| Due fratelli apparentemente dal lato opposto della legge (in realtà, niente di più sbagliato). Joseph (Mark Whalberg) è il fratello buono, il cocco del padre, quello che lavora in polizia, che ha moglie e figli e che sa sempre qual'è la cosa giusta da fare. Robert (Joaquin Phoenix), invece, è la pecora nera, quello che disconosce la propria famiglia per vergogna delle proprie origini, a cui piace fare il bulletto, non avere limiti, farsi le canne e giocare sporco. Dirige un night club per la mafia russa, offendo una copertura a coloro che sono sempre nel mirino di gente come il fratello e lo stesso padre (anch'esso poliziotto - non ce lo saremmo mai aspettato). E ha cambiato addirittura cognome, in un rinnegare assoluto le proprie origini familiari. Ma quando poi le loro strade si incrociano forzatamente, i legami di famiglia vengono allo scoperto e Bobby si trova costretto a scegliere da che parte stare. Definitivamente.
Un film dallo stile Scorsesiano (viene facilmente alla memoria il più recente The Departed grazie anche alla presenza di Mark, presente in entrambi i film), che cerca quasi di ricalcarne lo stile, inutilmente. In realtà questo film non potrebbe essere davvero più diverso, accantonando il simil tema. Se quello di Scorsese era un vero e proprio capolavoro, meritevole dell'Oscar, dove non esisteva più una vera distinzione fra Bene e Male, in questo la classificazione dei due generi è più che mai assoluta. Pieno di clichè e retoriche a non finire, si nota subito quali siano i buoni e quali i cattivi. E, nonostante la sublime interpretazione, anche il ruolo di Joaquin ha la sua precisa collocazione: è un Buono. Nemmeno all'inizio del film, con la presentazione del personaggio, lo si può scambiare per un attimo per qualcos'altro, nonostante le apparenze. E' un uomo che, rinnegato in qualche modo dalla famiglia, non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, nemmeno in quel night club che con tanto orgoglio dirige. Offe una copertura agli spacciatori più pericolosi della città, ma non si mischia mai a loro. Lo vediamo limitarsi a qualche canna (niente di più banale) e ad un paio di sniffate. Ma quando la sua famiglia si trova in pericolo non esita un attimo a venirne in aiuto. Quello di Bobby è un personaggio con le sue moralità, sa bene quali siano le persone e i legami che veramente contano, nella vita. E nel momento del bisogno non esita un istante a riconoscerli.
Il film in sè rappresenta la crescita personale del personaggio di Robert. Sotto ai nostri occhi, infatti, lo sbandato della famiglia si trasforma pian piano nell'eroe nazionale che, dopo aver contribuito alla cattura di quegli spacciatori che precedentemente copriva, riesce ad entrare all'Accademia e diventare poliziotto, in una girandola di disperazione apparentemente senza scampo, ed in una discesa inesorabile dove, tralasciando il sempre banale -ma apprezzato- happy ending, Robert non può far altro che perdere. A tratti forzatamente surreale (un poliziotto in prova messo a capo di un'operazione importante come quella solo perchè il fratello in quel momento ha una crisi d'identità? xD), il personaggio si fregia di un attore qual'è Joaquin, sempre e comunque ai massimi livelli anche con un film poco più che mediocre come questo. Phoenix, infatti, è la vera stella che regge il gioco. Con un'intensa e disarmante drammaticità ed una concentrazione che non vediamo mai scemare, tratteggia sotto ai nostri occhi un personaggio solo apparentemente debole, anti convenzionale, senza mai sfociare nell'eroe senza macchia e senza paura e peccaminoso di falsa modestia. Al contrario, Bobby rimane sempre e comunque un uomo, con le sua attanaglianti paure e i suoi marcati difetti. E grazie anche alla seducente presenza scenica dell'attore, il suo personaggio, si può dire, è decisamente quello meglio riuscito ed interpretato. Al contrario, il personaggio di Mark Whalberg è molto più debole nella caratterizzazione, a tratti addirittura scostante. A scapito anche di un'interpretazione non brillante, Joseph risulta essere un uomo debole, vuoto, prevedibilmente invidioso del fratello più libero e succube del padre e delle decisione prese solamente per far colpo su di lui, incapace di un pò d'indipendenza. Un personaggio, insomma, come ne abbiamo già visti tanti, e che non ha attrattiva alcuna per il pubblico.
Scenografie e musiche ottimamente combinate al tema del film. Anche la regia, nel suo piccolo, fa uso di piccole strategie che aiutano moltissimo lo spettatore a calarsi ancora di più nella scena che già sta vivendo (come il sentire gli stessi suoni -attutiti, anche- esattamente così come li percepisce il personaggio in quel momento sullo schermo), o di piccoli espedianti d'impatto (come i sorrisi dei ragazzini al funerale, che creano un buon contrasto, o le scene chiassose del locale efficacemente alternate alla disperazione di Bob.) Tutto il restante materiale aiuta a creare un film debole di sceneggiatura, con battute spesso inutili e banali sino alle lacrime, pieno di retorica e di moralismi che ormai hanno stufato tutti. Le tematiche ricordano, in qualche modo, il già citato The Departed, ma il risultato è molto lontano dal più meritevole predecessore. Il Bene è sempre in lotta con il Male, ma sia mai che la distinzione fra le dua "fazioni" non sia più che netta. In tutto il film si capisce sin dall'inizio quel che accadrà da lì sino alla fine, e per lo spettatore, quindi, la visione non è altro che una lunga attesa di avvenimenti già previsti e pienamente azzeccati (addirittura, si percepisce immediatamente che Robert si tradirà grazie alla sua mania per i fiammiferi), in un'escalation sempre più prevedibile. Se comunque il film riesce a piacere, non è certo merito degli sceneggiatori, ma di quegli attori che per nostra fortuna possono fregiarsi di una bravura atipica. Il film nella sua totalità è poco più che mediocre, ma per Joaquin una visione a noleggio ci sta tutta.
Voto: 6.3. Voto all'interpretazione di Joaquin: 8. |
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