I magnifici sette

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    Titolo: I magnifici sette
    Titolo originale: The magnificent seven
    Tratto dal film di Akira Kurosawa "I sette samurai"
    Regia: John Sturges
    Prodotto da: Walter Mirisch
    Sceneggiatura: William Roberts
    Musiche: Elmer Bernstein
    Paese di produzione: USA
    Anno di produzione: 1960
    Cast: Yul Brynner, Steve Mc.Queen, Eli Wallach, Charles Bronson, Robert Vaughn, Brad Dexter, James Coburn, Horst Bucholz


    Interessante quanto al limite del paradossale pensare come uno dei classici americani in materia di western altro non sia che una rivisitazione del capolavoro del 1954 di Akira Kurosawa “I sette samurai”; detto film godette di un tale scalpore mediatico che eminenti personaggi dell’establishment cinematografico a stelle e strisce ne ipotizzarono una versione nel loro paese e questo interessamento costituì la fase aurorale della realizzazione de “I magnifici sette”, appunto. Come spesso accade per i film che poi lasceranno un’impronta tangibile, le vicissitudini che portarono a quest’ultima furono tortuose e trovarono spazio persino nelle aule dei tribunali. Lou Morheim, Martin Ritt, persino Anthony Quinn sembra siano stati coinvolti in qualche modo agli inizi nel film, per poi non farne parte in prima persona concretamente in una fase successiva; Yul Brynner, a quei tempi all’apice della sua carriera, ebbe voce in capitolo fin da subito, “rischiò” addirittura di occuparsi della regia, il cui ruolo toccò invece (per scelta di Brynner) a John Sturges, reputato in quel periodo il migliore director nell’ambito dei film d’azione e che a tutt’oggi viene menzionato allorché si parla di gemme come “L’oltraggio”, “La grande fuga”, “Sfida all’OK Corral”. Importante e decisiva risultò la scelta di Sturges e della produzione di contornare Brynner di un cast di attori non affermati (a parte il ben conosciuto Eli Wallach), mossa che mostrò presto la sua efficacia, perché costoro portavano i nomi di Steve Mc.Queen, Charles Bronson, Robert Vaughn ed Horst Bucholz. Sembra che Sturges riuscì ad ambientare le riprese in un clima di sana e scherzosa competizione fra giovani attori affamati di successo e desiderosi di mettersi in mostra agli occhi del mondo, cosa che esplode letteralmente nel film dove tutti godono di uno spazio e si distinguono per caratteristiche individuali piuttosto ben scolpite.
    La storia narrata da “I magnifici sette” è conosciuta, trattandosi di una pietra miliare del cinema; comunque, un piccolo villaggio di contadini messicani, onesti e frugali, viene minacciato dalle smanie di un manipolo di banditi affamati, capitanato da Calvera (Wallach), il quale passa spesso ad impossessarsi dei frutti del lavoro di quella povera gente. I contadini, offesi e disperati, chiedono aiuto ad un pistolero mercenario, Chris (Brynner), che, dopo aver accettato l’incarico per pochi dollari, raduna attorno a sé altri sei desperados; Vin (Mc.Queen), Chico (Bucholz), O’Reilly (Bronson), Lee (Vaughn), Harry ( Dexter), Britt (Coburn)…ecco i magnifici sette. La loro perizia nel maneggiare i ferri-sputa pallottole si scontra contro la rozza attitudine di Calvera e soci, in una lotta selvaggia e polverosa per la salvezza fino all’epilogo.
    La sceneggiatura pare non fare della velocità una delle sue armi, i fatti si dipanano secondo buonissima coerenza, con un occhio particolare al retroterra culturale e folkloristico dei contadini messicani che si fonde meravigliosamente con la filosofia di vita portata avanti dai sette pistoleros. La fusione di questi due diversissimi approcci all’esistenza è condotta alla perfezione dal regista, senza per questo che la stessa si configuri come il punto focale della pellicola; in realtà, tale nemmeno tanto latente impronta è ciò che conferisce originalità al film, elevandolo a livelli eccelsi. Insomma, non manca l’azione propria dei western classici, rivoltelle fumano d’odio e di violenza fucili eruttano proiettili alla velocità del suono, la precisione del tiratori è proverbiale, ma il ritratto dei mercenari, poco votati ad una vita normale, affascinati dal pericolo e dall’avventura è brutale e delicato allo stesso tempo. Questo elemento diversifica “I magnifici sette” dalla tradizione western fordiana e lo connota come testimonianza antesignana dei film del genere di Sergio Leone, noto ammiratore della pellicola in esame. Esemplificative, a tal proposito, le parole nella scena finale di Brynner, per cui i contadini hanno vinto, non loro; oppure la descrizione che lo stesso Brynner fa della vita del mercenario, lontano da affetti, amicizie, famiglia e legami stabili. Parole che emanano una velata insoddisfazione generale mista all’ineluttabilità del proprio istinto. Ancora: il discorso del vecchio messicano del villaggio (Vladimir Sokoloff), secondo cui i contadini vincono sempre poiché sono la terra, che è madre di ogni forma vivente e linfa di ogni crescita. Infine, di notevole rilievo ed intensità mi pare ciò che Bronson dice a tre bambini messicani, in virtù del quale lui non ha il coraggio dei loro genitori, che hanno il fegato di mandare avanti una famiglia, lavorare come asini per un obbiettivo mentre lui sa solo usare una pistola. Proprio questi piccoli grandi sguardi alle attitudini dell’uomo fanno a mio parere di questo film un’opera eterna, poiché riflette fra le righe su questioni universali e sempre valide.
    La prova degli attori si distingue per efficacia di ruolo; ogni interprete riesce ad imprimere solidità espressiva ed un’identità ben definita al personaggio giocato. Brynner, naturalmente fa la parte del leone nelle vesti del leader, secco, deciso, una vera maschera di concretezza; a lui è deputata la decisionalità delle situazioni, a lui sono dedicate molte inquadrature (cosa che pare fece un po’risentire l’ambizioso Mc.Queen). Anche Wallach risulta ottimo e conferma l’amore che personalmente nutro per le sue qualità; anche lui è il leader, ma più dozzinale e “caciarone” rispetto a Brynner, non ha la sua classe ma è scaltro e concreto come lui. Una menzione paricolare per Bucholz, il cui Chico è indovinatissimo, giovane, orgoglioso, nervoso, ingenuo…..in fondo, la vita del cow boy assoldato non gli appartiene del tutto.
    “I magnifici sette” si fa ricordare anche per tutta una serie di battute ironiche, le cui incursioni sono sporadiche ma rilevanti; la mia preferita in assoluto è quando Bucholz porta a Brynner una ragazza del villaggio, comunicandogli che le famiglie avevano deciso di nascondere le donne per la paura che loro le violentassero. Beh, Brynner, senza scomporsi minimamente, risponde:”E’ possibile; ma potevano almeno concederci il beneficio del dubbio”. Grandioso!
    I fatti del film si dipanano su un tappeto musicale eccezionale firmato da Elmer Bernstein, che ha saputo comporre in questo caso una melodia straordinaria, tra le più celebri della storia del cinema. Bernstein fu anche candidato all’Oscar per la colonna sonora, ma perse il premio per un soffio, premio che toccò ad “Exodus”.

    Il dvd in commercio propone un campo video buonissimo, i colori sono vivissimi, nessuna sbavatura, non pare neanche una pellicola di 45 anni fa; anche l’audio soddisfa in pieno, permettendo di gustare in toto il mood del film.
    La sezione extra appare ben articolata e curata; a parte un commento audio di alcuni membri del cast e della troupe, troviamo un “makin’of” di più di mezz’ora sugli antefatti e sulla realizzazione del film, con testimonianze e curiosità gustose anche da parte di personaggi esterni, come Chazz Palminteri e John Carpenter. Si continua con i due trailers originali ed addirittura con i trailers dei tre sequel di cui il film fu oggetto dopo il ’60. Si chiude con una ricca photo gallery e con un booklet con la costruzione del film ed altre informazioni.

    Edited by macina - 20/1/2005, 20:10
     
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  2. Kurtz
     
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    ottima rece macina.
    in effetti, kurosawa ha ispirato molto l'occidente e stranamente sempre nel contesto western. se è abbastanza normale per gli americani (i samurai sono la mitologia giapponese così come il Western lo è per gli amerindi) magari è più curioso che anchde Leone si sia ispirato a un suo film, Yojimbo, nella realizzazione di Per un pugno di dollari.
    I magnifici sette è forse uno dei primi western sulla sconfitta dell'eroe. Insieme ai coevi (e precedenti) film di Peckinpah (ma anche con quelli di Penn) darà una bella scossa al genere (sino allora, come dicevi, impostato su ford - e su Hawks). fine del machism e dei vincitori.
    c'è una bella frase che forse riassume tutto il film: "We lost, we always lost."

    Edited by Kurtz - 20/1/2005, 20:29
     
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    CITAZIONE (Kurtz @ 20/1/2005, 20:15)
    ottima rece uasa.

    ......io sono macina, non uasa......

    Comunque hai ragione, la frase finale di Brynner riassume il film....per quanto oggettivamente la banda dei sette abbia vinto contro i banditi, il retrogusto di quel successo sa di sconfitta....
     
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  4. Kurtz
     
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    ops scusa!

    tranquillo macina frequentando un po' questo forum ti accorgerai che qui è la rrregola!
    ogni tanto confondiamo nomi come fosse acqua.
     
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    CITAZIONE (Kurtz @ 20/1/2005, 20:29)
    ops scusa!

    tranquillo macina frequentando un po' questo forum ti accorgerai che qui è la rrregola!
    ogni tanto confondiamo nomi come fosse acqua.

    ma figurati, nessun problema
     
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  6. uasa
     
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    ...seeee, magari l'avessi scritta io!!!

    Ottima!!!
     
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    CITAZIONE (uasa @ 20/1/2005, 20:41)
    ...seeee, magari l'avessi scritta io!!!

    Ottima!!!

    Thanxxxxx!!!
     
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  8. MrBlù
     
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    Ottima-rece-Macina!
    Sembra-di-ripercorrere-punto-per-punto-il-film!E-con-queste-pellicole-è
    davvero-piacevole!!!

    Ho-ancora-la-vhs-...ma-il-dvd-credo-sara'-ben-presto-mio!
    Da-notare-come-diceva-Kurtz-la-fine-dell'eroe-vincente!

    Non-mi-stupiscono-i-commenti-nel-dvd-di-Carpenter...Distretto-13-e-Fuga-da-Marte
    sono-tendenzialemte-ispirati-al-cinema-western-di-quegli-anni-e-resi
    il-primo-metropolitanamente,il-secondo-in-versione-futurista

    Ps-John-è-un-mito!
     
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  9. MrBlù
     
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    Tributo-al-film...

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    rispolvero questa discussione con una chicca:
    McQueen, che era un gran furbone, per rubare le scene a Yul Brynner, protagonista indiscusso fra i "Sette", spesso faceva cose come: lanciare una monetina o giocare con il cappello. Si dice che questo creò dissapori fra i due ma Brynner stesso disse che lui non litigava mai con gli attori, semmai ce l'aveva con gli Studios. Questo suo dire mi venne confermato anni fa dalla figlia di Brynner, Victoria, con la quale sono rimasto in contatto, così come con la sua ex moglie Doris. La sua ex moglie ebbe a dirmi che l'allora suo marito aveva un ottimo rapporto con i suoi colleghi con i quali, in effetti, celebrò anche il suo matrimonio il 31 marzo 1960, proprio durante le riprese.
     
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    Ma che bello sapere che sei in contatto con la figlia di un così grande attore. Brynner fece anche un poliziesco in Italia, ti è piaciuto?
     
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    quello con Ranieri dici? No, quello no. A mio avviso non era azzeccato in quella parte. In quel caso il regista rovinò - sempre mio parere - l'enfasi recitativa di Brynner ( ricordiamo: attore teatrale in primis, quindi Attore con la A maiuscola ) nonché il carattere dello stesso. Il film in generale poi non mi fa impazzire. I miei preferiti di Brynner sono I Dieci Comandamenti, Il Re ed Io, Anastasia, Karamazov, I Magnifici Sette, La Battaglia della Neretva ecc. Comunque film dove lui stava bene. Purtroppo poi il cinema è andato avanti e così è andata a morire quella epoca d'oro che vide Hollywood protagonista, così come Cinecittà, fino a giungere ad attori con la a minuscola
     
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    Anche Il viaggio, Ancora una volta con sentimento, i morituri, La battaglia della Neretva, anche questi sono bei film credo
     
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    si si certo, ovvio sono molti e citarli in pochi secondi non mi vengono in mente
     
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    Le mie labbra cercano il piacere nei posti più inaspettati

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    CITAZIONE (Giosuè Degli Arvali @ 5/1/2022, 22:58) 
    rispolvero questa discussione con una chicca:
    McQueen, che era un gran furbone, per rubare le scene a Yul Brynner, protagonista indiscusso fra i "Sette", spesso faceva cose come: lanciare una monetina o giocare con il cappello. Si dice che questo creò dissapori fra i due ma Brynner stesso disse che lui non litigava mai con gli attori, semmai ce l'aveva con gli Studios. Questo suo dire mi venne confermato anni fa dalla figlia di Brynner, Victoria, con la quale sono rimasto in contatto, così come con la sua ex moglie Doris. La sua ex moglie ebbe a dirmi che l'allora suo marito aveva un ottimo rapporto con i suoi colleghi con i quali, in effetti, celebrò anche il suo matrimonio il 31 marzo 1960, proprio durante le riprese.

    Chicca gustosa
     
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