-
.
Lino Settembre e Chicca sono sposati da tanti anni. Un matrimonio felice e affiatato, nonostante le differenze: lui giornalista sportivo per il Messaggero, lei docente universitaria di filologia romanza, proveniente da una famiglia di primari e pianisti, dove tutti figliano come conigli. Lino e Chicca non hanno figli, non sono arrivati, ma quando Lino comincia ad accusare i primi segni di una demenza senile precoce e degenerativa, Chicca si trova a fargli da mamma, ad occuparsene come fosse un bambino.
. -
MrBlù.
User deleted
Bel-commento e-grazie-per-la-presentazione...si-ti-ringrazio-perche-ormai-con-Avati-bisogna-essere-dei-centometristi
o-non-si-riesce-a-rincorrere-tutte-le-pellicole-che-mette-in-opera. Di-questa-non-sapevo-nulla,ma-di-certo-è-criticabile
questa-smania-di-far-cinema-a-ogni-costo,perdendo-quel-tocco-che-aveva-nelle-prime-venti-pellicole-di-sua-carriera.
Il-trailer-così-montato (Un-pò-alla-regole-dalla-casa-del-sidro ) mi-preoccupa-parecchio,ma-finirò-per-vedere-anche-questo,
in-home-video-però! Bentivoglio-tra-l'altro-è-come-il-buon-vino.... -
Trinità&Bambino.
User deleted
Il film secondo me scorre bene fino a 2/3 della sua durata.
La recitazione di Bentivoglio è buona, soprattutto nella prima parte quando l'Alzhaimer comincia a farsi sempre più presente nella sua vita e a minare il rapporto che ha con la moglie.
Il finale secondo me è un po' campato in aria per come è stato reso, poco credibile e per quanto mi riguarda fa scemare il buono che era stato introdotto durante la parte inrtoduttiva del film.
. -
Cerutti Gino.
User deleted
La tassa Avati quest'anno la salto: un anno sì e un anno no, mi spiace Pupi
Anche perche' il trailer non mi sconfinfera e Francesca Neri per me vale poco: tra l'altro con quel lifting e' piuttosto inquietante.... -
.CITAZIONE (Cerutti Gino @ 11/10/2010, 23:22)La tassa Avati quest'anno la salto: un anno sì e un anno no, mi spiace Pupi
Anche perche' il trailer non mi sconfinfera e Francesca Neri per me vale poco: tra l'altro con quel lifting e' piuttosto inquietante...
mi sa che è anche due volte l'anno!. -
.
Mi sono convinto di una cosa: almeno secondo il mio punto di vista Avati fa bene a fare uscire un film all'anno. Da una parte mi spiace, quasi per ansia di compendio, essere sempre sul filo del rasoio nel dovermi procurare le sue opere che sgorgano così velocemente), ma dall'altra riesco sempre a trovare del buono in ogni suo film, spesso dell'ottimo. E continuo a considerlo anche adesso un artista capace di confezionare delle piccole-grandi opere dal sapore Avati, profumandole di quelle essenze che sono tipicamente sue, le essenze dei piccoli centri, delle piccole cose. Quasi che il nostro Amato Pupi voglia sempre ricordarci da dove veniamo, con tenerezza, leggerezza e delicatezza.
Le stesse vibrazioni le ho avvertite con Una sconfinata giovinezza, dove il regista emiliano si trova alle prese con un tema estremamente delicato, il morbo di Alzhaimer. Ma questa terribile malattia (terribile nel vero senso della parola, la mia ragazza ha una nonna che ne è affetta e so quello di cui sto parlando dunque) diviene alla fine un "pretesto" per parlare anche di altro. Ed ecco allora un dolce puzzle che ci parla di senilità, della fragilità dei rapporti famigliari, della bellezza della relazione fra marito e moglio, del disappunto e della mestizia di non essere riusciti a mettere al mondo un figlio, dell'istintiva follia dell'infanzia, di come i ricordi affiorino nella terza. In questo senso ho trovato in Una sconfinata giovinezza veramente bello e interessante anche il parallelismo che viene instituito fra il protagonista Lino Settembre da bambino (con una fotografia tendente al seppia) e quello dell'attualità. Passato e presente si rincorrono giocando a essere uno causa ed effetto reciprocamente in un chiaro riferimento al fatto che nella vita nulla di distrugge, tutto lascia una traccia e il passato concorre in modo massiccio a definire quello che ciascuno è oggi.
La malattia viene trattata da Avati con la giusta distanza, con i piccoli gesti, senza stupire, come sempre gli accade. I toni non divengono mai melodrammatici e mielosi e la prova di Bentivoglio lo aiuta molto in tal senso. Mai un gesto fuori posto per questo grande attore che dobbiamo sempre plaudire per l'intensità delle sue recitazioni; la Neri mi è piaciuta, non da impazzire, di solito non è tra le mie performer del cuore, ma meglio qui rispetto alla sua prova ne Il papà di Giovanna. Il resto del cast si muove in un adeguato ensamble corale, anche se a livello di amalgama di gruppo si è visto di meglio in altre pellicole di Pupi. Bene Lino Capolicchio, la Morabito, la Blanc e ricordiamo anche le presenze di Serena Grandi e di Gianni Cavina, un attore-amico che Avati ha preso nella sua famiglia da più di 30 anni.
Posso anche però dire, a fronte di una grande piacevolezza che ho provato, che la seconda parte, l'ultima mezz'ora, non mi ha convinto del tutto poichè va a sbrodolare le ottime premesse della prima ora. Il filo narrativo a Pupi sfugge un po' di mano e onestamente ciò che accade risulta un po' forzato e si perde quel mordente che nella prima parte coinvolge molto lo spettatore.
Come sempre, i film di Avati parlano della vita in tutte le sue declinazioni: è difficile che una sua pellicola sia focalizzata si un unico tema. Tutto diventa molla per parlare di tutto secondo questo fecondo regista, tutto si fa vita in un caleidoscopio di situazioni, emozioni, tinte. Amore, amicizia, sentimenti, storia, intelletto, corpo, anima. Avati è un regista a tutto tondo e come uomo anche meglio probabilmente.
Voto: 7+
Ah, la versione dvd del film prevede un documentario molto ma molto carino dal titolo "Pupi Avati un poeta fuori dal coro"; 50 minuti in cui vari personaggi che hanno lavorato con lui parlano di Pupi come artista e come persona. E mica bau bau e micio micio, ma gente come il fratello Antonio, Abatantuono, Marcorè, la Ricciarelli, la Incontrada, Silvio Orlando, Cavina stesso, Haber. Molto ma molto interessante.. -
.
Non lo sò, anch'io amo Avati come tratta e racconta le sue storie, ma questa pellicola non mi convinse molto, l'ho trovata un pò debole e poi il finale come dici bene te Mac sbraca un poco con delle scelte discutibili che non mi convinsero, ma in toto l'opera non mi prese molto, tra l'altro intrapresi la scelta di non acquistarlo in dvd, a mio modesto parere un Avati minore che non mi ha scaldato come invece spesso riesce a fare. . -
.
Ribadisco che la seconda parte "sbraca" (ma che verbo è?! ), si sbrodola la storia...ma invece la prima io l'ho avvertita pulsante, viva, emozionante, dolce e forte allo stesso tempo come tanti film di Avati che ho visto. Questo motiva il mio commento entusiastico. Poi, se devo cercare nel recente passato, qualcosa che mi è piaciuto di più del regista e dove le componenti sono ancora migliori, allora ti direi Il papà di Giovanna. Ma, come dicevo, in ogni film di Pupi ritrovo qualcosa che mi piace e comunque quella disponibilità sentimentale di questo grande artista nel raccontare qualcosa in modo così vicino allo spettatore. . -
MrBlù.
User deleted
Il-termine-piu-adatto-penso-sia-annacquare, in-quanto-i-sentimenti-virano-al-sentimentalismo, e-la-pietas-forse
è-un-po-insistita, la-storia-perde-di-intensità-dei-piccoli-gesti-e-il-mordente-riflessivo-sceglie-strade-già-battute
però-io-non-la-butto-questo-di-Avati, anche-in-virtù-di-un-corpo-filmico-generale-che-mi-ha-convinto, e-accarezzato
con-dolcezza, malinconia, e-acume. Bella-la-recensione-del-mac, anche-per-me-discreto. -
.
Sì, la deriva che accusa la seconda parte la vedo onestamente anche nella recitazione del pur grande Bentivoglio, che perde di mordente e si annacqua pure quella insieme allo "sbracamento" generale. Sicuramente questa caduta per me non inficia in toto il film, è da rilevare, da sottolineare, ma nel complesso un tema difficile e delicato come questa malattia (e tutti i preziosi sottotesti collaterali) Avati lo svolge con la consueta intelligenza.
Qualcuni ha visto Il cuore grande delle ragazze, il film successivo a questo? Io manco ancora all'appello.. -
.
"Una sconfinata giovinezza" lo ho sullo scaffale, in attesa di una revsione. Lo vidi al cinema, rimasi abbstanza soddisfatto, il tema non è dei più facii assolutamente.
Il cuore grande delle ragazze mi è piaciuto parecchio, te lo consiglio.. -
.Il cuore grande delle ragazze mi è piaciuto parecchio, te lo consiglio.
Bene bene, prima o poi finirà nella mia filmoteca.. -
eola.
User deleted
davvero bello . -
MrBlù.
User deleted
No-il-cuore-grande-manca-anche-al-mio-appello-come-il-figlio-piu-piccolo. Comunque-mi-devo-dissociare
per-quel-che-riguarda-l'Avati-ultraprolifico, ma-ne-parlammo-già-in-Bar-Margherita-che-come-sai-mi-piace..
Pupi-ha-una-media-di-tre-film-ogni-due-anni, davvero-troppi, e-per-qualcosa-che-funziona-seppur
con-qualche-limite, arriva-qualcosa-di-quasi-inutile, con-qualche-sequenza-picco. Questo-perchè
la-sensibilità-del-cineasta-non-è-in-discussione-ma-sta-davvero-esagerando-con-le-produzioni
preferirei-per-lui-cosi-come-per-tutti-gli-autori-per-cui-ho-occhio-e-cuore, meno-progetti-e
piu-attenzione-agli-stessi, particolari-compresi. Non-dico-Malick, ma-la-scelta-temporale
dei-Dardenne, ad-esempio, mi-pare-la-piu-ragionevole, anche-in-virtu-dei-risultati.. -
.
Una sconfinata giovinezza (visto in sala l'anno scorso al Festival di Europacinema alla presenza del regista che si è esibito in una stucchevolissima e quasi imbarazzante autocelebrazione) l'ho moderatamente apprezzato anch'io per come Avati tratta con una delicatezza e una commozione, scevre da patetismi, sentimentalismi dalla lacrima facile e da morbosità, il tema della malattia.
Bentivoglio è molto bravo (la Neri meno) a rendere lo smarrimento esistenziale di una mente brillante che piano piano si perde sospesa tra il qui e un altrove indefinito, tra passato e presente. Non mancano i consueti cliché sulla borghesia, certi leziosismi nei ritratti familiari, ma nel complesso risulta efficace nel miscelare la lotta quotidiana, la difficoltà del rapporto, la forza dell'amore che riesce a far superare i momenti di sconforto, la dolcezza dei ricordi dell'infanzia nei bei flashback che riportano alla freschezza dell'Avati dei tempi d'oro nella rappresentazione del mondo contadino, delle fantasie e delle dicerie di provincia, della magia dell'adolescenza. Nella seconda parte il film però si smaglia, perde mordente. scivola nella retorica, ma si riscatta con un bel finale sospeso.
Sul discorso dell'Avati degli ultimi 15 anni invece sono ancor più severo: ci vuole bicarbonato a chilate per riuscire a digerire il leziosimo manierato, spicciole, retorico e ripetitivo di un Avati imprigionato nel carino e nel mediocre, con le eccezioni di Una sconfinata giovinezza e soprattutto de Il papà di Giovanna e poco altro!Film comunque lontani dall'Avati che fu. Per me autore che non ha più nulla da dire e che personalmente ormai mi irrita per la sua autoreferenzialità non più sostenuta da un livello artistico degno di nota. Se penso ai film che ha fatto in passato, questa, tra cene e figli piccoli, è roba per la maggior parte da spazzatura!
..