DUE PARTITE

6-02/09

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    duepartite

    Titolo Originale: DUE PARTITE
    Regia: Enzo Monteleone
    Interpreti: Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Valeria Milillo, Claudia Pandolfi, Alba Rohrwacher
    Durata: h 1.34
    Nazionalità: Italia 2008
    Genere: drammatico

    Una commedia dolce-amara sul mondo femminile. Due epoche, due modi di essere donne. Anni Sessanta: una partita a carte per stare insieme. Ogni giovedì pomeriggio quattro amiche si raccontano amori e tradimenti, teorizzando la maternità, la vita e i problemi del matrimonio. Litigano, ridono, parlano con complicità e un po’ di cinismo. Trent’anni dopo: le figlie si ritrovano al funerale di una delle madri. Sono le stesse bambine che, durante le partite a carte, giocavano nella stanza accanto. Come le loro madri, si confidano sogni e paure, il tempo che passa, il rapporto con il lavoro, il desiderio di maternità. Sono passati decenni ma l’identità femminile sembra inalterata, nonostante la carriera e l’emancipazione; essere donna significa oggi come allora energia, allegria, fatica e dolore.



    Edited by hellboy1 - 4/10/2011, 19:19
     
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  2. marsellus wallace
     
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    Due partite



    Regia: Enzo Monteleone
    Sceneggiatura: Cristina Comencini, Enzo Monteleone
    Attori: Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Valeria Milillo, Claudia Pandolfi, Alba Rohrwacher
    Fotografia: Daniele Nannuzzi
    Montaggio: Cecilia Zanuso
    Musiche: Giuliano Taviani
    Produzione: Cattleya, Rai Cinema
    Distribuzione: 01 Distribution
    Paese: Italia 2008
    Uscita Cinema: 06/03/2009
    Genere: Commedia, Drammatico
    Durata: 94 Min
    Formato: Colore



    Trama: Otto donne, quattro madri e quattro figlie, si ritrovano in tempi diversi a raccontarsi la loro vita e i loro problemi. Nel 1966 le madri con le figlie piccole si ritrovano a giocare ogni giovedì pomeriggio a carte, una di esse è in procinto di avere una bambina, ed è timorosa del futuro per la sua creatura. Le amiche poi non fanno nulla per nasconderle le difficoltà del mondo e i dolori del parto futuro, raccontando con sincenrità anche amori disillusi e tradimenti.
    Trenta anni dopo, in occasione del funerale di una delle loro madri, le quattro figlie si ritrovano assieme, nella stessa stanza delle carte, a parlare dei loro problemi. Il faccia a faccia rivela che le cose e i tempi sono passati, ma le emozioni e le difficoltà sempre le stesse.



    Recensione: Ci sono lavori che escono dal teatro e arrivano al cinema con grande impatto (ricordo con piacere la perfetta trasposizione di Rumori fuori scena del 1992, con un cast stellare che purtroppo rievoca anche tristi scomparse, come quella di Christopher Reeve e John Ritter, ma in tempi recentissimi anche Il dubbio, tanto per citarne solo due, ma ci sono moltissimi casi), altri, invece, sono confinati alla loro origine e su pellicola in fondo non paiono granchè. Questo è il caso di Due partite, la malinconica storia di otto donne che nel 1966 e nel 1996 si confrontano su vari temi e sui problemi personali.
    Prima di dirvi le debolezze che si sono evidenziate in trasposizione, partiamo dalle situazioni della piece di Cristina Comencini riportate da Enzo Monteleone (regista di El Alamein) in pellicola per poi giungere alle conclusioni.
    Nel 1966 quattro donne ogni giovedì si riuniscono per giocare a carte, portandosi dietro le loro tre figlie (una non ne ha ma sta per partorire) che stanno nella stanza accanto a giocare con le bambole e a tagliare le figure di moda. Ognuna ha delle problematiche particolari, chi ha il marito che la tradisce, chi tradisce il marito, chi fa la perfettina ma ha un sacco di problemi e chi in procinto di avere un figlio ha mille timori e piange in continuazione. Le quattro donne non riescono a giocare a carte e continuano a confrontarsi con forza e durezza, con parole pesanti e frecciate l'una verso l'altra. Alla fine una ambulanza porta via la gestante e si fa un salto di trenta anni, dove le quattro figlie si radunano per un funerale.
    Nel 1996, tutte vestite di nero, si ritrovano come le loro madri a parlare dei loro sogni, dei loro uomini, delle loro paure, la fondamentale differenza è che una di esse non riesce ad avere figli, cercandoli intensamente con la fecondazione artificiale.
    Il cast del 1966:Margherita Buy è Gabriella, una donna che nasconde dietro la facciata di perfezione dei profondi problemi, Isabella Ferrari (qui lontana dalla scena hot di Caos Calmo) è Beatrice, la gravida timorosa del futuro, Marina Massironi è Claudia, la donna tradita dal marito, tresca che lei giocoforza sopporta, Paola Cortellesi è Sofia, la algida fumatrice incallita che invece tradisce il marito.
    Il cast del 1996: Carolina Crescentini è Sara, figlia di Gabriella, una pianista giramondo che mal sopporta l'amorevole marito che le fa trovare tutto pronto, Valeria Milillo è Cecilia, figlia di Claudia, ossessionata dall'avere figli, Claudia Pandolfi è Rossana, la figlia di Sofia che usa una sigaretta finta per non avere gli stessi problemi della madre, ed infine, la più misurata di tutte, Alba Caterina Rohrwacher che è Giulia, figlia di Beatrice, morta suicida, che cerca di superare il trauma.
    Da segnalare che nella brevissima intersezione tra i due atti, con l'ambulanza e il funerale, il ciclo nascita-vita-morte che si compie, vediamo brevemente le tre attrici del 1966 pesante invecchiate da un trucco notevole usanto solo per brevi secondi.
    Ricollegate madri con le figlie, il gioco e il divertimento al cinema finisce in fondo qui:i discorsi che a teatro possono avere valenza positiva perchè il pubblico ascolta una scena in quel momento reale e gode anche della costruzione di essa, in una trama tanto immobile nella sala cinematografica si disperdono, annoiano e paiono delle invenzioni intellettualoidi poco ficcanti, modestamente partorite per sembrare geniali senza dire nulla di che. Le musiche d'epoca sono gradevoli (vedremo poi una famosa pubblicità di una banca dove ha copiato il motivo musicale) ma paiono inserite a forza per contestualizzare senza nessun senso pratico. Prendete l'esempio del biglietto che non viene mai letto da Beatrice per via dei suoi dolori da gestazione, quando nel 1996 lo leggeranno, direte: "Tutto qua?". Una apnea di sorpresa del tutto sbiadita, che non dice nulla, vale un tono decolorato di riporto che potevano benissimo non mettere. Non essendo poi dei discorsi pieni di chissà che verità assolute, a reggere il film rimane solo la simpatia delle protagoniste, molto più marcata nel 1966 che nel 1996, dove le quattro figlie sono in fondo solo della progenie che vive di propria necessità senza voler dare nulla a compagno, marito ma anche amante che sia, cose iconizzate dal discorso di Cecilia che un figlio si puà crescere benissimo da sole. Le donne di un tempo avevano maggiore impulso d'amore genuino, quelle di oggi vivono la passione come un fast food finalizzato a una necessità ormonale (visto che c'è la fecondazione artificiale non serve neppure farlo per avere figli) o a un dovere quasi noioso (vedi ciò che dice Rossana su Saverio), se un uomo si dimostra amorevole e gentile rischia anche forti critiche (Sara con Mario).
    Il grande tema del film è di mostrare chi è migliore o meno, il problema è che alla fine gli anni sono passati ma in fondo le cose sono uguali.
    Tutte queste cose fondamentalmente valide sono appiccicate sullo schermo con la carta moschicida che non si usa ormai da anni, mancano di quel tocco di classe per rendere un lavoro teatrale di totali dialoghi (senza scenografie che lo movimentano) affascinante anche al cinema.
    In definitiva un film all-women uscito per la festa della donna che non è altro che un grande insieme di pensieri e sensazioni proprie che l'autrice (parliamo della Comencini) elabora senza riuscire ad affascinare nella messa in scena diretta da Monteleone, dialoghi poco omogenei e a volte banali, interessanti come una chiaccherata tra amiche sui loro uomini e i loro sogni, che non ripagano il costo del biglietto del cinema, di quello del teatro sicuramente un po' di più visto che quella è la locazione giusta.



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    penso proprio che passo alal grande...
     
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    visto stasera. più che DUE PARTITE, DUE PALLE..... <_<
     
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  5. Sixx^
     
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    Ieri sera al cinematografo non ne hanno parlato male. Hanno comunque detto che il primo tempo surclassa il secondo. :)
     
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  6. marsellus wallace
     
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    CITAZIONE (Sixx^ @ 9/3/2009, 09:22)
    Ieri sera al cinematografo non ne hanno parlato male. Hanno comunque detto che il primo tempo surclassa il secondo. :)

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5 replies since 21/2/2009, 23:58   152 views
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