Humandroid - Chappie

di Neill Blomkamp

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  1. marsellus wallace
     
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    imperdibile

    Un nuovo film di Neill Blomkamp non può certo passare inosservato, soprattutto quanto tratta di argomenti a lui tanto affini, come l'innesto di parti organiche su meccaniche e viceversa, continuando il percorso di nobilitazione della fantascienza che parte da aspetti trash (alieni straccioni, uomini in un futuro derelitto alla deriva, robot rottame), lui che è regista di due notevoli film di genere come Elysium e District 9. La sua ultima fatica è Humandroid, decisamente debitore di Robocop in più punti (il design della terribile macchina da guerra Moose è un omaggio al film di Paul Verhoeven) ma che poi prende un'anima e una soluzione tutta sua fino ad arrivare al finale decisamente sorprendente. Come in Robocop la polizia umana non ce la fa più, domina la criminalità più becera e violenta, armata fino ai denti con ogni tipo di pistola, fucile o bazooka, siamo in Sudafrica (terra decisamente cara a Blomkamp, dove è nato e che ha già visto l'ambientazione di Distretto 9) e allora si pensa di creare un corpo speciale di robot poliziotti chiamato scout comandato in remoto da degli umani. La cosa è decisamente valida, la criminalità organizzata (bande di folli tatuati degni della migliore fantascienza punk) sbanda di fronte al corpo speciale fatto di chip e titani, le città tornano vivibili. Il colossale successo dell'operazione porta a proventi giganteschi, la direttrice della Tetravaal che li produce (una sempre incredibile Sigourney "Ripley" Weaver) è contenta, ma un suo collaboratore (il cattivo del film, Hugh Jackman) vorrebbe che invece fosse installato al loro posto il Moose, un apparato robotico da guerra da lui creato e controllato, questo per meri motivi economici. Ai soldi non è interessato Deon Wilson (il Dev Patel di The Millionaire), il creatore degli scout, che sta costruendo una intelligenza senziente per creare un apparato meccanico che ragiona e progredisce come noi. Nasce così dallo scout nr 22 distrutto in azione Chappie, che sembra un bambino sperduto che deve imparare ogni cosa. Tra interessi e sentimenti inizia un nuovo tipo di guerra.
    Curioso, bizzarro e intelligente, questo Humandroid è un piccolo gioiello da tenerci ben stretti, finalmente dopo i molteplici tentativi da Corto circuito in poi un robot da interiorizzare per simpatia senza dovercelo a tutti i costi far piacere ottenendo il risultato contrario, il dolore interiore di Chappie (mosso benissimo grazie alla raffinata motion capture su Sharlto Copley, attore feticcio del regista), il bimbo di titanio, è mostrato con grandissima sensibilità e consapevolezza, facendoci mano a mano ridere, commuovere e poi arrabbiare, perché la miopia e l'avidità del fattore umano è veramente becera, con il Dio denaro sempre presente a togliere e inaridire ogni rapporto. Mano a mano che il film passa la consapevolezza di quanto Chappie diventa grande e noi piccoli entra e ci disturba, il suo creatore (come lo chiama lui) comincia anch'esso a dover prendere le armi pur aborrendole in quanto alla fine sembrano essere l'unica soluzione, mai la pace, ma solo il fucile più grosso può dire la sua. E in mezzo a vari concetti e discorsi pieni di logica di ragionamento Blomkamp non lesina lunghe scene di spari, botti ed esplosioni, che il povero Chappie cerca di evitare in quanto facenti parti di un secondo mondo a cui lui non vorrebbe mai giungere, sviluppando l'istinto di sopravvivenza ma anche di come sopravvivere, non solo voglia di esistere ma di fare qualcosa di decente in questo mondo perduto e tornato al brodo primordiale di Caino e Abele. Un film forte, deciso, che non vive solo di luce riflessa del suo illuminato predecessore dell'ormai lontanissimo 1987, e il migliore in scena è proprio da Oscar, quando lo daranno ai robot accanto all'indimenticabile Maria di Lang e a Robby un posto dovrà essere custodito da Chappie.
     
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4 replies since 10/1/2015, 15:29   216 views
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