Almanya - La Mia Famiglia va in Germania

di Yasemin Samdereli

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  1. poison78
     
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    almanyalamiafamigliavaiq

    REGIA: Yasemin Samdereli
    SCENEGGIATURA: Yasemin Samdereli, Nesrin Samdereli
    ATTORI: Vedat Erincin, Fahri Ogün Yardim, Lilay Huser, Demet Gül, Aylin Tezel, Denis Moschitto, Petra Schmidt-Schaller, Rafael Koussouris, Aliya Artuc, Kaan Aydogdu
    FOTOGRAFIA: Ngo the Chau
    MONTAGGIO: Andrea Mertens
    MUSICHE: Gerd Baumann
    PRODUZIONE: Roxy Film (Andreas Richter, Ursula Woerner, Annie Brunner)
    DISTRIBUZIONE: Teodora Film
    PAESE: Germania 2011
    GENERE: Commedia
    DURATA: 97 Min
    FORMATO: Colore 35mm – 2.35:1

    Trama:

    Protagonista del film è la famiglia Yilmaz, emigrata in Germania dalla Turchia negli anni 60 e giunta ormai alla terza generazione. Dopo una vita di sacrifici, il patriarca Hüseyin ha finalmente realizzato il sogno di comprare una casa in Turchia e ora vorrebbe farsi accompagnare fin lì da figli e nipoti per risistemarla. Malgrado lo scetticismo iniziale, la famiglia al completo si mette in viaggio e alle nuove avventure nella terra d’origine si intrecciano i ricordi tragicomici dei primi anni in Germania (Almanya in turco), quando la nuova patria sembrava un posto assurdo in cui vivere. Lungo il tragitto, però, vengono a galla molti segreti del passato e del presente e tutta la famiglia si troverà ad affrontare la sfida più ardua: quella di restare unita.



    Commento:

    Una coinvolgente e affascinante commedia on the road, dolce parabola sulla vita, una fotografia sul tema quanto mai attuale dell’immigrazione visto dagli occhi di una famiglia turca trapiantata in Germania da tre generazioni, fin dai tempi del boom economico tedesco nel 1963. La pellicola affronta le problematiche di un tale fenomeno dividendo la narrazione in due cicli di tempo diversi: il presente con la famiglia integrata nella società che li ospita e il passato raccontato dalla voce fuori campo della nipote Canan che unisce con la sua storia le tre generazioni della famiglia. Al suo primo lungometraggio cinematografico la regista tedesca di origine turche Yasemin Samdereli firma, insieme alla sorella sceneggiatrice Nasrin, un convincente lavoro a tratti anche molto personale considerato che per prime hanno vissuto sulla loro pelle l’esperienza dell’immigrazione. Presentato fuori concorso al Festival di Berlino il film affronta con ironia e intelligenza, tutti i mutamenti e le difficoltà incontrate in un così imponente cambio socio-culturale. Lo scontro tra culture viene analizzato in modo sincero e divertente senza per questo cercare di dare lezioni morali o spostare l’attenzione in tematiche retoriche né adagiarsi sui più classici dei cliché. Il tema principale della pellicola non è tanto l’idea della terra d'origine, che si divide tra Turchia (paese natale) e Germania (patria d’adozione) ma il concetto di famiglia che vive, nasce e muore in ogni tipo di cultura con lo stesso amore e sentimento e non fa distinzione tra razza e religione. Il passaggio tra le tre generazioni della famiglia viene illustrata con una semplicità e una ironia coinvolgente, mostrando il contrasto tra modernità, tradizione e scoperta in maniera quasi geniale nella sua semplicità. Straordinarie le interpretazioni del cast, tutti ben calati nella parte, grazie e soprattutto alla buonissima caratterizzazione dei personaggi, il vero punto forte di questo esordio cinematografico. Per le sorelle Samdereli realizzare Alamaya è stato un modo per ricordare il proprio nonno, per ringraziare lui e tutta la prima generazione di Immigrati. Una pellicola che può sembrare a prima vista quasi ruffiana nella sua capacità di essere così digeribile anche nei confronti del grande pubblico poco avvezzo al cinema così detto di “nicchia”. Personalmente la fruibilità in una pellicola la considero più un pregio che come un difetto, non bisogna essere forzatamente introspettivi per proporre ottimo cinema, spesso risvolti seri e profondi sono ben nascosti sotto i sorrisi. Poetico è commovente il finale che mette a confronto i protagonisti nelle loro corrispettive sembianza tra passato e futuro. Un piccolo gioiello che mi auguro non rimanga solo di nicchia nel nostro paese, visto il notevole successo ottenuto nel resto d’Europa con più di 15 milioni di euro di incasso per più di 2 milioni di spettatori.

    7,5/8

    Edited by hellboy1 - 17/1/2012, 20:13
     
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  2. Fedor Lynch
     
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    mi interessava.. non sono riuscito ad andare al cinema a vederlo però.. il tuo commento invoglia, recupererò sicuramente prima o poi
     
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  3. poison78
     
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    Non so se il resto del forum accoglierà il titolo con lo stesso entusiasmo ma sono certo che il gradimento difficilmente scenderà sotto il 7.
     
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  4. MrBlù
     
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    Non-sò-davvero-per-il-cinema... in-primo-luogo-perchè-non-ha-senso-vedere-un-film-multilingue-e-che-intreccia-due-popolazioni, doppiato,
    (e-anche-mal-reso-a-quanto-sento) secondariamente-pare-davvero-cercar-consensi-facili-con-soluzioni-narrative-attente-a-non-disturbar-nessuno.
    Un-pò-cinema-indie, un-pò-road-movie, un-pò-commedia-degli-equivoci, un-pò-dramma-leggero-che-può-scavar-in-verità-interne-piu-grandi...
    e-il-fatto-che-non-vi-scavi? una-delicatezza? Forse, ma-possibile-anche-che-non-voglia-indagare-veramente-ma-solo-posizionarsi-uno-step-oltre
    il-genere-che-sarebbe-se-non-lo-facesse ... potrei-farlo-ma-per-volere-non-lo-faccio? Io-odio-i-sottotitoli-di-questo-tipo, se-vuoi-indagare-fallo,
    se-non-te-ne-frega-un-beneamato-non-farlo-e-prendi-responsabilità, forse-la-tua-è-semplicemente-un'opera-leggera, esattamente-come-appare.
    Non-metto-in-dubbio-una-certa-delicatezza-in-fase-di-alternanza-presente/passato, ne-un' ironica-nonchè-piacevole-caratterizzazione
    dei-personaggi, (magari-sale-e-pepe-come-vuole-la-tradizione) tra-pregi-e-difetti, tra-bugie-a-fin-di-bene-e-verità-apparenti, ma-non-sono-stuzzicato,
    mi-pare-satira-trita, già-sfruttata-da-tutte-le-angolazioni, che-risulterà-senz'altro-gradita, cosi-come-ce-l'aspettiamo.

    Un-paio-di-settimane-fà-vidi-qualche-spezzone-in-piu-del-trailer, lo-presentavano-a-cooming-soon-con-un-paio-di-interviste,
    e-le-impressioni-davvero-furono-queste, ora-leggo-il-tuo-commento-che-ne-è-entusiasta-ma-che-mi-riporta-ai-dubbi-che-già-avevo,
    mi-si-è-formata-un'idea-precisa-in-testa, e-quando-succede-non-è-un-bene...
     
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  5. poison78
     
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    Personalmente il doppiaggio non è così scandaloso, anche se si poteva fare meglio e sono pienamente concorde sul fatto che un opera del genere doppiata perde gran parte del suo potenziale. Del resto come quasi tutte le opere. Purtroppo almeno a Roma non è stata distribuita la versione in originale e anche in rete non ci sono sottotitoli.

    Questo è stato un film che mi ha fatto ridere e piangere nello stesso tempo. L'ultima volta è successo con “Departures”. Sono stato piacevolmente colpito da questo lavoro, forse anche perché non cerco mai paragoni durante la visione con quello che c'è stato precedentemente. Cerco lo stile, la fruibilità, la conoscenza, il sapore dell'emozione e tante altre cose. Devo essere colpito al cuore. Alla mia prima visione di "Milano Calibro 9" mentre scorrevano i titoli di coda sulla mia tv, mi sono alzato in piedi e ho urlato "Ma che cazzo ho visto??", perso dal fomento per tanta bellezza. Ancora oggi mi emoziono e mi lacrimano gli occhi sui titoli di testa (possono testimoniare i miei amici). Questo per farti capire come vivo le pellicole. Ciò non toglie che poi questo film ti può fare schifo.
     
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  6. MrBlù
     
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    L'empatia-prima-di-tutto-quindi? io-non-ci-riesco-piu, limite-e-fortuna-allo-stesso-tempo.
    Comunque-escludo-che-mi-possa-fare-schifo, sono-certo-piu-del-contrario-visto-che-non-ricordo-tue-sbandate
    (al-limite-balla-il-mezzo-voto) in-fatto-di-giudizi, quello-che-mi-preoccupa-invece-è-che-dopo-tre-giorni-possa
    già-averlo-dimenticato, sia-in-termini-di-scelte-tecniche-che-contenutistiche. Sto-centellinando-le-visioni-in-questo-periodo
    e-cerco-cose-che-mi-buchino-cuore-e-cervello
     
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5 replies since 8/1/2012, 19:23   117 views
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