Black Swan

di Darren Aronofsky

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  1. Guido75
     
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    CITAZIONE (Alexeleven83 @ 26/2/2011, 13:43) 
    Allora, come ti ha detto già il fido gècctorranz, è più probabile accostare questo black swan ad un cronenberg che a un lynch. Anche se Aronofsky, nonostante la pur sempre giovane carriera, può già (anzi, deve) tranquillamente essere considerato un autore indipendente, con le sue tematiche.
    Il raffronto col lynch veniva fatto solo sulla base delle mie percezioni personali dell'angoscia, ma era una questione prettamente sensoriale. Nic ti ha citato Psycho, altri (io stesso) avrebbero potuto citare Rosemary, altri ancora (in questo caso non io :P ) avrebbero potuto citare Donnie Darko (il film :P ) ecc.

    T'avevo capito da principio alex, m'andava di divagare un pò :P

    CITAZIONE (Jack Torrance @ 25/2/2011, 23:03) 
    Premettendo che l'analisi di Aronofsky è comunque ben diversa da quella di Cronenberg, da cronenberghiano, Guido, troverai sicuramente rimandi e situazioni psicologiche che ricordano i film del canadese in cui mutazione e metamorfosi avvengono principalmente dentro e non fuori dai personaggi: Spider e Dead Ringers, per nominarne due, sono film con cui Black Swan condivide alcuni temi.

    Concordo in parte e ti rispondo col senno di poi, dopo aver visto il film.
    Forse, in senso stretto, nel film di Aronofsky c'è più un rimando all'estetica di Cronenberg (la mosca, su tutti) che non alle tematiche,
    anche se i film che citi appartengono a quel periodo artistico dove lo sguardo del canadese stringe dall'universale (critica sociale) all'individuale
    (analisi psicologica), terreno fertile su cui nasce proprio Black Swan.

    In merito al film... gran bel film, penalizzato in parte da un soggetto di partenza poco originale ed alcuni aspetti non del tutto convincenti (un costante punto
    di vista "ad altezza" protagonista, che a volte mal lega realtà ed immaginazione), Black Swan gioca su sottilissimi equilibri psicologici non facili da gestire e
    rappresentare, ma per chi (come me e molti di voi) ama il cinema in tutta la sua visionarietà, sarà facile farsi trascinare nella costante progressione
    narrativa e visiva, che da qualche esercizio di danza in un anonimo appartamento culmina nel bellissimo e suggestivo ultimo atto finale, del doppio soggiogato
    e sconfitto, morte e rinascita di richiamo filosofico. Camera a spalla sempre convincente, fotografia perfetta e musiche di grande impatto emotivo, merito a
    Mansell ma soprattutto a Tchaikovsky. Un passo indietro rispetto a The wrestler, ma Aronofsky si conferma uno dei migliori autori su piazza.

    PS: Piccola postilla, del tutto personale. Lode alla Portman che regge il film praticamente da sola, brava, bravissima ma forse non del tutto convincente (e parte del
    demerito è probabilmente nella scrittura del personaggio) nel rappresentare la crescente dicotomia del personaggio (frame rivelatorio hell!), soprattutto verso la fine.




    Edited by Guido75 - 27/2/2011, 01:31
     
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