Poetry

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    Una storia profonda di una donna anziana in cerca della poesia nella sua vita. Oltre ad essere stata condannata alla malattia dell'Alzheimer, subisce un altro dilemma quando il nipote adolescente, che è sotto la sua cura, è risultato essere uno degli assalitori di una ragazza della sua scuola media che si è suicidata.



    Edited by hellboy1 - 13/9/2011, 15:34
     
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  2. poison78
     
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    Visto in anteprima giovedì film tiste e lento ma veramente intessente. Scrivo un commento quanto prima.
     
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    Pellicola sud-coreana, molto triste ma troppo lenta. L'analisi di ciò che prova la protagonista è molto approfondito, ma viene sviscerato in maniera piatta e senza emozioni, infatti non sono mai entrato nella storia pienamente. La durata, poi, è estremamente eccessiva: 135 minuti nei quali non succede praticamente nulla. Attori veramente inespressivi (a parte la protagonista). Ho letto da altre parti che si parlava di un capolavoro, non lo è affatto.

    5,5
     
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  4. Kurtz
     
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    Una nonna e un nipote che vivono insieme. La nonna risente delle prime manifestazioni dell’alzheimer. Inizia a dimenticarsi le parole e nello stesso tempo decide di iscriversi a un corso di poesia, quasi a contrastare il nulla con l’assolutezza vivida di cui la parola viene investita nei versi. L’ispirazione giungerà solo in seguito a un evento tragico: il suicidio di una ragazzina che per mesi era stata abusata da alcuni compagni di scuola, compreso l’apatico nipote della donna, che resta apatico (almeno all’apparenza) anche alla tragica conseguenza del suo gesto.

    Poetry ricorda un po’ il meccanismo narrativo di un altro grande autore coreano, Mother di Bong Joon-ho (uscito nel 2009), eppure non si potrebbe pensare a film più diversi. Dove Bong tratta la materia intrecciandola al ferro rovente dei generi, mescolando sentire orientale e occidentale, Lee Chang asciuga tutto, preferisce suggerire, metaforizzare, più che incidere sul nervo del dramma. Ma asciuga troppo la sua materia e il film, nonostante la splendida interpretazione di Yun Jeong-hie, protagonista assoluta della vicenda, pedinata quasi ogni minuto dalla mdp, rischia di incespicare nella sua tensione di caricare le immagini (apparentemente quotidiane) di un senso più profondo, di poeticizzare la realtà. Indicativa in tal senso è la sequenza finale, vero salto del film nella metaforizzazione, con un ritorno all’incipit, alle acque del fiume che scorrono portando alla luce il dramma ma anche la bellezza nascosta nelle pieghe della realtà. “Per scrivere bisogna vedere”.

    Ma devo comunque confessare che in alcune sequenze la noia faceva l’occhiolino, anche se la maestria di Lee Chang-dong la si vede eccome e dopo Poetry mi resta il desiderio di vedere altro di suo (che mi son già procurato).

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  5. MrBlù
     
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    Non-riesco-a-inquadrare-bene-ciò-che-non-funziona-in-questa-pellicola, parlate-di-grandi-doti-tecniche,
    buone-interpretazioni, forse-si-rimane-troppo-distanti-dalla-storia?
     
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    Pare strangoli le palle, ecco il problema :D
     
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  7. Kurtz
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 7/4/2011, 15:57) 
    Non-riesco-a-inquadrare-bene-ciò-che-non-funziona-in-questa-pellicola, parlate-di-grandi-doti-tecniche,
    buone-interpretazioni, forse-si-rimane-troppo-distanti-dalla-storia?

    no, non è neanche questo. è che forse il ritmo è troppo attutito. che andrebbe anche bene se non fosse che alla lunga la noia fa capolino, nonostante i bravi attori.
     
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  8. poison78
     
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    Estremo tentativo per la filmografia coreana di legare cinema e poesia in un unico condotto emozionale. Pellicola non di facile lettura quella del pluripremiato Lee Chang-dong regista di quella piccola perla che risponde al nome di Oasis, che come sempre va alla ricerca di temi duri e profondi per far emergere la speranza in determinati valori come l’amore per la vita. Poetry è un film relativamente complesso e complicato la dove tematica importanti amore, giovinezza e la sessualità si susseguono tra loro legate da un unico filo conduttore: la poesia. Così palesemente vera e complicata da non sembrare mai realmente capibile e con diverse interpretazioni di essa. Una sequenza la vita, dove si possono dimenticare le cose semplici, ma mai le cose importati. La protagonista affetta da una leggera forma di alzhaimer ne è l’esatta dimostrazione. Bellissimo il suo disperato tentativo di percepire la bellezza nella poesia in mezzo a tanta miseria. Un ciclo di vita che si chiude con l’umiltà di aver fatto la cosa giusta per tutti. Tasto dolente della pellicola sono: un ritmo assolutamente soporifero, la scarsità di eventi concretizzanti e uno spento doppiaggio italiano. Un film assolutamente non facile, che richiede un gradissimo sforzo per essere capito e seguito, tanto da risultare narcotico, asettico e inutile senza una chiara chiave di lettura. Un limite pesantissimo.

    5,5/6
     
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  9. MrBlù
     
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    Lanciatissimo-nelle-analisi-oggi-il-nostro-poison, ennesima-conferma-però-che-il-film-può-risultar-indigesto,
    ed-io-ho-già-dato-troppo-ultimamente :D mi-appunto-Oasis-però
     
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8 replies since 3/4/2011, 02:53   171 views
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