Vicky Cristina Barcellona

di Woody Allen

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  1. Kurtz
     
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    E Woody andò in Spagna e si diede alla movida, dei personaggi soprattutto. In Vicky Cristina Barcelona - deo gratia non ci hanno privato del titolo originale con una delle loro - uomini (o meglio, un uomo, e che uomo) e donne saltano da un letto all'altro, incrociano relazioni, accavallano ex moglie e nuove amanti, seducono due amiche a un tavolo in contemporanea. La regia di Woody risente di questa sensualità in movimento e la macchina da presa si abbandona a movimenti molto più fluidi, serpeggia tra le pieghe delle relazioni (e delle lenzuola) dei suoi protagonisti ed accoglie i torridi umori di alcune delle star più hot del panorama odierno, tramutandosi in una sorto di uovo rimpinzato a ormoni e accontentando maschi e femmine: da un lato quel figaccione di Bardem, dall'altro un trittico speciale composto dalla musa Scarlett (la cui burrosa prorompenza ha molto influenzato lo stile delle ultime opere del suo regista), dalla passionalità ispanica di una gustosissima Penelope Cruz (per la prima volta diretta da un americano che riesce a conservarne la sensualità almodovariana) e dal fascino un po' nevrotico di Rebecca Hall. Curiosamente è lei (e poi la Cruz) ad attrarre il vero polo del racconto, mentre Scarlett viene un po' accantonata e relegata con un personaggio tutto sommato neanche così brillante - tanto da vedersi il proprio nome addirittura secondo nel titolo. Vero è che il personaggio della Hall, coi suoi tartaglianti processi mentali, è molto più tipico dell'universo alleniano e si deve anche ammettere che le scene di passione tra Bardem & Scarlett (per non parlare del menage Scarlett/Penelope o del triangolo tra loro) sono pura fiamma - Woody filma il suo seno di scorcio attraverso le lenzuola come aveva fatto in Match Point e Scoop; mi son ricordato di quando un amico tuonava su Scarlett per dirle e mostrale ste poppe una buona volta! Allen è sempre tentato/attratto dalla sua musa bionda, dovunque vada l'intreccio, che è limpido, alterna magistralmente personaggi e destini, predilige prima l'uno e poi l'altro, senza farsi sfuggire nulla, anche se qualche minimo difettuccio nella matassa c'è, qua e là, ma è minima cosa. Di contro una direzione degli attori magistrale - anche se il diretto interessato si schermisce sempre sostenendo che non è merito suo ma della loro bravura - un'alternanza americano(italiano)/spagnolo - deo gratia conservata - che da vita non a un facile gioco di fraintendimenti, quanto a una continua sottolineatura delle distanze, degli ostacoli tra i personaggi che impediscono una relazione stabile e continua, anche in tre, anche quando c'è... il sale.
    Fichissima la locandina.

    7.5
     
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111 replies since 13/5/2008, 17:22   2408 views
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