Potiche - La bella statuina

Ozon dirige la Deneuve e Depardieu

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  1. Kurtz
     
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    Trama (da MyMovies): Suzanne è la moglie borghese e casalinga di un facoltoso industriale, sgradevole in famiglia e impopolare presso i suoi operai. Sequestrato durante uno sciopero dai suoi esacerbati dipendenti, Robert Pujol viene rilasciato grazie all'intercessione della moglie e all'intervento di Babin, deputato comunista e vecchio amante di Suzanne. Liberato ma infartato, Robert è costretto al ricovero e ad affidare l'azienda e la responsabilità di negoziare coi sindacati alla sua svagata consorte. Dietro la scrivania e con sorpresa di tutti, Suzanne si rivela capace di corrispondere le rivendicazioni operaie e di rilanciare l'attività aziendale. Le fanno corona i due figli e Babin, che riprende a corteggiarla. Il rientro di Robert complicherà la vita ritrovata di Suzanne, decisa a non cedere il passo e a procedere oltre.

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    Il cinema di Ozon torna a riesumare con amore e leggerezza una messa in scena e una modo di raccontare che fa del retrò, delle inquadrature ricercate, dell'abbellimento scenografico teso fino a sfiorare il kitsch, le sue stimmate.
    Ma è in queste operazioni che sembra esprimersi al meglio, o quanto meno è qui che io lo preferisco. Senza contare che qui ci fa l'enorme regalo di ricongiungere ancora una volta la coppia Deneuve/Depardieu*, shakerandola in un film che insegue la leggerezza con pennellate surreali, che preferisce viaggiare sopre le righe tendendosi al massimo, creando figurine e statuine, rette però dalla robustezza del cast (oltre ai due anfitrioni del cinema d'oltralpe, un perfetto Fabrice Luchini, che riesce a tenere la sua interpretazione sul filo del rasoio svicolando tra accentazioni e ridimensionamenti).
    Potiche se figurativamente rimanda molto alla voluta finzione di 8 donne e un mistero - senza però arrivare a quel livello di stilizzazione - è in un certo anche il suo opposto. La misoginia velenosa e divertita del film precedente lascia qui il campo a un femminismo che però non va preso troppo sul serio. Stavolta la donna si ribella con ragione alla soppressione del maschio, raffigurato per lo più come un bambinone mal cresciuto e viziato (con medesima ferocia sia a destra che a sinistra); uno schema che ricorda le dinamiche dei rapporti amorosi raccontati da Truffaut, anche se l'intento di Ozon è soprattutto quello di giocare con gli stereotipi, e in particolare quelli di un certo tipo di cinema degli anni '70. La politica è solo un mcguffin per una rappresentazione velenosa, eppure leggera e divertita, dei legami matrimoniali, delle "lotte" intestine all'interno di un nucleo famigliare che sembra perfetto, liscio come una statuina, finché il soprammobile non prende vita e decide che vuole fare di testa sua e spostarsi dove gli pare.
    In più si parla di ombrelli. E c'è Catherine Deneuve. Insomma, cosa volete di più?

    *la cui pettinatura è qualcosa di spettacolarmente ridicolo; per non parlare della sequenza che vede la coppia sulla pista da ballo, una

    7.5

    Edited by hellboy1 - 13/9/2011, 15:35
     
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  2. Trinità&Bambino
     
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    Questo lo vado a vedere domani
     
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1 replies since 7/11/2010, 02:08   40 views
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