    (e quando del primo leggo grandi dialoghi mi si gela il sangue)

    :lol: :lol: :lol:
    Battaglia persa purtroppo, qui dentro sono tutti convinti siano validi :alienff:
     
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    Manhunter l'ho rivisto di recente. Per quanto mi piaccia e per quanto ritenga che sia girato magistralmente, i grandi dialoghi latitano. Vorrei sapere chi sono questi "tutti".
     
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    CITAZIONE (donnie_darko @ 23/3/2015, 22:07) 
    Manhunter l'ho rivisto di recente. Per quanto mi piaccia e per quanto ritenga che sia girato magistralmente, i grandi dialoghi latitano. Vorrei sapere chi sono questi "tutti".

    Stupidissima generalizzazione dovuta a stress post traumatico da convivenza coatta con manniani di clausura (non qui eh) ho distrattamente letto della poca rilevanza della sceneggiatura (anche) qui in due post e mi è venuto spontaneo rispondere.
    Anche a me piacciono sia Manhunter che Miami vice, ma noto spesso una certa tendenza a volerne sminuire i difetti e a malvalutarne i pregi.
    Mann è grandissimo autore e molti dei suoi film credo che siano ottimi o anche incredibili su molti livelli - quando si definisce autore politico ha tutte le ragioni per farlo, e lo è pure assai più fine di quanto non si dica... nella penosissima querelle tra lui e Bellocchio, contro ogni mia previsione, ha dimostrato molta più sensibilità del regista italiano che devo dire mi è scaduto fino a sotto le scarpe- ma ha anche diretto film più deboli che hanno causato piccole crociate tra i fedeli che scomunicavano chiunque avanzasse qualche dubbio.
     
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    Io comunque preferisco un film come Miami Vice che ha una sceneggiatura inconsistente ma è girato, fotografato e montato incredibilmente ad uno con una sceneggiatura ottima ma che presenta una regia piatta e una fotografia convenzionale. Certo, sarebbe bello avere la botte piena e la moglie ubriaca ma se dovessi scegliere fra Mann e Bellocchio (che ha fatto una figura di merda colossale per quella querelle che hai citato, assieme a tutti quei giornalisti insulsi che davano addosso a Mann con dubbie motivazioni) sceglierei Mann tutta la vita.
     
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    CITAZIONE (donnie_darko @ 24/3/2015, 13:38) 
    Io comunque preferisco un film come Miami Vice che ha una sceneggiatura inconsistente ma è girato, fotografato e montato incredibilmente ad uno con una sceneggiatura ottima ma che presenta una regia piatta e una fotografia convenzionale. Certo, sarebbe bello avere la botte piena e la moglie ubriaca ma se dovessi scegliere fra Mann e Bellocchio (che ha fatto una figura di merda colossale per quella querelle che hai citato, assieme a tutti quei giornalisti insulsi che davano addosso a Mann con dubbie motivazioni) sceglierei Mann tutta la vita.

    Aspetta però, che questa cosa mi preme (sul resto ritorno che mi preme anche quello ma ora sono di fretta e c'è tanto materiale gustoso su cui intervenire), ma a parte il discorso della querelle recente con Bellocchio (che è tipo permaloso ma non è di certo uno sprovveduto o uno che non sa quel che dice, anzi è uno dei cineasti più preparati, pensanti e colti in circolazione), i film di Bellocchio non sono frutto di sceneggiature ottime ma di regie piatte e fotografie convenzionali eh! Bellocchio è un regista nel vero senso della parola e i suoi migliori film, di cui tanti sono capolavori, da I pugni in tasca a Nel nome del padre, da L'ora di religione a Buongiorno, notte, quanto a regia, fotografia e montaggio sono sopraffini, altroché. Sennò si disconosce una bella fetta importante di storia del cinema, per me più importante di quella che rappresenta Mann che pure amo, per una sciocca querelle. Non vorrei rispolverare qui le banalissime e sconfortanti cialtronerie di Orson Welles su Antonioni o Bergman, di Wilder su Fellini e Chaplin eccetera eccetera...

    Non generalizzare, almeno tu, per favore. :P

    Quanto alla preferenza, de gustibus, ma conosco tanti film che hanno sceneggiature talmente belle da farmi passare sopra alla convenzionalità p meglio alla normalità della messa in scena perché si mettono al servizio della storia e viceversa film che sono girati magnificamente con manierismi vuoti e pretestuosi che vendono fumo e cosmetici per non dire nulla (alcuni di Tornatore ad esempio o Refn o Mcqueen o Nolan).
     
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    CITAZIONE (donnie_darko @ 24/3/2015, 13:38) 
    Io comunque preferisco un film come Miami Vice che ha una sceneggiatura inconsistente ma è girato, fotografato e montato incredibilmente ad uno con una sceneggiatura ottima ma che presenta una regia piatta e una fotografia convenzionale. Certo, sarebbe bello avere la botte piena e la moglie ubriaca ma se dovessi scegliere fra Mann e Bellocchio (che ha fatto una figura di merda colossale per quella querelle che hai citato, assieme a tutti quei giornalisti insulsi che davano addosso a Mann con dubbie motivazioni) sceglierei Mann tutta la vita.

    Diciamo che io scelgo film per film e non divido in aspetti tecnici in modo così netto. Perché la pessima figura di Bellocchio non cancella i film grandiosi che ha diretto. Ammetto però che alcune affermazioni dimostrano, per lo meno, una certa demenza senile. Passi che stai frignando per l'assegnazione di un premio, passi che liquidi in modo superficiale un collega come Mann, è stato grave (in verità lo sono state anche la affermazioni precedenti, ma vabbè) quanto detto sul cinema, che un autore del genere se esca con superficialità come "il mio film parla di temi universali" rivendicando non si sa bene che cosa, ecco questa è una cosa che può dire uno spettatore scemo in decima film il mercoledì sera non uno che fa cinema da 50 anni. Comunque stiamo divagando :D
     
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    CITAZIONE (nic_baker @ 24/3/2015, 13:53) 
    CITAZIONE (donnie_darko @ 24/3/2015, 13:38) 
    Io comunque preferisco un film come Miami Vice che ha una sceneggiatura inconsistente ma è girato, fotografato e montato incredibilmente ad uno con una sceneggiatura ottima ma che presenta una regia piatta e una fotografia convenzionale. Certo, sarebbe bello avere la botte piena e la moglie ubriaca ma se dovessi scegliere fra Mann e Bellocchio (che ha fatto una figura di merda colossale per quella querelle che hai citato, assieme a tutti quei giornalisti insulsi che davano addosso a Mann con dubbie motivazioni) sceglierei Mann tutta la vita.

    Diciamo che io scelgo film per film e non divido in aspetti tecnici in modo così netto. Perché la pessima figura di Bellocchio non cancella i film grandiosi che ha diretto. Ammetto però che alcune affermazioni dimostrano, per lo meno, una certa demenza senile. Passi che stai frignando per l'assegnazione di un premio, passi che liquidi in modo superficiale un collega come Mann, è stato grave (in verità lo sono state anche la affermazioni precedenti, ma vabbè) quanto detto sul cinema, che un autore del genere se esca con superficialità come "il mio film parla di temi universali" rivendicando non si sa bene che cosa, ecco questa è una cosa che può dire uno spettatore scemo in decima film il mercoledì sera non uno che fa cinema da 50 anni. Comunque stiamo divagando :D

    Appunto! ^_^
     
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    CITAZIONE (michibaldi @ 24/3/2015, 13:51) 
    (che è tipo permaloso ma non è di certo uno sprovveduto o uno che non sa quel che dice, anzi è uno dei cineasti più preparati, pensanti e colti in circolazione)

    In questo particolare caso deve aver mandato il gemello scemo, perché è impossibile ricondurre quanto detto a una persona che risponde a questa definizione.

    Edit e io sono convinto che il vero Bellocchio risponda a questa definizione, eh
     
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    CITAZIONE (michibaldi @ 24/3/2015, 13:51) 
    Non generalizzare, almeno tu, per favore. :P

    Scusa, baldo. Probabilmente, ancora una volta, mi sarò espresso male. Non ho detto che i film di Bellocchio hanno regia e fotografia piatte, ho solo detto che IO preferisco certo (non tutto, visto che Nolan ha rotto il cazzo e McQueen non è mai stato Refn - il cui ultimo lavoro non mi ha convinto per niente -) cinema che magari dice poco a livello di contenuti ma che è virtuoso e "bello" nelle immagini a certo cinema impegnato che di "bello" a livello visivo ha poco. Sarò scemo, sarò facilmente abbindolabile o quello che volete.
    Il fatto che io preferisca Mann a Bellocchio non significa che Mann fa film fichi e Bellocchio fa film visivamente piatti o film brutti. Significa meramente che se fossi costretto a scegliere, sceglierei un film dell'americano.
     
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    CITAZIONE (nic_baker @ 23/3/2015, 19:29) 
    No era rivolto a tutti voi :D ma non solo a voi, ai manniani in generale :P ma io con Mann ci capisco un cazzo, che per me Nemico Pubblico sta con Heat e Collateral. Manhunter e Miami Vice sono golosità visive, ma non li riuscirò mai a chiamare grandi film (e quando del primo leggo grandi dialoghi mi si gela il sangue) come non riuscirei a chiamare la nutella grande cucina. però non li vedo da anni.
    Hemsowroth è bravo a fare quello che fa, abbaiare con personaggi "semplici", non lo vedo assolutamente in grado di stare in un film di Mann dove tanto è lasciato alle finezze. Quindi tendenzialmente ti credo col sangue e le rape.

    E' un giochino divertente ma per nulla facile quello di dire questo film sta con quello e quest'altro con l'altro ancora. Anche perché poi le sfumature non sono sempre così semplici da cogliere. Io, tra l'altro, mi ritengo un semplice "appassionato" di Mann, ne un cultore ne altro. Non ho mai letto schede critiche o cose simili sull'autore. D'altra parte, se analizziamo la sua filmografia, mi sembra facile notare quanto detto, ossia l'abbandono (termine forse eccessivo) del classicismo di Heat (Public Enemies sta quì e credo sia la classica eccezione che conferma la regola) o de L'ultimo dei Mohicani, a discapito di film più "moderni" come Miami Vice o questo Blackhat (e quì, a differenza tua, ci metterei anche Collateral, anche se più ibrido).
     
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    CITAZIONE (Guido75 @ 24/3/2015, 14:50) 
    E' un giochino divertente ma per nulla facile quello di dire questo film sta con quello e quest'altro con l'altro ancora. Anche perché poi le sfumature non sono sempre così semplici da cogliere. Io, tra l'altro, mi ritengo un semplice "appassionato" di Mann, ne un cultore ne altro. Non ho mai letto schede critiche o cose simili sull'autore. D'altra parte, se analizziamo la sua filmografia, mi sembra facile notare quanto detto, ossia l'abbandono (termine forse eccessivo) del classicismo di Heat (Public Enemies sta quì e credo sia la classica eccezione che conferma la regola) o de L'ultimo dei Mohicani, a discapito di film più "moderni" come Miami Vice o questo Blackhat (e quì, a differenza tua, ci metterei anche Collateral, anche se più ibrido).

    Il mio era un discorso valutativo, non stilistico. Cioè per me Nemico pubblico vale quanto Heat e Collateral, grandissimi film per cui non riesco a usare la parola Capolavoro ma poco mi interessa. E personalmente potrei pure mettere Heat dietro gli altri due -qui invece il discorso è solo di personalissime preferenze- e ho quasi rotto dei rapporti per aver messo Nemico pubblico sullo stesso piano di Heat :D (e Alì per me sta poco sotto questi tre)

    Donnie temo che per colpa mia ci stiamo infilando in un discorso complesso che rischia di diventare la più classica delle erbe fatta fascio :D
     
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    Le mie labbra cercano il piacere nei posti più inaspettati

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    BLACKHAT – IO DIGITALE IN VIA DI ESTINZIONE



    Mentre le immagini scorrevano nel buio della sala, in più di una occasione mi chiedevo per quale pubblico Michael Mann abbia creato il suo ultimo film. Si perché stiamo parlando di un thriller d’azione nel 2015, dove la maggior parte degli spettatori digerisce senza problemi una bella donna dai capelli rossi, che combatte alieni a calci e colpi di pistola, mentre indossa una tuta aderente di pelle nera in centro a New York, ma che appena viene commesso un piccolo errore o inesattezza in un film dove non ci sia, una bella donna dai capelli rossi che combatte alieni eccetera eccetera, si scatenano delle indigestioni che nemmeno il più quotato gastroenterologo saprebbe curare. Questa guerra che si scatena nell’intestino di chi guarda, si sposta al cervello il quale dopo essere andato completamente in panne fa esclamare oscenità tipo: ” che film di merda, non potrebbe mai accadere nulla di simile nella realtà”, o peggio, “non è realistico” (e ricordo che non si sta guardando un documentario in nessuno dei due casi). La verità non è assoluta e sicuramente non la si troverà nelle righe che vi apprestate a leggere, ma ragionando un po’ su quanto appena descritto, sono giunto alla conclusione che esiste un tipo di pubblico che si può etichettare come “cinefilo Focus”. Ed ora eccovi come riconoscere gli individui che appartengo a questa specie.

    Cinefilo Focus: termine che indica persona amante del cinema ma non della sua storia o delle attività ad esso connesso. Caratteristica di tale individuo risiede nella lettura mensile della rivista da cui egli prende il nome (o un’altra testata sempre sullo stile “scienze for dummies”), la quale diviene un dizionario con cui interpretare il linguaggio cinematografico. Egli divide i generi cinematografici in due categorie principali. La prima definita “reale” a cui appartengono tutte quelle pellicole in cui la fantasia regna sovrana e da cui è bandito ogni barlume di serietà (es. The Avengers, Tron, Pacific Rim, Deep Impact), l’importante è che siano divertenti. La seconda categoria è definita “fantastica” e comprende tutti quei titoli costellati di personaggi sprovvisti di poteri speciali e magari con un barlume di serietà presente nello script (es. Heat, Contact, Donnie Darko), senza alcuna traccia di battute “cazzone”. Mentre tutto quello assimilabile nella prima categoria viene accettato a prescindere dalla plausibilità del tutto, finiscono nella seconda tutti quei film che commettono qualche inesattezza formale, anche se questa è necessaria a rendere comprensibile a chiunque quello che sta accadendo sullo schermo (es. si utilizzano termini sbagliati per le azioni che si stanno vedendo, o le teorie quantistiche sono esposte in modo poco corretto, oppure inquadrano uno schermo di computer dove si vede word ma viene usato come browser). Per riconoscerlo, qual ora non foste sicuri di chi avete davanti, durante un aperitivo o evento mondano iniziate a parlare di teorie quantistiche, esso prima o poi inizierà a parlarvi di “Interstellar” demolendone le teorie alla base della trama (noncurante che Nolan non ha girato un documentario). Potete anche provare la deriva filosofica con “2001 Odissea nello spazio”, ma anche se il capolavoro di Kubrick è per lui un must vedrete che nel giro di poco tempo glisserà l’argomento per non fare figuracce.

    Ora se appartenete alla categoria sopra descritta è inutile che andiate a vedere “Blackhat” perché non lo meritate, davvero, sono molto serio mentre scrivo questo, voi non meritate l’ultima fatica di Michael Mann ed il motivo è molto semplice: non siete in grado di apprezzarlo! La lettura per voi termina qui.

    “Blackhat” vede protagonista Hataway (hacker costretto a collaborare con la polizia investigativa federale in cambio di una diminuzione di pena), lavorare assieme alle forze dell’ordine cinesi (lo so sembra Danko versione 2.0 ma non lo è) per fermare un altro pirata informatico (il Blackhat del titolo), che ha dapprima fatto esplodere il reattore di una centrale nucleare e poi alterato le borse commerciali internazionali. Hataway si lancerà in una corsa contro il tempo spostandosi dall’America fino a Giacarta, per identificare e fermare il pirata informatico prima che questo commetta danni irreparabili. In grado di reinterpretare i generi che lui stesso ha contribuito a rendere popolari, Michael Mann è un regista sovversivo e anarchico, il suo cinema dapprima descrive le coordinate classiche necessarie del genere per poi scardinarle dall’interno. Con “Blackhat” prende il genere thriller a sfondo informatico e lo ridisegna dall’interno, lentamente, molto lentamente almeno inizialmente, per poi aumentare vorticosamente la velocità e proprio come fosse una centrifuga, tutti i pezzi inutili iniziano a staccarsi dal corpo del suo cinema (proprio come i pezzi della turbina del reattore atomico ad inizio film). Quello che rimane ha un sapore conosciuto ma è in grado di regalare l’eccitazione della “prima visione” (il corpo cinema è dapprima hacker ago e poi riprogrammato), quasi come ogni sua pellicola fosse il nostro primo bacio. Mann apre questo suo ultimo lavoro in modo anomalo, con vorticose riprese all’interno dei transistor di un microprocessore, qualcosa dal sapore drasticamente retro, non solo nella messinscena, ma anche nella qualità realizzativa, che inevitabilmente indispettisce, ma questa sequenza sempre ossessiva nella sua ripetizione a velocità ogni volta maggiore è la stele di Rosetta con cui tradurre “Blackhat”, un film in cui il tempo è importantissimo al punto da non potersi permettere il fuoricampo. Molto più che in “Miami Vice“, l’azione si svolge in “tempo reale”, davanti ai nostri occhi, essa è immediata e “tangibile”, travolge tutto nelle sue traiettorie verticali, i raccordi di montaggio sono senza respiro e le sequenze si susseguono tra loro ad un ritmo tale da provocare vertigini, il tempo si comprime sempre più e non resta che alla mente aggiungere il timing non impresso nei fotogrammi, l’azione fuoricampo.

    Così questa frenetica corsa di corpi, che aumentano e si avvicinano sempre di più con lo scorrere del tempo, sembra urlare a squarciagola la necessità del contatto fisico, del ritorno alla realtà dell’identità, la quale deve essere tangibile per sperare nell’evoluzione. L’uomo 2.0, quello sempre connesso è destinato ad indebolirsi, perché privato del contatto umano ha ceduto la propria anima alla rete per sempre, un vero patto col diavolo per avere un doppio virtuale necessario per esistere al di là del tempo. Ma ancora una volta tutto riparte da un uomo e una donna che liberati dal peso del sistema/passato, finalmente sono vivi e sfuggono agli sguardi della società che sorveglia tutto attraverso un monitor. L’uomo nell’era delle connessioni ha completamente perso il privato, l’unica maniera per riappropriarsene è abbattere il suo doppio digitale e tornare alla realtà. Quella stessa realtà in cui può ancora vivere l’emozione e che non c’è una seconda possibilità quando il sangue inizia a scorrere.

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    CITAZIONE (nic_baker @ 24/3/2015, 14:59) 
    CITAZIONE (Guido75 @ 24/3/2015, 14:50) 
    E' un giochino divertente ma per nulla facile quello di dire questo film sta con quello e quest'altro con l'altro ancora. Anche perché poi le sfumature non sono sempre così semplici da cogliere. Io, tra l'altro, mi ritengo un semplice "appassionato" di Mann, ne un cultore ne altro. Non ho mai letto schede critiche o cose simili sull'autore. D'altra parte, se analizziamo la sua filmografia, mi sembra facile notare quanto detto, ossia l'abbandono (termine forse eccessivo) del classicismo di Heat (Public Enemies sta quì e credo sia la classica eccezione che conferma la regola) o de L'ultimo dei Mohicani, a discapito di film più "moderni" come Miami Vice o questo Blackhat (e quì, a differenza tua, ci metterei anche Collateral, anche se più ibrido).

    Il mio era un discorso valutativo, non stilistico. Cioè per me Nemico pubblico vale quanto Heat e Collateral, grandissimi film per cui non riesco a usare la parola Capolavoro ma poco mi interessa. E personalmente potrei pure mettere Heat dietro gli altri due -qui invece il discorso è solo di personalissime preferenze- e ho quasi rotto dei rapporti per aver messo Nemico pubblico sullo stesso piano di Heat :D (e Alì per me sta poco sotto questi tre)

    Ok, avevo frainteso. Comunque ci sta preferire Nemico Pubblico a Heat, come anche Collateral. Sono film a cui è difficile, "tecnicamente", fare obiezioni. Io preferisco comunque Heat, per diversi aspetti.

    CITAZIONE (raystorm @ 24/3/2015, 23:17) 
    Cinefilo Focus: .....

    Bella recensione ray, ma questa è la parte che preferisco :D
     
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    basta il ridicolo finale di questo film per dichiarare OBIETTIVAMENTE che questo film è veramente pessimo.
    poi i gusti sono gusti, amen
     
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