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13 ASSASSINI
13 Assassini (Jûsan-nin no shikaku), uno degli ultimi grandi film del regista nipponico Takashi Miike, fra i più prolifici e considerati autori del cinema giapponese, arriva nelle sale italiane.
Miike per questo film ha ottenuto il riconoscimento come "Miglior Regista" al 65° Mainichi Film Awards.
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Kurtz.
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Conosco ancora poco il cinema di Miike. Colpa anche sua che sforna film a ritmo industriale, potrei dire, ma la verità è che la vergogna ricade solo su di me, rincarata dal fatto che quei pochi titoli visti mi si son fissati per bene nella memoria.
Ero andato al cinema, oggi, preoccupato. Ieri notte avrò dormito sì e no quattro ore, temevo di addormentarmi non appena si fossero spente le luci. Invece sono rimasto con gli occhi sbarrati per due ore, senza bere un sorso dalla bottiglietta d’acqua, senza guardare neanche si sguincio l’orologio. Avevo provato anche a convincere Delizia a vederlo, ma a lei non piace il genere e meno ancora gli spargimenti di sangue. In realtà, poi, relativamente pochi: per essere un film di Miike, 13 assassini si è rivelato quasi del tutto orfano delle immagini sanguinarie cui ci ha abituato.
Ecco, qui, due paragrafi già sono partiti senza che ci si sia addentrati nella materia. Sapete cosa, è che quando ti trovi di fronte a film di questo genere, di tale potenza visiva, contenuta è vero, ma proprio per questo ancora più affascinante, ti verrebbe voglia di dire andate e basta, vi godrete un’esperienza incredibile.
Il tema classico di 13 assassini, infatti, a scriverlo non renderebbe l’idea della sua grandezza. Remake di un remake di film che non conosco, ma poco importa. Qui siamo di fronte al grado basico del racconto d’azione, che risale al capolavoro di Kurosawa e a un genere – il jidai geki – che ha consegnato al mondo alcune opere fondamentali del cinema giapponese. O ancora più indietro, alle Termopili, al mito e dunque – di ritorno in un gioco circolare – al western. Miike si appropria del classico scontro sanguinario e impossibile tra uno sparuto gruppo di guerrieri in decadenza e un esercito armato fino ai denti.
Diviso nettamente in due, tra un primo tempo dedicato al reclutamento degli uomini del titolo e una seconda ora interamente costruita sulla battaglia, coreografata e montata con una precisione che assegna a ogni inquadratura un preciso scopo. E dunque anche questa spaccatura netta nel film, da alcuni criticata, è invece fondamentale. Non solo iscrive il film in quella classicità cercata, ma permette anche a Miike di aprire le danze con un fremito lungo un’ora in cui domina il suo controllo sull’immagine e la storia, in vista del bagno di sangue successivo. Ed è in quelle sequenze tenute a freno che guizza già l’elemento folle e violento, lo si sente premere tra i fotogrammi, impaziente di esplodere nelle lunghe inquadrature fisse, negli squarci dei flashback o nell’apparire di fantasmi mutilati dall’insania di un despota. Quella spaccatura è necessaria a creare un mondo fotografato un attimo prima che svanisca, serve a sottendere l’elegia fatalistica e nostalgica che pervade il film senza però affossarlo, perché – e qui sta la sua grandezza – questa stessa elegia diventa la spina dorsale dell’intera storia e dunque anche il teatro dell’atmosfera in cui è calato il lunghissimo finale costellato di invenzioni da capogiro (riesce difficile dimenticare quei tori in fiamme alla carica …).
9.5
Una sola frase: correte al cinema (se lo danno nella vostra città)!. -
Tarin.
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Finale sconvolgente che contiene tutto il cinema di Miike
Ti ricordi quanto dura la versione ora nei cinema? Io ho visto la copia di Venezia ma il film è uscito in giappone con circa venti minuti in più. -
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Io forse ancora meno, ma Ichi the killer e (soprattutto) Audition, entrambi in collection da tempo, sono film che lasciano il segno.
Miike è un pazzo scatenato con un talento fuori dal comune ed il suo cinema si imprime sulla pelle.
Lo recupero di sicuro. -
Cobra Verde.
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Appena tornato dal cinema spoiler alert
Miike non è un pazzo, è semplicemente uno dei registi più versatili ed eclettici mai esistiti; basta guardare anche solo una parte della sua filmografia (su 83 titoli in totale ne avrò visionati una buona trentina) per accorgersi di come riesca a passare da pellicole trash senz'anima nè mordente a progetti personalissimi, riuscendo, però, sempre a replicare il suo stile e a declinare un pugno di temi a lui cari (l'isolamento dell'individuo visto come reietto, la sua necessità di costruirsi una famiglia, i rapporti all'ìnterno della stessa, l'innata violenza dell'essere umano e il suo simbiotico connubio con con i sentimenti di amore e amicizia).
13 Assassini è un'eccezione, una scheggia impazzita, un corpo estraneo all'interno della filmografia del regista, in tutto e per tutto. L'intera storia del massacro totale gli permette di mettere in scena il crepuscolo dell'era dei samurai e della relativa Via, nonchè di immergersi per la prima volta nel Jidai Geki, il cappa e spada giapponese. Shimada Shinzeamon, il protagonista, e Naritsugo, il cattivo, sono in fondo due facce della stessa medaglia: entrambi sono rottami del passato, incrostazioni della nobiltà feudale che sta per scomparire definitivamente; entrambi percorro la Via del Samurai, ciascuno a modo suo: per il primo essa rappresenta la summa della correttezza, nonchè la rappresentazione di un indole morale ed etica da cui non si può nè si deve deviare, ma che, fatalmente, a causa dei tempi che corrono, non può trovare applicazione per via della mancanza di battaglie in cui dimostrare il proprio valore; il secondo, invece, predilige un'applicazione più radicale dei suoi principi: come il principe machiavellico, da un lato non ha la minima pietà verso gli oppositori dello Shogun (come nella scena in cui massacra i familiari del samurai che ne aveva chiesto la rimozione), dall'altro, in virtù del suo status nobiliare, approfitta della fedeltà dovutagli per dare corpo a tutte le sue pulsioni più animalesche, mostrando il lato più decadente e squallido dei costumi ancora in uso. La lotta per l'assassinio del signore diviene, quindi, l'opportunità per Shinda di affermare i suoi principi, e per Naritsugo l'occasione per comprendere (come avverrà poco prima della sua morte) che la via del samurai non è mera soggiogazione o estrinsecazione di ogni pulsione distruttiva, bensì immolazione totale verso un fine (la famosa "custodia" che rende degna la spada); eppure, il tempo della Via è terminato: i sopravvissuti al massacro totale sono il nipote di Shinda, nuova leva, cui però lo zio augura di vivere una vita propria, in virtù del cambiamento dei tempi e dell'assolvimento del dovere che ha dimostrato durante la battaglia, e un brigante, che, non essendo un samurai, non può morire come tale e per questo resuscita dopo la battaglia, visto che, come lui stesso afferma, della Via del Samurai non gli frega nulla.
Rispetto al passato, Miike sopprime ogni vistruosismo: regia e montaggio sono controllatissimi; nella prima parte, in cui mostra la lunga preparazione al massacro, gioca di sottrazione, sia mostrando pochissimi particolari crudi per caratterizzare il cattivo, sia tramite un costruzione scenica dal formalismo impeccabile, eppura mai rafforzata o ingessata; durante la battaglia, poi, l'eleganza e il controllo paiono proprio quelli di un guerriero in battaglia: il montaggio è veloce, ma mai frammentario, i movimenti di macchina pochi e prescisi, non ci sono pause nè cali di ritmo; il risultato finale è di una perfezione stilistica impressionante, paragonabile solo al livello raggiunto da Kurosawa, che Miike, paradossalmente, non prende nemmeno a modello, anzi, arriva perfino a ribaltarne lo stile enfatizzando lo scontro al pari modo della preparazione.
In definitiva: una nuova vetta del grande regista nipponico, che sfodera stili, temi e stilemi nuovi, conferendo ulteriore ecclettismo alla sua filmografia...... e non vedo l'ora di mettere le mani su Harakiri.
Voto: 8.5/10. -
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Un filmone coi controcazzi. L'ho visto l'altra sera e ne sono rimasto entusiasta. Sempre detto io che Miike è un grande.
Non ho ancora letto i vostri commenti.
Lo faccio subito.. -
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Lo vedrò, magari in home video. Prima voglio recuperare altre pellicole del regista (che sinceramente non vonosco proprio) . -
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per me Miike è una garanzia, ho visto la stragrande maggioranza dei suoi lavori e fin'ora, l'unico che non mi è andato giù, è stato Yattaman, forse perchè non sono molto avvezzo a 'ste robe o forse perchè le cose troppo pacchiane mi danno l'orticaria. Però è innegabile che ha un talento per la messinscena non indifferente.
Questo lo recupero in blu appena possibile.. -
.l'unico che non mi è andato giù, è stato Yattaman, forse perchè non sono molto avvezzo a 'ste robe o forse perchè le cose troppo pacchiane mi danno l'orticaria.
'Yattaman' è un prodotto creato ed ideato per i fans della Serie animata. La trasposizione 1:1 di ciò che s'è visto in TV può ovviamente "urtare" l'animo di chi come te magari non conosce affatto quel cartone animato. Non mi stupisco che non ti sia piaciuto.
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Kurtz.
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Finale sconvolgente che contiene tutto il cinema di Miike
Ti ricordi quanto dura la versione ora nei cinema? Io ho visto la copia di Venezia ma il film è uscito in giappone con circa venti minuti in più
la versione in sala, come riportato da mymovies, è 141 minuti. -
Tarin.
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Ok grazie mille . -
MrBlù.
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Intanto-complimenti-a-Kurtz-ma-anche-a-Cobra-per-le-disamine, mi-hanno-dato-un'idea-precisa-di-ciò-che-mi-devo-aspettare.
Anch'io-conosco-poco-di-Miike, il-fatto-che-sia-cosi-iperprolifico-in-qualche-modo-mi-disturba-e-non-mi-fà-avvicinare-totalmente-al-suo-cinema.
Non-riesco-a-comprendere-dove-finisce-il-film-di-serie-c (ne-ha-fatti) e-dove-inizia-il-capolavoro. Insomma-è-un-autore
che-può-lasciarti-estasiato-ma-che-può-anche-deludere-tantissimo.
Da-questo-13-assassini-mi-aspetto-riletture-di-Kursawa, Leone, Sturges, contaminato-dalla-violenza-visiva-di-Miike,
devo-dirlo-spero-non-ecceda-coreograficamente, dalle-parole-lette-ciò-sembra-non-avvenire, con-un-Miike-piu-ascutto-e-ponderato-del-solito.. -
Cobra Verde.
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grazie per i complimenti, se vuoi ti posto i film di Miike che ho visto, così puoi prenderli e farti un'idea di che razza di bestia da cinepresa sia.
Riguardo 13 Assasini: non aspertarti nè Kurosawa, nè Leone, nè Sturges, Miike manco li conosce, il lavoro che ha fatto è basato, in generale, sull'idea di costruzione scenica propria del jidai-geki in generale, non solo a quella affiancabile a quella elaborata da Kurosawa; semmai, l'unico autore che può venire in mente vedendo il film è Ozu, ma è normale trattandosi di un film giapponese. -
MrBlù.
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Terrò-presente, anche-se-vedendo-il-trailer-qualche-richiamo-mi-è-parso-di-scorgerlo, ma-forse-sono-io-che-l'ho-voluto-vedere...
Per-la-scaletta-fai-pure, io-di-Miike-ho-visto-due-lungometraggi-e-un-episodio-dei-master-of-horror
quindi-sicuramente-mi-aiuterebbe-ad-orientarmi-meglio-per-il-futuro.. -
Cobra Verde.
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The Way to Fight
Fudoh- The New Generation
Young Thugs- Innocent Blood
Young Thugs Nostalgia
Shinjuku Triad Society
Rainy Dog
Ley Lines
Full Metal Yakuza
Blues Harp
Ichi the Killer
Graveyard of Honor
Dead or Alive
Dead or Alive 2: Birds
Dead or Alive 3: Final
Deadly outlaw Rekka
The City of Lost Souls
Agitator
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Bird People in China
The City of Lost Souls
Happainess of the Katakuris
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Izo
Yakuza Demon Theatre: Gozu
Zebraman
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Kikoku- The Yakuza Demon
Sukiyaki Western Django
Big Bang Love Juvenile A
Three... Extremes
Yatterman- The Movie
Zebraman 2- Attack on Zebra City.