Django Unchained

di Quentin Tarantino

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    bellissimo quest'ultimo trailer!!! non vedo l'oraaaaaaaaaaaaaaaaaa :wub:
     
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    www.ivid.it/film/9695/DJANGO+UNCHAINED/Trailer+Italiano+II
     
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    manca pocooooooo!!!!!!!!!!!!!!!
     
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  4. futuregista
     
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    In America escono le prime recensioni entusiaste, ho letto anche alcuni pareri molto favorevoli da alcuni amici, ma... IL TEMA ORIGINALE CANTATO DA ELISA? TI PREGO QUENTIN, NO!
     
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  6. poison78
     
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    Secondo omaggio, rivolto, al cinema di genere italiano per Quentin Tarantino, dopo il bellissimo “Bastardi senza gloria” (2009). Lo“Spaghetti Western” è un genere di costruzione italiana, nato a cavallo dei primi capolavori di Sergio Leone, di cui furono girate circa 500 pellicole nell'arco di soli 10 anni (1964-1974). Contraddistinto da un uso della violenza più marcato e da un quadro di insieme più sporco e ruvido del western di matrice americana del periodo. Ne è un esperto il regista americano che con la sua nuova opera onora uno dei maestri del genere Sergio Corbucci e uno dei suoi film più riusciti Django, interpretato da Franco Nero, presente con un piccolo cameo anche qui.

    In nomination per ben 5 premi Oscar, esplora uno degli avvenimenti più agghiaccianti della storia americana la schiavitù, ed è influenzato dalla famosissima storia di Sigfrido e Broomhilda. Il talento narrativo di Quentin è ancora una volta perfetto. Completamente guadagnata la sua fresca vittoria ai Golden Globe alla voce sceneggiatura. Un piatto di spaghetti brutale, sapientemente cinico e spassionatamente divertente, cotto perfettamente al dente e servito con tanto sangue e dialoghi taglietti. Il risultato è come sempre un film violento che ridicolizza la violenza stessa. Meravigliosamente confermata ancora una volta a pieno la sua grandezza.

    In molti da anni lo accusano di saper fare solo un buon copia e incolla di altre pellicole. In parte è vero, tuttavia in quanti sanno realmente creare qualcosa di originale da un genere così ampiamente sfruttato?! E’ Tarantino il collante essenziale per sostenere tutte le parti di questo perfetto puzzle creativo. In 165 minuti, la sceneggiatura, le interpretazioni, il montaggio e la fotografia non mostrano il fianco. Basti pensare che tutte hanno ottenuto una nomination. L’opening iniziale con la marcia degli schiavi sul bellissimo tema sonoro originale di Django scritto dal grande Luis Bacalov, porta subito l’acqua sul fuoco alla giusta temperatura, mentre è lo sguardo duro e ribelle di uno perfetto Jamie Foxx a mettere il legittimo quantitativo di sale. Sarà subito amore per ogni appassionato di cinema che si rispetti.

    E’ puro divertimento, costruito su maestosi dialoghi e messo in scenda da grandi interpretazioni. La vittoria di Christoph Waltz come miglior attore non protagonista ai recentissimi G.Globe, e la conseguente nomination agli Oscar, è solo la punta più alta di un cast che mette in scena una serie di interpretazioni di livello. Menzione speciale per la coppia di bastardi schiavisti Leonardo Di Caprio e Samuel L. Jackson veramente da applauso. Colonna sonora perfetta, che arriva fino all’hip-hop, a dare il ritmo all’intero film grazie ad un montaggio sonoro anch'esso in nomination.

    Tecnicamente un lavoro impeccabile su tutti i livelli. Un ritratto sul razzismo americano surreale nel divertimento ma reale nel tratteggiare un quadro feroce di una America pre-guerra civile nascosta spesso agli stessi americani. L’intera rappresentazione dello schiavismo di film come “Via Col Vento” completamente ridicolizzata. Il miglior Western degli ultimi anni che mette in riga con “Grinta” anche l’ultimo bellissimo recente omaggio al genere dei fratelli Coen. Attenzione all'esplosivo cameo del regista. Onoraci ancora a lungo caro Quentin!

    8,5
     
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  7. badòands
     
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    bella recensione,che invoglia ancor più alla visione,casomai ce ne fosse bisogno.ormai l'attesa è finta,venerdì lo vedrò.
    unico piccolo appunto al tuo scritto,forse è ingiusto il paragone con lo schiavismo di via col vento.sono film talmente distanti sia come anni che soprattutto come mentalità e cultura popolare che non credo possano essere paragonati per come trattano il tema del razzismo.se fleming nel 38 avesse proposto di girare un copione come django sarebbe stato appeso a un albero e bruciato vivo,non era una cosa pensabile,ne tantomeno accettabile
     
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  8. poison78
     
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    Grazie Badò. Il mio ridicolizzare non è riferito al buon Fleming e alla sua opera per sminuire il suo operato ma solo per rimarcare come da sempre lo schiavismo è stato completamente omesso dal sistema americano.
     
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  9. badòands
     
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    ah ecco,pensavo fosse un paragone più diretto.
    su questo allora ti do ragione,si contano davvero sulle dita della mano(di due mani,va),le opere degne sull'argomento.spesso ci si è provato con buona volontà,ma con risultati troppo buonisti.
    nonostante questo comunque,in america c'è chi ha attaccato il film,accusandolo di aver edulcorato fin troppo la vicenda o averla troppo spettacolarizzata.buffo poi che le critiche principali siano venute da spike lee,uno che dopo aver girato miracolo a sant'anna ha ancora il coraggio di parlare di fatti storici
     
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  10. hawks5
     
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    Ciao a tutti è il mio primo post qui e credo non ci sia modo migliore di iniziare commentando l'ultimo, l'ennesimo gioiello firmato Tarantino.
    Un film bellissimo dove tutto è perfetto, dalla sceneggiatura (ottima e senza sbavature) alla splendida fotografia, le musiche fantastiche (sempre azzeccate, pure il pezzo rap), i dialoghi incredibili e le immense prove degli attori. Qui apriamo un capitolo a parte:
    Jamie Foxx ottimo e fighissimo, Cristoph Waltz straordinario (anche se ricorda molto Landa di IB), Leo DiCaprio anche lui straordinario (la sclerata durante la cena è magistrale), ma il mio preferito è stato Samuel Jackson... un personaggio che è già un mito!
    Le prime due ore scorrono via veloci, senza intoppi, fin troppo lineari per essere un film di Tarantino ma gli ultimi 40 minuti beh... sono veramente GRANDE CINEMA! Non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa a chi non l'ha visto.

    Personalmente tra i film di Tarantino questo Django lo piazzo al secondo posto dopo Pulp Fiction. Secondo me è migliore del pur bellissimo Bastardi Senza Gloria.
     
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    ahahhahaha, visto ieri sera....evviva questa nuova versione di Tarantino inaugurata con BSG. Ne voglio ancora!

    Film: 8 (a salire)
     
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  12. MissDani
     
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    Meravigliosamente Quentin :woot:
     
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  13. futuregista
     
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    Mi è piaciuto. Non è il miglior Tarantino, e non è neanche il peggiore. Gli ho preferito Bastardi senza gloria, per me (nonostante lui in persona sostenga il contrario) sono film molto distanti dal punto di vista stilistico, e molto vicini dal punto di vista narrativo.
    Django è la versione negra di Shoshanna, che cerca la propria vendetta (anzi, la propria Payback, per citare il Black Caesar della musica nera :D) ma arriva a ottenere il riscatto della sua razza, monsieur Candie è l'Hans Landa della situazione, l'esperto di schiavi negri che sostiene la superiorità fisiologica dei bianchi sui (vedi le tre fossette nel cranio), il dottor King Schultz è il tenente Aldo Raine, coinvolto quasi per caso nella missione di riscatto/vendetta di Django/Shoshanna. Le stesse ambientazioni, con gli improvvisi agguati ai delinquenti, ricordano le razzie dei Bastardi contro i nazisti, e la stessa Candyland (teatro della sparatoria/massacro finale) ricorda il cinema di Shoshanna.
    Leggo in molti commenti come viene sottolineato il legame tra Django Unchained e il Django di Corbucci, o - ancora peggio - tra il film di Tarantino e lo spaghetti western. A parte la colonna sonora, in cui torna prepotente, e più volte, l'atmosfera Morricone/Bacalov, la scena dell'addestramento (sulla neve, come nel Grande silenzio) che richiama I giorni dell'ira (tema di Ortolani annesso), tutto il resto del film è pura blaxploitation. Django è una delle bestie scatenate per le strade di Harlem negli anni settanta, parente di Shaft (di cui, guarda caso, la cara Broomhilda porta un evidente segno) e Foxy Brown, monsieur Candie è il padrone bianco circondato da bellezze negre, e l'intera trama ruota attorno alla dimensione mitica (ripresa dalla leggenda tedesca raccontata dal Doc) costruita, nei secoli, attorno a quell'"uno su diecimila" che, evidentemente, è Django. La stessa colonna sonora, pompatissima di soul and R&B (da James Brown a John Legend) e hip-hop, riporta a un genere tutto nero e si concentra (esattamente come negli anni settanta succedeva con Curtis Mayfield, Isaac Hayes e Marvin Gaye, con buona pace dei due, che nella "nuova blaxploitation" Tarantiniana devono vedersi accostati ad RZA e Rick Ross) proprio su quella fetta di mercato che segue il genere per la maggiore.
    Il film è godibilissimo, il ritmo sostenuto (anche se qualche cedimento, qua e là, si nota), e c'è molto Tarantino, tantissimo Tarantino. Il punto critico, forse, è che tutto questo Quentin si addensa soltanto in superficie, senza riuscire a penetrare in profondità. Insomma, tanto spazio per le cicatrici sulla schiena e molto poco per l'anima Tarantiniana più "sofisticata", a cui tutti volevamo si arrivasse dopo quel gran filmone che è stato Bastardi senza gloria.

    Voto: 7,5
     
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  14. Fedor Lynch
     
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    Tarantino fa il Tarantino e confeziona una pellicola frizzante, assolutamente godibile dall'inizio alla fine, che non annoia e che tiene incollati allo schermo con quell'immancabile esaltazione che il regista riesce ogni volta a tirar fuori da noi. Detto questo, a mio parere, "Django" - pur essendo promosso a pieni voti, sia chiaro - è inferiore a "Bastardi senza gloria" che dalla sua aveva uno sviluppo narrativo più interessante, una caratterizzazione dei personaggi più limata e una messa in scena a tratti superiore. Protagonista è appunto Django, schiavo liberato con l'eroica missione fiabesca di salvare la sua bella dalle grinfie di un ricco proprietario. Tarantino si muove perfettamente nel corpo filmico, tra rimandi e citazioni, in una pellicola che brilla in tutti i comparti, dalla fotografia al montaggio, dalle musiche agli interpreti. Quando parte il tema musicale di "lo chiamavano Trinità" viene voglia di applaudire, così come quando la colonna sonora è squarciata dall'ingresso black e prepotente di Rick Ross. E' ancora quindi "leggendario" il materiale trattato dal regista, così come lo sviluppo si attesta sui binari del revenge-movie con le immancabili esplosioni di violenza e quella manciata di sequenze memorabili che si fanno ad aggiungere a tutte quelle viste nei film precedenti. Insomma, Tarantino resta Tarantino.
     
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    CITAZIONE (Fedor Lynch @ 18/1/2013, 20:09) 
    Tarantino fa il Tarantino e confeziona una pellicola frizzante, assolutamente godibile dall'inizio alla fine, che non annoia e che tiene incollati allo schermo con quell'immancabile esaltazione che il regista riesce ogni volta a tirar fuori da noi. Detto questo, a mio parere, "Django" - pur essendo promosso a pieni voti, sia chiaro - è inferiore a "Bastardi senza gloria" che dalla sua aveva uno sviluppo narrativo più interessante, una caratterizzazione dei personaggi più limata e una messa in scena a tratti superiore. Protagonista è appunto Django, schiavo liberato con l'eroica missione fiabesca di salvare la sua bella dalle grinfie di un ricco proprietario. Tarantino si muove perfettamente nel corpo filmico, tra rimandi e citazioni, in una pellicola che brilla in tutti i comparti, dalla fotografia al montaggio, dalle musiche agli interpreti. Quando parte il tema musicale di "lo chiamavano Trinità" viene voglia di applaudire, così come quando la colonna sonora è squarciata dall'ingresso black e prepotente di Rick Ross. E' ancora quindi "leggendario" il materiale trattato dal regista, così come lo sviluppo si attesta sui binari del revenge-movie con le immancabili esplosioni di violenza e quella manciata di sequenze memorabili che si fanno ad aggiungere a tutte quelle viste nei film precedenti. Insomma, Tarantino resta Tarantino.

    A livello narrativo c'è anche la rappresentazione della schiavitù, molto diversa da quella classica di Hollywood (leggasi "Via col vento" ed affini)
     
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