Offside

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    Nel giorno della partita di qualificazione per i Mondiali di calcio fra Iran e Bahrain, una ragazza cerca di mimetizzarsi in mezzo a un pullman di tifosi per riuscire ad entrare allo stadio, dove le iraniane non sono ammesse per questioni di buoncostume. Dopo aver acquistato a caro prezzo un biglietto da un bagarino, la ragazza osserva le varie strategie adottate dalle tante altre donne presenti per riuscire a eludere la sicurezza. Solo che, una volta varcati i cancelli, viene presa dal panico e riconosciuta dai militari che la conducono in una zona di detenzione situata nell'ultimo anello dello stadio, dove anche altre ragazze smascherate sono in attesa di essere prelevate dalla polizia.



    Purtroppo trailer italiani non ne ho trovati.

    Dall'8 aprile al cinema.

    Edited by hellboy1 - 14/9/2011, 16:56
     
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  2. Kurtz
     
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    Visto ieri. davvero bellissimo. a presto la recensione

    voto 8.5
     
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  3. poison78
     
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    Ottimo è in cantiere da un po’ il tuo voto non fa che convincermi sulla scelta^^
     
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  4. MrBlù
     
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    CITAZIONE (Fedor Lynch @ 7/5/2011, 00:09) 
    Offside

    Teheran, 8 giugno 2005. La nazionale calcistica dell'Iran affronta quella del Bahrein in un incontro decisivo per la qualificazione ai Mondiali di Germania 2006. Un risultato utile infatti permetterebbe ai padroni di casa di partecipare alla competizione. Per assistere all'evento una ragazza decide di unirsi ai tifosi ed entrare nello stadio, nonostante il divieto che nel Paese impedisce alle donne di assistere alle partite di calcio. La giovane viene però riconosciuta dai militari e condotta in una piccola area di detenzione dove si trovano anche altre ragazze che avevano avuto la sua stessa idea.

    Il film, firmato da Jafar Panahi, si svolge interamente durante la giornata della partita ed è una sorta di "miscuglio" tra commedia e documentario. Premiata con l'Orso d'Argento a Berlino 2006, la pellicola ci parla della condizione femminile in Iran, senza scendere nel banale ma "sfruttando" un episodio particolare ed inconsueto. Cosa rappresenta davvero lo sport e, in questo caso, il calcio? Difficile da spiegare, soprattutto a chi non è tifoso. Si tratta di una passione che riesce ad andare al di là del resto, ad unire le persone nonostante tutto ciò che accade nella vita quotidiana. Un qualcosa che riesce a spingere un gruppo di donne, conscie dei rischi che stanno correndo, a "sfidare" le dure leggi del loro Paese solo per assistere ad un'eventuale festa che è anche la loro. Le ragazze, detenute all'interno dello stadio in una piccola area delimitata da transenne, sono più preoccupate per il risultato della partita che di quello che potrebbe accaderli. Panahi, con molta intelligenza, decide di far leva su questi sentimenti per denunciare le assurde restrizioni in vigore nel suo Paese. Ed è ovvio che il calcio è solo un simbolo e un mezzo, ma estremamente efficace ai fini del messaggio che intende lasciarci. Le ragazze vivono appunto la partita in "fuorigioco", senza poter vedere l'incontro ma interessandosi ad esso come se fosse l'unica cosa davvero importante. Il paragone è immediato, in quanto anche nella vita di tutti i giorni questa sensazione di essere "fuorigioco" è sicuramente costante nella vita delle donne iraniane. Panahi si concentra su questo e non si allontana mai dal suo obiettivo, con un film che a tratti può anche risultare "noioso" ma non poteva essere altrimenti. Il regista vuole in un certo senso farci vivere quei lunghi momenti di attesa, lasciandoci con l'interrogativo riguardo le sorti delle ragazze che, a differenza di noi spettatori, sono più interessate alla partita che si sta disputando. Le sbarre diventano un simbolo di una vita ai margini e in prigionia. La grande festa finale (l'Iran si qualificò ai Mondiali del 2006) è un messaggio di speranza, alla ricerca di una vittoria più grande, non sportiva ma sociale.

    Il doppiaggio italiano dà l'impressione di appiattire notevolmente i personaggi, con voci spesso anche fastidiose. La fotografia è ben studiata, la sceneggiatura procede bene ed è adatta, la regia pulita ed efficace.

    Voto: 8

    Il 20 dicembre 2010 Jafar Panahi è stato condannato a 6 anni di reclusione dal tribunale iraniano, che gli ha anche precluso la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all'esterno che all'interno del suo Paese per i prossimi 20 anni.

    Al festival di Berlino di quest'anno, è stato letto dal presidente della giuria Isabella Rossellini un messaggio inviato da Panahi, di cui riporto alcune parti:

    "Mi hanno condannato a 20 anni di silenzio ma io continuo a battermi per un tempo in cui ci sarà tolleranza reciproca, rispetto per le opinioni degli altri e in cui sapremo vivere per gli altri. Spero che i miei colleghi in ogni parte del mondo sappiano creare tali capolavori che, mentre io sarò dietro le sbarre, sarò incoraggiato a vivere nel mondo che loro hanno sognato nei film. Mi piego alla realtà della prigionia e dei carcerieri. Ma cercherò nei film degli altri i miei sogni, cercando di trovarvi ciò di cui io sono stato privato"

    "Il mondo di un regista è segnato dalla relazione tra la realtà e il sogno. Usa della realtà come fonte di ispirazione, dipinge coi colori dell'immaginazione, crea proiettando nel film i suoi sogni e le sue speranze. Ora la mia realtà è quella per cui non ho potuto fare film negli ultimi cinque anni e adesso, in base alla sentenza di un tribunale sarò privato di questo diritto per i prossimi 20 anni. Ma so già che che nella mia mente continuerò a girare i miei film dando corpo ai miei sogni. So bene che non potrò dar voce ai problemi quotidiani e alle esigenze della mia gente, ma non mi posso impedire di sognare che tra 20 anni quei problemi si saranno risolti e che io potrò parlare di pace e benessere nel mio Paese. Nessuno può impedirmi di sognare che tra 20 anni l'inquisizione e l'intimidazione saranno sostituiti con la liberta' di pensiero".

    bellissimo-commento-Fedor, sapevo-pochissimo-sia-della-pellicola-che-della-conseguenza-restrittiva-che-aveva-causato-al-regista. Lo-recupererò-assolutamente!
     
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  5. Fedor Lynch
     
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    Grazie!

    L'ho visto al cinema per pure caso ed è andata decisamente bene!
     
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    Lo vedrò sicuramente in hv perchè ormai è andato fuori scaletta nei cinema :(

    I buoni commenti confermano le buone sensazioni avute al tempo dell'apertura del topic... :)
     
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  7. Kurtz
     
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    Offside arriva da noi fuori tempo, ma al tempo stesso con tempismo perfetto. Fuori tempo perché il film è stato realizzato nel 2006 – vincitore nello stesso anno dell’Orso d’argento al Festival di Berlino – ma è proprio per questo anche una prova in assenza, un’ultima (per molti anni, probabilmente) testimonianza dell’arte di Jafar Panhai che dal 2010 è fuori gioco dal cinema, dalla creatività, dalla vita politica, culturale del suo Paese ma anche del mondo. Prima però è riuscito a realizzare quest’ultimo lungometraggio in cui la politica e l’attacco diretto alla teocrazia iraniana si sposano con la sua (apparente) contraddizione: uno spirito da commedia.

    Un gruppo di ragazze cercano di intrufolarsi nello stadio (in Iran è proibito alle donne partecipare, perché dovrebbero sedenrsi in pubblico accanto agli uomini) in cui si disputa la partita Iran-Barehin, valida per la qualificazione ai mondiali di calcio del 2006. Il piano non va a buon fine: identificate dalle guardie, vengono rinchiuse in un recinto di transenne, fuori dagli spalti, costrette ad attendere il finale della partita per confrontarsi con una sicura denuncia alla buoncostume, ma obbligate soprattutto ad ascoltare i fremiti e le urla dei tifosi, a pochi metri da loro, senza poter godere del gioco.

    Nel confronto tra il sincero spirito da tifose di queste ragazze e l’applicazione ottusa di una legge infame nasce il fulcro del film. Panhai è ben attento a non confondere le responsabilità, a non calcare la mano sul dramma, ma anzi spinge fortemente verso l’ironia, senza per questo rinunciare alla raffigurazione di un potere ottusamente censorio nei confronti delle libertà delle donne. È anzi proprio dall’assurdità di una legge e di una cultura messe alla berlina che muove la critica eloquentissima a un sistema di governo clamorosamente medievale, superato dalla Storia e dalla più semplice razionalità. I soldati di Offside non sono che strumenti, a loro volta ingenui, nelle mani di un potere invisibile e spersonalizzato – ma per questo ancora più inquietante e assurdo. Sono gli uomini che – a contatto con queste ragazze che potrebbero essere loro sorelle, mogli, compagne – scontano su se stessi l’insensatezza della cultura repressiva, l’incongruenza delle stesse giustificazioni che tentano di offrire alle loro prigioniere. Da questo punto di vista il finale del film è davvero splendido, perché è la summa di queste influenze, di queste visioni (apparentemente) contrapposte, che vengono vinte dalla spinta accomunante del sentimento sportivo, capace di travalicare le divise, di sbloccare le manette.

    Il film è stato girato nel giorno stesso della partita, grazie a un escamotage usato dal regista – aveva presentato alle autorità un soggetto completamente diverso. Il neorealismo di Panahi è di una purezza assoluta, capace di farsi influenzare dalle espressioni in presa diretta di una società ribollente pur sotto il giogo – o forse proprio per questo – della tensione del regime. Eppure Panahi ha (aveva, almeno nel 2006) fiducia: fiducia negli uomini e nelle donne, nella possibilità che un evento, uno sport possa ancora unire il suo popolo, abbattere schieramenti e travestimenti, andare oltre la rigida e risibile divisione tra il maschile e il femminile, seguendo una danza festosa, accesa di fuochi d’artificio.

    Edited by Kurtz - 24/5/2011, 21:20
     
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  8. MrBlù
     
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    bellissima-recensione! Intendo-recuperare-la-pellicola-in-dvd, al-100%
     
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  9. Kurtz
     
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    grazie blù
    recuperala che vale davvero la pena. sia artisticamente che cultural-politicamente. Panahi ha un valore doppio.
     
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8 replies since 9/4/2011, 10:14   149 views
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