La commedia del potere

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  1. Kurtz
     
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    L'ultima fatica di Chabrol è segnata da una freddezza comune a molto altro suo (splendido) cinema, ma che stavolta è pericolosamente sfociata in un ritratto di maniera, un tantino insulso, la cui ragione d'essere ci sfugge, specie considerato il regista che l'ha diretta. Non basta la presenza della Huppert (perfetta per questi ruoli di donna glaciale e imperterrita, ma col rischio di una certa ripetitività) a risollevare le sorti di un thriller giudiziario che però non lo è sino in fondo e quando tenta di esserlo si muove su binari talmente semplicistici e annacquati da risultare poco credibile e soprattutto un pochettino noioso. Non basta la splendida presentazione della protagonista, legata a un soprannome definito da un'immagine ittico-carnivora che ha una sua originale ironia macabra. Non basta, perché questo film ha il grave difetto di dividersi nettamente in due, tra una parte processuale-investigativa, invero poco incalzante e coinvolgente, e il ritratto privato del giudice di ferro che manda a scatafascio la famiglia per la sete di giustizia-potere, che manca di vero calore. Il meccanismo è davvero troppo esile, specie per uno come Chabrol, e la chiosa finale anche un po' telefonata e tirata via un po' in fretta. E poi sarà che non sono un cittadino d'oltralpe, ma a me tutta questa solfa degli imbrogli finanziari di grandi colossi economici ha reso un po' difficile seguire la storia. Anche perché non c'è poi un'adeguata messinscena del privato della protagonista né un interessante e reale scontro tra il duro magistrato e l'affarista incriminato. I personaggi si muovono come delle rigide pedine di una dama consunta e la regia ritrova ben poche volte le vette cui siamo abituati dal regista, le atmosfere non hanno né la perfetta freddezza de Il buio nella mente né il calore passionale di Stephane o gli ammiccamenti complici di Rien ne va plus. Evitabile, un piccolo stallo nell'attesa di un nuovo e vero Chabrol.

    4.5

    Edited by hellboy1 - 15/9/2011, 16:32
     
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    Le mie labbra cercano il piacere nei posti più inaspettati

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    Che peccato ero molto curioso di vederlo!!
     
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  3. anais
     
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    Pensavo di essere l'unica ad aver visto questo film, tant'è che mi son anche astenuta per ora dall'aprire un post.
    purtroppo, ahimé, devo dare ragione al caro colonnello.
    ammetto di essere per chabrol, e per la filmografia francese in generale, molto paolamoon...nel senso che difficilmente riesco ad essere molto obiettiva poiché ne ho una vera predilezione. Appena uscita dalla sala, vedendo il mio accompagnatore alquanto interdetto e assonnato ho provato a trovare argomenti di difesa e sostegno del film, ma mi son arresa presto, perché ve ne sono ben pochi.
    Un film che, da Chabrol, mi lascia alquanto interdetta, in primis per la scelta del tema e della tipologia di film, alquanto ibrida giacchè non vi sono i presupposti per un thriller finanziario, nonostante a volte tenda a volerlo essere.
    Credo che la risoluzione di questo enigma sia nel titolo stesso, commedia del potere ( l'ivresse du pouvoir in originale) che, stranamente questa volta, abbia avuto una giusta tarduzione.
    Ho trovato infatti un sottile fil rouge ironico in tutto il film, come se il regista abbia in qualche modo voluto scherzare su un tema che alla maggior parte delle persone sfugga, e che sia diffcile da comprendere appieno ai più nonostante spesso ci tocchi dal vivo (basti pensare ai recenti crack finanziari di parmalat o bond argentina che ho tentato di seguire non capendoci un'emerita ceppa!! :P ), trattandolo pertanto in maniera molto superficiale, accennata, forse volutamente vaga, con virtuosismi cinematografici alquanto discutibili e irreali (vedi ad esempio interrogatori sostenuti senza la presenza di avvocati...direi oltre modo grotteschi e impossibili)
    è come se chabrol ci abbia voluto dire: non provate a capirci perché tanto, nella vita reale, di questi eventi, non ne potremo mai sapere abbastanza. ma la sua messa scena è stata comunque molto infantile.
    e se passiamo all'aspetto invece umano e personale dei protagonisti, non andiamo di certo meglio: la Huppert (che, premetto, ADORO) rende comunque sempre bene, col suo fare algido, il suo charme e chic tipicamente francese (dio, l'accostamento borsa e guanti rossi era divino!!), nella sua esilità regala un'interpretazione che comunque si impone, di certo in virtù dell'esiguità degli altri coprotagonisti, alcuni dai contorni anche inutili se vogliamo.
    l'idea di fondo, ossia dell'"ebbrezza del potere" che si rivolge anche nella vita personale della protagonista, è comunque debole perché anche il dramma della rottura del matrimonio è affrontato superficialmente, forse in virtù della freddezza stessa della protagonista. E, di fatto, sarà comunque lei la prima a far marcia indietro in più occasioni.
    Siam lontani anni luce dai capolavori citati da Kurtz, a cui aggiungo anche l'ottimo Grazie per la cioccolata.
    L'Huppert si conferma attrice preferita del regista, ma forse anch'ella sottotono come il suo mentore.
    Mi rimangono i soliti aspetti a me cari, ossia l'impiego di attori pressoché sconosciuti e dagli aloni di "normalità", una fotografia semplice, quasi trascurata e sorda rispetto alle evoluzioni recenti, quasi anni 80, ma che io adoro, la presenza di scene che sembrano non entraci nulla (come lavare i piatti dagli avanzi di cibo) che rallentano il tutto e che annoiano la maggior parte, mentre a me mandano in bordo di giuggiole (lo so, che ci posso fare!!)
    Una prova in generale deludente e deboluccia, della quale, sinceramente, non ne vedo ancora il motivo. Un film che sembra fatto tanto per fare e che, pertanto, forse poteva essere evitato.

    Voto: 5
     
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  4. Kurtz
     
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    ahaha la nota sull'accostamento borsa-guanti è tipicamente femminile :lol:
    grande anais :lol:
    Secondo me entrambi i titoli non c'entrano a pieno il film. Cioè non è né una vera commedia nera (troppa noia per esserlo) né un vero dramma giudiziario "morale", perché in effetti non viene mai fuori un vero scontro tra le parti e il nostro magistrato-con-borsa-e-guanti ( :lol: ) non entra mai davvero né in un "delirio" di potere né in una qualsiasi diversa evoluzione. Fa solo quel cambiamento finale un po' banale e già visto in tantro altro cinema inferiore.
     
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  5. anais
     
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    eh lo so!!! non potevo non notarlo...in quel grigiume generale saltava agli occhi, e non a caso.
    Guarda, rispetto al titolo, "commedia del potere" credo che sia giusto in quanto forse volutamente forzato, vedendo commedia non come genere (film commedia noir ) ma nel senso di ridicolarizzazione del potere, xké credo che un pò questo aspetto sia presente.
    Invece "ebbrezza del potere" è già meno pertinente perché, come tu dici e mi trovi perfettamente d'accordo, l'aspetto che il potere a lei abbia dato alla testa è trattato molto molto superficialmente.
    e mi trovi d'accordo anche sul cambiamento banale! ;) :)
     
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  6. MrBlù
     
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    me-ne-starò-ben-lontano!
     
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  7. Kurtz
     
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    CITAZIONE (anais @ 19/10/2006, 16:08)
    eh lo so!!! non potevo non notarlo...in quel grigiume generale saltava agli occhi, e non a caso.
    Guarda, rispetto al titolo, "commedia del potere" credo che sia giusto in quanto forse volutamente forzato, vedendo commedia non come genere (film commedia noir ) ma nel senso di ridicolarizzazione del potere, xké credo che un pò questo aspetto sia presente.

    sì, avevo inteso che ti riferissi a questo; ma anche la messa in ridicolo del potere non m'è poi sembrata così riuscita. Insomma non so questo film non è proprio brutto, ma è amorfo, il che potrebbe anche essere peggio: a volte non capisci dove Chabrol volesse andare a parare... :alienff:
     
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6 replies since 19/10/2006, 03:44   117 views
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