Matti da slegare

1975, film documentario di Marco Bellocchio

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    TITOLO: Matti da slegare
    REGIA: Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Stefano Rulli, Sandro Petraglia
    FOTOGRAFIA: Ezio Bellani, Dimitri Nicolau
    MONTAGGIO: Sandro Petraglia, Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Stefano Rulli
    PRODUZIONE: 11 MARZO CINEMATOGRAFICA PER ASSESSORATO PROVINCIALE DELLA SANITA' DI PARMA E REGIONE EMILIA-ROMAGNA
    DISTRIBUZIONE: INDIPENDENTI REGIONALI
    PAESE: Italia
    ANNO: 1975
    GENERE: Inchiesta sociale, televisivo
    DURATA: 140 Min
    FORMATO: B/N VERSIONE ORIGINALE 16 MM DI 180' E' STATA 'GONFIATA' A 35 MM.
    VISTO CENSURA: 14


    Girato in 16 mm nel manicomio di Colorno (Pr) e finanziato dalla provincia di Parma, questo documentario è la riduzione di Nessuno o tutti, film documento in due parti (Tre storie, Matti da slegare) di 100 minuti ciascuna, distribuito nel circuito alternativo di ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali.
    Il film è andato in onda in tv il 18 e 25 giugno del 1977; la versione originale è intitolata Nessuno o tutti, durava 180 miniti, non è mai stata ditribuita in sala, ma presentata ai festival di Berlino, Venezia, Nyon.

    Non è semplice per me nell'analizzare questo titolo scindere il cuore dal cervello.
    Tuffarsi per più di due ore in un'inchiesta circa la malattia mentale è qualcosa che smuove la coscienza, che fa riflettere, che richiama una parte interna di me stesso; potrei "filosofeggiare" per pagine e pagine sull'importanza di un'operazione di questo tipo, su quali siano a mio avviso i diritti dei sofferenti psichici, sull'uso e soprattutto sull'abuso che l'uomo nel corso della storia del mondo ha fatto dei manicomi. Ma non lo farò: l'intento, per quanto meritorio, mi porterebbe troppo lontano e siamo su un forum di cinema, non su una piattaforma che discute i temi del sociale.

    Mi limiterò dunque a parlare del film in sè e per sè. Girato da Marco Bellocchio con il sostegno del regiata/autore Silvano Agosti e con i critici cinematografici Sandro Petraglia e Stefano Rulli e musicato da Nicola Piovani, Matti da slegare porta le telecamere sia all'interno del manicomio di Colorno (Pr) che all'esterno, riportando frammenti di esistenza di alcuni degenti che sono usciti da lì o da altri istituti di correzione.

    Siamo nel 1974 e l'interesse di Bellocchio per le istituzioni e per le pieghe malate che vi si annidano come spire perverse non era certo una novità: con il clamoroso I pugni in tasca si era occupato delle contraddizioni dell'etica borghese e della famiglia, con Nel nome del padre di un convitto di gesuiti, con Sbatti il mostro in prima pagina del mondo dell'informazione, con Marcia trionfale (due anni dopo Matti da slegare) dell'estetica militare. Insomma, il regista di Bobbio ha nutrito fin dagli albori della sua carriera spiccato interesse per l'istituzione come forma organica della società dipingendone con sapiente pennello difetti e strutturazioni. Ma se nel caso delle opere sopra citate era comunque ricorso al film, nel caso della pellicola n oggetto ha invece preferito non sovrastrutturarlo con una sceneggiatura e degli attori di professione per lasciare spazio a facce e storie legate alla realtà tout-court.
    Con una telecamera mai invadente e con nessuna over voice che potesse emettere giudizi o guidare lo spettatore, ha lasciato che quest'ultimo venisse rapito dai degenti e dagli ex degenti di una struttura manicomiale.

    Il film è forte, su questo vi sono pochi dubbi; grande, grandissimo merito è stato quello di non infarcire la pellicola di storie raccapriccianti che potessero ingenerare una sorta di pruriginosa vis voyeristica. Bellocchio e soci non hanno pertanto "spremuto" quelle persone carpendo da loro sorprendenti particolari del loro passato. In questo senso Matti da slegare rispetta molto i suoi interlocutori, non li mette in piazza, non li regala alla mercè degli altri, non li stupra come sono stati stuprati nel manicomio, salvaguardia la loro dignità di esseri umani.

    Di certo poi il film è un'inchiesta. Un'inchiesta sulle cattive condizioni in cui il manicomio li ha fatti albergare, un'inchiesta sull'atteggiamento da carcerieri degli infermieri, un'inchiesta sul ruolo pesantemente istituzionale che molti psichiatri hanno mantenuto, un'inchiesta sullo sfruttamento del lavoro dei degenti da parte di "padroni nell'ombra", un'inchiesta sulla difficoltà di reinserimento in società di chi è stato in quattro mura e magari spesso legato, percosso, vilipeso.

    La prima parte tratta tre storie di vita di altrettante persone. Vi è molta negatività.
    La seconda parte è un po' più aperta e speranzosa con due storie bellissime e il racconto di un assessore emiliano che prese molto a cuore questa causa. Una famiglia decide di tenere in casa per un anno sei ex degenti di un OP (ospedale psichiatrico); marito e moglie dimostrano una sensibilità rarissima, i loro occhi si imbevono di pianto mentre raccontano ad esempio che questi ragazzi, una volta entrati in casa e visti i mobili, non volevano toccarli per non sporcarli tanta era la loro disabitudine a stare in un contesto in cui erano presenti dei mobili. E poi l'inserimento di quattro disabili in una fabbrica; gli operai raccontano con meritorio trasporto quanto questi ragazzi abbiano voglia di venire al lavoro e di come l'armonia stessa dell'intero gruppo di lavoro abbian beneficiato dell'affetto portato dai nuovi arrivati.

    Ma ad un barlune di luce fa ancora da contraltare il buio più pesto: si viene a sapere allora che, con il cambiamento di mentalità che stava avanzando verso la dismissione dei malati psichici dagli OP (fermento che avrebbe portato, anno 1978, alla formale chiusura degli OP grazie alla legge legata a Franco Basaglia, direttore dell'OP di Trieste), molti malati avevano la possibilità di rifarsi una vita fuori dalle brutali mura del manicomio. Alcuni ce la facevano, ma antri preferivano restarci. Terribile. Agghiacciante. Un perverso prodotto della cattiveria dell'uomo. Una conseguenza deteriore dell'umana natura. Alcuni erano a tal punto abituati a quelle quattro mura che da quelle quattro mura non volevano uscire. Non riuscivano a uscire. E volevano restare lì. "Non me ne frega niente di quello che c'è fuori"...dice uno di loro. Senza parole.

    Il film è anche connotato da una vena sinistroide, anche su questo non ho dubbi. Come è costruito, come è strutturato in alcuni frangenti, le situazioni che si creano. Le storture culturali prodotte dai manicomi vengono lette anche come elemento da arginare tramite la lotta di classe. Pensiamo comunque alla storia e a come è andata veramente e ci renderemo conto che in effetti la solidarietà e l'anelito all'uguaglianza propugnati da quei movimenti di pensiero hanno contribuito in modo sostanziale a scardinare quei maledetti cancelli e a lasciare le porte aperte una volta per tutte a quelle persone.

    Matti da slegare è dunque un documento militante; e militante nel senso buono del termine, poichè intende portare all'attenzione un fenomeno di cui si parla poco, perchè, appunto, circoscritto in quelle fottute mura le quali, in una prospettiva becera e custodialista, eliminavano un problema semplicemente ghettizzandolo. E, andando per un attimo con gli occhi di alcuni protagonisti, toglievano un problema alle pigre menti dei borghesi. Questo atteggiamento ha però depredato la dignità di tante persone, come viene delineato in questo film, dove una donna racconta di essere rimasta legata per cinque anni. Cinque anni...cinque anni...cinque anni...cinque anni...No comment.

    Qualcuno potrà asserire, a fine visione, che il documentario in questione è un po' anacronistico. Per certi versi ha ragione. A costui però pongo questo interrogativo: è possibile prendersi il lusso di tacciare di veccchio qualcosa che rimanda al sopruso e alla prevaricazione verso individui incapaci di intendere e di volere e che non avevano la possibilità di difendersi? Io credo di no. Il film di Bellocchio rimanda a concetti morali generali, la malattia mentale esiste ancora oggi e, se è vero che nella maggior parte dei casi i manicomi sono stati chiusi, non dobbiamo dimenticare quello che è stato e tutto il fermento che ha portato noi tutti a trattare questa gente in modo più consono e civile. Quindi, se di anacronismo si può parlare, non credo che questo sia l'elemento su cui tutti noi dobbiamo soffermare maggiormente la nostra analisi in questo caso. E se anche avessimo quest'idea, pensiamo almeno per un secondo a quei maledetti cinque anni.

    Edited by macina - 23/6/2010, 07:50
     
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  2. MrBlù
     
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    Ragazzo,sarà-che-parli-anche-della-tua-materia,ma-leggendo-quanto-hai-scritto-il-cappello-da-gringo-questa-volta-me-lo-tolgo-io ;)
    Eravamo-piccoli,piccolissimi,quando-ci-fù-la-"rivoluzione"-Basaglia, (che-ho-letto-anche-tu-citi) , psichiatra-che-lavorò-come-operatore-prima,
    e-come-direttore-poi-nel-famoso-OP-di-Trieste,trasformandolo-e-portando-luce-sui-fatti,fino-a-bussare-alle-gerarchie-di-governo-romano.

    Bene-facendo-due-conti,Bellocchio-documenta (come-de-Seta-in-questo-caso) proprio-qualche-anno-prima-del-cambiamento-definitivo,
    benche-qualcosa-si-era-già-smosso-nella-morale-collettiva,e-la-giustizia-per-fortuna-cominciava-a-vigilare-piu-fisicamente.
    La-capacità-di-Bellocchio-sono-già-note-ai-piu,credo-e-sono-certo-da-come-ne-parli,che-anche-in-questo-contesto-ha-dato-tanto
    sia-in-termini-di-schiettezza-che-di-etica-non-imposta.

    Si-trova-nel-cofanetto-dedicato-al-regista?
    Si-è-scatenata-la-tua-vena-documentarista-ultimamente ...
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 23/6/2010, 04:22)
    Ragazzo,sarà-che-parli-anche-della-tua-materia,ma-leggendo-quanto-hai-scritto-il-cappello-da-gringo-questa-volta-me-lo-tolgo-io ;)

    Sei molto gentile. :)
    In effetti questa rece mi è venuta veramente bene, anche perchè in questo "conflitto" fra cuore e cervello è arrivata la razionale emozione che ha messo tutto a posto sia da un punto di visa del contenuto che della forma. :)

    Poi sai...a me un tipo di film del genere induce qualcosa dentro che non so nemmeno spiegare. Non ho mai professionalmente lavorato con la sofferenza psichica, anche se le sue caratteristiche le ho studiate all'università e soprattutto ho fatto servizio civile in questo ambito e il tirocinio all'università stessa. Entrambe le esperienze sono state simili, nel secondo caso ero solo più consapevole di quello che stavo facendo. Visitare l'ex ospedale psichiatrico di Novara, le "stanze della tortura" (come le chiamava un infermiere che conobbi allora), vedere come comunque a queste persone ora vengano date condizioni di vita migliori...fu qualcosa che mi tonificò e mi sedusse cuore e cervello. Parlare con queste persone, alcune delle quali avevano le mani ricurve per le cinghie che avevano troppo spesso stretto i loro polsi, alcune delle quali avevano delle specie di cavità nelle tempie per i troppi elettroshock che avevano subito...parlare con queste persone per me fu incredibilmente bello e formativo...capii che non erano dei mostri da circo, che cazzo, capii che erano persone come me, solo con gravi problemi, ma che sognavano, avevano desideri, avevano emozioni come me. E che di certo che il manicomio non li aveva aiutati a migliorare, li aveva solo sottratti agli occhi de "la meglio gente". :)
    Allora cullai il sogno di lavorare per tutta la vita con queste persone; poi le circostanze dell'esistenza e della professione mi fecero virare sulla disabilità e non sulla psichiatria. Dopo alcune esperienze in altre istituzioni, da 5 anni lavoro adesso in un centro di ragazzi down, I MIEI RAGAZZI CAZZO... GUAI CHI ME LI TOCCA ^_^ Quando nel film di Bellocchio ho visto quei due ragazzi down che avevano trovato impiego in una fabbrica concretizzando quello che dovrebbe sempre essere e quello per cui la gente come me si impegna che sia...ti dico, mi è venuto da piangere...e il cuore mi si riempie di speranza quando vedo queste testimonianze.
    Grazie Marco Bellocchio, scusate per l'OT. :)



    CITAZIONE (MrBlù @ 23/6/2010, 04:22)
    Eravamo-piccoli,piccolissimi,quando-ci-fù-la-"rivoluzione"-Basaglia, (che-ho-letto-anche-tu-citi) , psichiatra-che-lavorò-come-operatore-prima,
    e-come-direttore-poi-nel-famoso-OP-di-Trieste,trasformandolo-e-portando-luce-sui-fatti,fino-a-bussare-alle-gerarchie-di-governo-romano.

    Sei molto ben informato. ^_^


    CITAZIONE (MrBlù @ 23/6/2010, 04:22)
    Bellocchio ... che-anche-in-questo-contesto-ha-dato-tanto
    sia-in-termini-di-schiettezza-che-di-etica-non-imposta.

    Si-trova-nel-cofanetto-dedicato-al-regista?
    Si-è-scatenata-la-tua-vena-documentarista-ultimamente ...

    Ci puoi giurare fratello! Bellocchio veramente allo stato puro, è una delizia sentirlo con quella sua vocina un po' stridula che pone domande ai malati psichici del film. :wub:

    No, questo documentario NON è mai uscito in dvd. Nel cofano che ho io ci sono Nel nome del padre, La condanna, Enrico IV e La balia più un dvd con due documentari sulla sua poetica.

    La mia vena documenttaristica sta andando a tavoletta senza freni in effetti. :woot: D'altronde è una valvola di sfogo alla mia sete di inchiesta, verità, realtà allo stato puro e storie torbide, malate, difficili.
    :)
     
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  4. MrBlù
     
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    Sapevo-che-conteveva-uno-o-due-documentari-il-cofanetto,quindi-avevo-ipotizzato-fosse-fra-quelli. Peccato-che-non-sia-così...
    immagino-divx-anche-questo-quindi :(

    Sapevo-che-era-una-tematica-che-ti-aveva-comunque-coinvolto-da-molto-vicino :)
    Beh-che-dirti,anch'io-avrei-esperienze-personali-da-raccontarti-in-quanto-una-mia-zia-fù-curata-proprio-con-elettroshock-negli-anni-'70
    e-ne-porta-i-segni-tutt'ora,per-fortuna-solo-estetici-anche-se-spesso-il-sottoscritto-la-prende-per-i-fondelli,appellandola-come-"bruciata" :lol:
    non-lo-è,tutt'altro...anche-perche-la-sua-era-semplice-depressione-post-rottura-matrimoniale...curata-con-elettroshock-ci-rendiamo-conto?!
    Inoltre-come-sai-da-ormai-6-anni-i-miei-si-prendono-cura-di-una-persona-Down-rimasta-completamente-sola, una-promessa
    (per-il-sottoscritto-eccessiva) in-punto-di-morte-alla-mamma,cara-amica-di-famiglia...
    però-non-è-facile-vivere-e-convivere-con-certe-situazioni,un-giorno-ne-parleremo.
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 24/6/2010, 02:57)
    una-mia-zia-fù-curata-proprio-con-elettroshock-negli-anni-'70
    e-ne-porta-i-segni-tutt'ora,per-fortuna-solo-estetici...la-sua-era-semplice-depressione-post-rottura-matrimoniale...curata-con-elettroshock-ci-rendiamo-conto?!

    Purtroppo la cosa, per quanto mi ferisce molto, non mi stupisce; probabilmente infatti sai che gli OP nei decenni scorsi diventavano dei ricettacoli di persone con problemi dalla natura più variegata.
    Vi entravano coloro che effettivamente soffrivano di una malattia mentale, ma anche prostitute, persone eccentriche, alcolisti.
    Insomma, se la ragioni in questo modo (che poi è la storia a raccontarci questo), capira come:
    1) le strutture manicomiali non erano assolutamente in grado di produrre una cura coerente anche perchè contenevano persone con differenti problemi;
    2) il manicomio era veramente una stortura della cultura borghese, per cui le persone "scomode", che davano fastidio, andavano nascoste.

    In virtù di tutto quanto detto, la tua povera nonna il cui unico problema era quella di una depressione post matrimonio, ha dovuto subire quella barbarie...una cosa che non sta nè in cielo nè in terra...Se oggi dovessero internare tutti coloro che patiscono una cosa del genere, dovrebbero aprire centinaia di OP...

    CITAZIONE (MrBlù @ 24/6/2010, 02:57)
    un-giorno-ne-parleremo.

    Ben volentieri...non lo sapevo comunque questa cosa... :)
     
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  6. MrBlù
     
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    CITAZIONE (macina @ 24/6/2010, 13:03)
    la tua povera nonna

    no-era-una-poveria-zia...paterna :)
    viva-e-vegeta-tra-l'altro,come-ti-scrivevo-la-prendo-tutt'ora-in-giro,ci-si-ride-su-per-fortuna :)
    è-relativamente-giovane-non-arriva-ai-70,quando-subì-tale-"servizio"-non-era-ancora-trentenne
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 25/6/2010, 04:16)
    no-era-una-poveria-zia...paterna :)

    Chiedo scusa, avevo capito che era una zia, non so perchè ho scritto "nonna"... :)
    Dagli un abbraccio da parte mia quando la vedi comunque.
     
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6 replies since 22/6/2010, 21:02   307 views
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