Logan

di James Mangold

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    Allora...Mangold....crea l'ennesima bomba

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    Nessuno è andato a vederlo nel fine settimana?
     
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    E' frustrante veder il miglior Wolverine dopo 8 apparizioni nel mondo mutante e sopratutto sapere che sarà l'ultimo di Jackman. Non mi è assolutamente piaciuto il trattamento a Charles Xavier e la storia è pressoché inedita nell'editoria Marvel, è praticamente un accozzaglia di spunti presi qua e la.

    Il punto di forza, che per quanto mi riguarda lo rende favoloso, sono le interpretazioni di Logan e della piccola Laura Kinney che sono assolutamente perfetti per il ruolo che hanno interpretato. Mi mancherà tantissimo...
     
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    CITAZIONE (raystorm @ 6/3/2017, 16:45) 
    Nessuno è andato a vederlo nel fine settimana?

    Sono rientrato da poco dopo averlo visto al cinema. Io che non sono assolutamente un fan del Wolverine di Jackman ho invece apprezzato tantissimo questo suo ultimo film come non avrei mai immaginato. Del fumetto originale (Vecchio Logan) non è rimasto assolutamente niente e perfino la storia di base è stata completamente stravolta.
    Il personaggio di X-23 nonostante sia stata incarnata in una pischella rende comunque bene in quel ruolo (spero di rivederla presto nel film della X-Force a fianco di Cable e Domino) magari col suo reale aspetto con la quale l'ho sempre apprezzata.
    Il film di Mangold, a parte tutte queste licenze, mi è piaciuto davvero parecchio e merita di esser visto.
    Mi sarebbe piaciuto vedere Sinistro (colui che sta dietro a tutto il progetto della Essex Corporation). Un vero peccato non averlo mostrato nemmeno in un cliffhanger al termine del film...
     
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    Molto molto bene, del resto a parte forse The Wolverine - l'immortale un pelo sotto gli altri, i film sugli X-men hanno mantenuto un certo livello di credibilità e le storie sono molto molto buone, prendessero ad esempio questi per la scrittura dei vari Cinecomics a puntate.
     
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    Logan – L’importanza della redenzione

    Ambientato in un futuro distopico nell’anno 2029, “Logan” ci restituisce un mondo dove gli esseri umani mutanti sono quasi del tutto estinti e le mirabolanti gesta eroistiche di un tempo, sono relegate nei ricordi di chi ha potuto vederle, nei racconti a fumetti e nella fantasia popolare. Logan (Hugh Jackman) ha dismesso i panni di Wolverine e si limita a fare l’autista di Limousine, vivendo aspettando il giorno della propria morte assieme al professor Xavier (Patrick Stewart) e Calibano (Stephen Merchant), in un posto desolato nei dintorni di El Paso. Un giorno però entrerà nella sua vita Laura (Dafne Keen), una ragazzina mutante che dovrà mettere in salvo scortandola fino al “Eden”, meta sicura in Canada per gli ultimi rimasti della loro specie. Assieme a Xavier intraprenderanno un viaggio attraverso gli stati uniti che cambierà per sempre le vite del trio. Serviva James Mangold per portare maturità nel cinema di genere di stampo eroistico, levando così il primato indiscusso alla saga de “Il cavaliere oscuro” di Nolan. “Logan” fin dai titoli di testa non nasconde la sua componente drammatica e asciutta al tempo stesso, la storia è come nei migliori film di genere che si rispettino un pretesto per raccontare altro, per poter proporre temi che in superfice non potrebbero mai essere inseriti, ed infatti l’asciutto aspetto ludico della pellicola fatto anche in questo caso di scontri ed inseguimenti di vario tipo, si sposa perfettamente con tematiche e riflessioni solitamente estranee ad un genere fondato sulla spettacolarità della sua superfice. Mangold che firma anche la sceneggiatura crea ancora una volta un film “altro” come lo era “Copland”, “Ragazze interrotte” o il remake di “Quel treno per yuma”. Nel cinema del regista l’impronta estetica è il contrappunto di un corpo cinema in opposizione, esempio semplice e diretto di questo è proprio “Quel treno per Yuma” che l’ambientazione western è lo sfondo di un film d’avventura credibile perché i protagonisti stessi lo sono. “Logan” è un film di supereroi tratto dai fumetti, un film d’azione, ma nasconde al suo interno un viaggio iniziatico che il protagonista compie per prendere autocoscienza della sua importanza nel mondo e lo comprenderà solamente quando qualcosa di nuovo si sta affacciando all’orizzonte, quando tutto sembra perduto e le certezze non sono nemmeno più opzionabili. C’è un nuovo inizio e una nuova frontiera da andare a esplorare, ma non è più il suo tempo perché egli consegnerà le speranze di un futuro diverso a Laura, che ha un cammino davanti a sé completamente da vivere finalmente libera dagli errori del passato. E mentre i titoli di coda si susseguono al ritmo di “The Man Comes Around” non rimane altro che lasciare Logan e Laura al proprio futuro, uscendo dal cinema commossi ma anche svuotati di un immaginario che ha per anni accompagnato un eroe dentro lo schermo, ma che grazie a Mangold finalmente riceve la giusta gravità anche al di fuori di esso.
     
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