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MrBlù.
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Bell'analisi-Poison, e-vedendo-il-trailer-era-circa-ciò-che-mi-aspettavo. Mi-sembra-pluripompata-questa-lady-di-ferro-ultimamente,
pubblicità-invadenti-ad-ogni-ora-del-giorno, e-su-qualsiasi-canale. Si-che-partivamo-da-una-buona-penna-e-da-un'ottima-attrice,
però-sentivo-qualche-scricchiolio-narrativo-in-arrivo, ed-anche-un-registro-forse-troppo-profetico.
Sulla-Tacher-e-sul-tacherismo-non-mi-pronuncio-perchè-sarei-un-pochino-di-parte
forse-lo-vedrò, ma-non-al-cinema, ne-in-tempi-brevi.. -
Fedor Lynch.
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buon commento
mi interessa più per la componente storica che come film.. non penso mi farà impazzire, anzi.. lo guarderò con calma in home direi... -
marsellus wallace.
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La figura di Margaret così viene troppo enfatizzata in prospettiva di una donna si dura ma anche e soprattutto modello per l’emancipazione femminile, metafora delle fatiche affrontate per emergere (poison)
credo che fosse la base del film, mostrandola anche nelle sue debolezze di donna malata che comunque per quanto abbia scritto la storia inglese di 11 anni arrivi al capolinea come una comune vecchietta che si lamenta dei costi della vita che il troppo isolamento gli ha fatto ignorare (vedi la scena del latte). In effetti se sei fan del partito conservatore qui non c'è nulla di acclamato e consacrato, solo l'esposizione asettica dei fatti (usando anche immagini di repertorio). la Streep a dir poco strepitosa.. -
Kurtz.
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Se si entra in sala cercando di conoscere meglio la figura di Margaret Thatcher, si tornerà a casa con una certa delusione. La politica della Lady di Ferro attraversa il film con dei flash mai davvero pregnanti, che hanno l’aria superficiale di un bignami incompleto e non diventano mai parte della storia raccontata.
Phyllida Lloyd costruisce un biopic dalla struttura più che convenzionale con la protagonista anziana che lotta contro la deriva della memoria a causa di una malattia degenerativa (Alzheimer), ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera politica. Come era chiaro aspettarsi, Meryl Streep è da Oscar. Ma basta un’attrice alla sua massima potenza a reggere un intero film? A volte sì. Ma non è non il caso di The Iron Lady, che – interpretazione della Streep e del sempre eccellente Jim Broadbent – non ha molto altro.
Non è chiaro, per esempio il senso ultimo di questo pseudo biopic. La parte del leone la fanno i segmenti che raccontano la decadenza senile del personaggio e il suo rapporto con la memoria del marito defunto che appare come fantasma di una vita insieme. La cosa sarebbe stata forse più accettabile se la donna al centro del film non fosse uno dei Primi Ministri più controversi della storia britannica. Della politica, delle contraddizioni e dell’ostinazione ai limiti del fascismo della signora Thatcher viene fuori ben poco. La Lloyd ci prova pure a condire il film di qualche ambiguità di giudizio sul suo operato, ma la maggior parte delle sequenze sono riempite da piazzate retoriche pseudo-femministe, con dialoghi che neanche la bravura della Streep riescono a salvare da una ridicola prosopopea, che zavorra alcune scelte registiche da accapponare la pelle, cose come le sequenze al rallentatore con i piedi della nostra eroina che varcano per l’ultima volta la porta di Downing Street. In una parola, dimenticabile.. -
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visto ieri su sky, ma m'è sembrato di vedere la storia di una vecchierella alle prese con la demenza senile, che ricorda lampi della propria gioventù. Il personaggio "storico" è visto con una lente che più sfocata non si può, così se la Streep è da 10 (terzo Oscar per lei, il secondo da "protagonista"), la sceneggiatura si muove sul 4. . -
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Bhe come film mi ha un po deluso nel senso che la parte storica viene solo accennata per brevi episodi, soprattutto nell'ostracismo degli uomini del partito che mai l'avevano digerita come leader conservatore. Il punto di vista umano è quello più convincente credo leggermente migliorata nel carattere, un po' meno spigolosa di come doveva essere nella realtà. E' un po' come la sua biografia, se proprio la si deve leggere, una volta e basta, così il film. .