Un Amore di Gioventù

di Mia Hansen-Løve

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    UN AMORE DI GIOVENTU'

    unamourdigioventc3b9pos

    Titolo originale: Un amour de jeunesse
    Genere: Drammatico
    Regia: Mia Hansen-Løve
    Interpreti: Lola Crèton, Sebastian Urzendowsky, Magne-Håvard Brekke, Valérie Bonneton, Serge Renko
    Provenienza: Francia, Germania
    Durata: 110 min.
    Casa di produzione: Les Films Pelléas, Razor Film Produktion GmbH
    Distribuzione (Italia): Teodora Film
    Data di uscita: 22 giugno 2012 (Italia)


    Trama:

    Camille ha quindici anni e un amore grande. Sullivan ne ha diciannove ed è l'oggetto di quell'amore immaturo e totale. Innamorato perdutamente di Camille, il ragazzo è comunque deciso a partire per il Sudamerica in cerca di se stesso e lontano dall'abbraccio soffocante di lei, che non concede margini, respiro, alternativa. La partenza di Sullivan sconvolge la vita di Camille, che tenta il suicidio e poi prova a vivere la sua vita tra le braccia di un maturo architetto norvegese di cui diventa assistente e compagna. Diversi anni dopo, lungo le strade di Parigi, ritroverà Sullivan e con lui un sentimento mai sopito. Ossessionata da quell'amore, Camille si tufferà di nuovo nel suo amplesso e nelle sue promesse disattese.

    Trailer italiano:

     
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  2. MrBlù
     
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    Mia Hansen-Løve-è-un-volto-fresco-e-giovanissmo-del-panorama-francese, a-solo-31-anni-ha-già-partecipato
    a-festival-e-concorsi, questa-è-la-sua-terza-pellicola, alle-precedenti-sono-stati-rilasciati-premi-e-certificazioni.
    Il-suo-cinema-è-fortemente-radicato-sul-tessuto-umano, forse-vissuto-in-prima-persona, e-sulla-società-odierna.

    Io-non-ho-visto-nulla-di-suo, ma-insomma... il-trailer-lascia-ben-sperare-a-parte-l'appiattimento-linguistico
    dato-dal-doppiaggio, e-le-sensazioni-sono-positive.
     
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  3. Fedor Lynch
     
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    Visto!
    Dunque magari ci torno con più calma perchè il film è molto bello e meriterebbe un'analisi un minimo approfondita. Racconto di formazione, delicato e intenso, che si sviluppa in più anni seguendo le vite dei giovani protagonisti. Diretto con mano ferma, con ottimi dialoghi che tratteggiano la psicologia dei personaggi e sono sempre funzionali sia alla loro crescita che a dare significato alle immagine in un simbolismo mai ammiccante ma sempre rigoroso. I sentimentalismi sono tenuti alla larga e il ritratto che ne esce dell'amore (giovanile e non) non si dimentica per la lucidità della narrazione, sempre pesata e mai estrema, che riesce a parlare di temi universali attraverso una storia "semplice" e lineare. Consigliatissimo, di pancia per me è un 8 pieno.
     
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  4. MrBlù
     
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    bene-bene, avevo-ben-fiutato! Però-lo-cerco-in-originale-quindi-non-al-cinema..
     
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  5. Fedor Lynch
     
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    chi cerca trova... o al massimo trova qualcuno che gli viene in soccorso... ^_^
     
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    Trama:
    Camille (Lola Créton) ha 15 anni e condivide un travolgente amore giovanile con Sullivan (Sebastian Urzendowsky); tutto fila liscio fino a quando lui decide di partire per il Sud America alla ricerca di sé stesso. Nonostante le promesse di non dimenticarsi, poco dopo via lettera la lascia. In preda alle sofferenze Camille piano piano abbraccia la vita e si fidanza con Lorenz (Magne-Havard Brekke), architetto del nord Europa. Ma il ricordo di quel legame travolgente li fa rincontrare.

    Recensione:
    Spesso i film diretti da donne hanno qualcosa in più; non per forza qualcosa di migliore, ma un'aggiunta in termini di disposizione sentimentale a trattare le piccolezze delle emozioni. E'il caso della
    terza fatica di Mia Hansen-Lova, classe 1981 e moglie di Olivier Assayas, che ritorna dopo il bellissimo «Il padre dei miei figli».
    Propone una storia che farà la felicità di coloro i quali nel cinema e nella vita provano brividi per gli amori impossibili. La giovane protagonista, la perennemente imbronciata e perfetta Lola Créton, vive un'adolescenza travagliata e tutta protesa all'amore per Sullivan; e, anche quando la vita pare averle dato una certa stabilità, non può fare a meno di riamarlo fino al bel finale. Qua e là affiorano squisitezze che rimandano al grande cinema, frasi ad effetto per nulla zuccherose e artificiose, la vita quella vera sgorga in questo romanzo d'amore tutto francese dove Parigi funge da protagonista aggiunto con i suoi vicoli e le sue bellezze. La sceneggiatura, scritta dalla stessa Hansen-Love, evita che i dialoghi esprimano troppo ma fa parlare i volti, le situazioni e i luoghi, molto suggestivi in questo dramma che si dipana per cinque anni. E, facile da capire, lo stile asciutto e minimale connota tutta la pellicola e la macchina da presa insegue i due ragazzi con pudicizia e rispetto (in tal senso straordinario il momento del tentato suicidio di Camille con l'inquadratura presa dalla porta senza entrare nella stanza; l'avrebbe girata così anche MichealHaneke).
    Qualche problema si registra però in fase strutturale e concettuale: la regista ci prende per mano verso la maturità della protagonista, ma alla fine si rimane a bocca asciutta perchè il passaggio dall'adolescenza non si compie del tutto. Inoltre il film, se da un lato si prende giustamente i suoi tempi, dall'altro si perde in qualche avvenimento di troppo che ha il sapore del riempitivo e che affloscia lo spessore delle vicende. Camille si aggira senza slanci, restando defilata, con l'ossessione di quel vecchio e totalizzante rapporto, ma i toni risultano troppo esasperati e le avventure con cui viene in contatto prima di rincontrare Sullivan non convincono quanto a potenza drammaturgica.
    Ciò in cui invece «Un amore di gioventù» vince è la trattazione di sentimenti che, se non del tutto universali, appartengono alla maggior parte delle persone, per cui lo scintillio dell'amore dà virtù alle esistenze e lascia ricordi indelebili. E la Hansen-Love è brava a non indurci al pianto ma a farci entrare nella vita di Camille in punta di piedi e non per forza difendendola.

    Voto: come diceva Fedor, il voto di pancia può essere superiore, ma io gli assegno un 7 bilanciando tutte componenti virtuose (maggiori) con quelle meno buone (minori in numero).
     
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  7. MrBlù
     
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    CITAZIONE (macina @ 12/10/2012, 19:41) 
    Spesso i film diretti da donne hanno qualcosa in più; non per forza qualcosa di migliore, ma un'aggiunta in termini di disposizione sentimentale a trattare le piccolezze delle emozioni. E'il caso della
    terza fatica di Mia Hansen-Lova, classe 1981 e moglie di Olivier Assayas, che ritorna dopo il bellissimo «Il padre dei miei figli».
    Propone una storia che farà la felicità di coloro i quali nel cinema e nella vita provano brividi per gli amori impossibili. La giovane protagonista, la perennemente imbronciata e perfetta Lola Créton, vive un'adolescenza travagliata e tutta protesa all'amore per Sullivan; e, anche quando la vita pare averle dato una certa stabilità, non può fare a meno di riamarlo fino al bel finale. Qua e là affiorano squisitezze che rimandano al grande cinema, frasi ad effetto per nulla zuccherose e artificiose, la vita quella vera sgorga in questo romanzo d'amore tutto francese dove Parigi funge da protagonista aggiunto con i suoi vicoli e le sue bellezze. La sceneggiatura, scritta dalla stessa Hansen-Love, evita che i dialoghi esprimano troppo ma fa parlare i volti, le situazioni e i luoghi, molto suggestivi in questo dramma che si dipana per cinque anni. E, facile da capire, lo stile asciutto e minimale connota tutta la pellicola e la macchina da presa insegue i due ragazzi con pudicizia e rispetto (in tal senso straordinario il momento del tentato suicidio di Camille con l'inquadratura presa dalla porta senza entrare nella stanza; l'avrebbe girata così anche MichealHaneke).
    Qualche problema si registra però in fase strutturale e concettuale: la regista ci prende per mano verso la maturità della protagonista, ma alla fine si rimane a bocca asciutta perchè il passaggio dall'adolescenza non si compie del tutto. Inoltre il film, se da un lato si prende giustamente i suoi tempi, dall'altro si perde in qualche avvenimento di troppo che ha il sapore del riempitivo e che affloscia lo spessore delle vicende. Camille si aggira senza slanci, restando defilata, con l'ossessione di quel vecchio e totalizzante rapporto, ma i toni risultano troppo esasperati e le avventure con cui viene in contatto prima di rincontrare Sullivan non convincono quanto a potenza drammaturgica.
    Ciò in cui invece «Un amore di gioventù» vince è la trattazione di sentimenti che, se non del tutto universali, appartengono alla maggior parte delle persone, per cui lo scintillio dell'amore dà virtù alle esistenze e lascia ricordi indelebili. E la Hansen-Love è brava a non indurci al pianto ma a farci entrare nella vita di Camille in punta di piedi e non per forza difendendola.

    Voto: come diceva Fedor, il voto di pancia può essere superiore, ma io gli assegno un 7 bilanciando tutte componenti virtuose (maggiori) con quelle meno buone (minori in numero).

    Alcune-tue-riflessioni-mi-riinvogliano-verso-questa-pellicola :wub: storia-di-amore-sofferto-e-cercato-oltre-ogni-dubbio-e-lecito-raziocineo.
    Registro-anche-le-piccole-defezioni, e-ci-ritoro-a-post-visione
     
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    Sottoscrivo, Misterone, sia i lati positivi (di più) e quelli meno riusciti (di meno). Di certo non è un capolavoro e a mio avviso la regista ha fatto meglio ne "Il padre dei miei figli", che ti consiglio.
    Ma siamo dalle parti di quel cinema che intrattiene ma soprattutto parla in modo diretto. L'aspetto amoroso viene caricato tantissimo, ma non lo si fa guidando lo spettatore, anzi con uno stile molto europeo e asciutto.
    Io ho avvertito sensazioni simili a "Last night", ma feeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeermo! :lol: :wub:
    Continua a leggere: similitudini perchè dentro di me arrivava la sensazione dell'impossibilità dell'amore. Ma i due lavori si fermano lì quanto a punti in comune; se su "Last night" non condividevo assolutamente ma capivo il tuo punto di vista, qui siamo proprio in un altro "fottuto campo da gioco" (citazione "Pulp fiction" :D ). "Un amore di gioventù" è fottuto cinema europeo e non americano! E ti ho detto tutto.

    Edited by macina - 14/10/2012, 15:44
     
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  9. MrBlù
     
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    Guarda-sempre-rimanendo-nel-genere-amori-impossibili-penso-a-two-lovers, quindi-l'equazione-stessa-tematica
    last-night-non-mi-spaventa :D Il-padre-dei-miei-figli-non-l'ho-visto, se-ne-ho-possibilità-lo-recupero
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 14/10/2012, 15:16) 
    Guarda-sempre-rimanendo-nel-genere-amori-impossibili-penso-a-two-lovers

    Spettacolo di film, stupendo! :wub:
     
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    Mia Hansen-Love alla sua terza prova chiude un'ipotetica trilogia sull'accettazione dell'assenza, e lo fa continuando un suo percorso stilistico, senza scene madri, senza quel sensazionalismo dei sentimenti, ma con delicatezza, veridicità, rarefazione e una messa in scena scarna, ma non per questo inferiore o con poco coinvolgimento. Se si riesce a "superare" una prima scorza che solo all'apparire può sembrare senza empatia, ci rendiamo conto che le storie da lei raccontate sono cariche di simboli, che a ogni scena c'è da chiedersi cosa significa quel gesto, quell'oggetto o quella frase.

    Questa pellicola tratta l'amore, quell'amore adolescenziale che è particolare e quasi impossibile da cancellare, che rimarrà dentro di noi per sempre, che lascerà strascichi nella nostra vita e che ci formerà nell'animo, e magari creerà quegli anticorpi necessari per capire i sentimenti della vita, che inesorabilmente ci accompagneranno lungo il corso del nostro evolversi sentimentale. Un amore trattato con i guanti di velluto, senza edulcorazioni, compiacimenti, esaltazioni, ma facendo parlare il quotidiano asciugandolo di ogni velleità e banalità. Il rapporto tra i due protagonisti è bellissimo e sincero, uno più refrattario e con spirito libero, l'altro più passionale e con valori già definiti, due giovani anime immature che danno sfogo al loro istinto e anche per questo impossibilitate a stare bene insieme.

    Per citare solo una sequenza: bellissima la scena in cui i due usciti dal cinema rispecchiano le loro diversità
    parlando del film appena visto: commovente per lei, insignificante per lui, una diversità palese di sensibilità che poi avranno anche nella vita reale. Il cinema come oggetto di paragone dei due.


    Un piccolo romanzo di formazione dei sentimenti in cui trova radici francesi antiche di grandissimo valore come in Truffaut e Rohmer di cui senza dubbio la Hansen-Love ha i numeri per farne parte. Un'autrice da seguire con forza.

    Voto: 7,5

    CITAZIONE (macina @ 12/10/2012, 19:41) 
    Qualche problema si registra però in fase strutturale e concettuale: la regista ci prende per mano verso la maturità della protagonista, ma alla fine si rimane a bocca asciutta perchè il passaggio dall'adolescenza non si compie del tutto.

    Credo che la vera formazione negli atteggiamenti rimane fuori campo, la regista ci porta per mano fino al momento massimo di formazione, fine a che finalmente la protagonista non volta pagina, per me simbolico è il finale con il soffio del vento che porta via il cappello che gli aveva regalato Sullivan; li c'è il vento che fa cambiare l'aria, quell'aria che aveva fino a quel momento respirato Camille, e della quale si era saziata senza avere gli effetti sperati. Almeno questa è stata la mia chiave di lettura :)
     
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    Che bello vedere che non sono il solo in questo mondo ad avvicinarmi a queste opere! :lol: Grande Revu per un commento come sempre ottimamente bilanciato fra emozioni e ragionevolezza.
    Sei leggermente più magnanimo del sottoscritto, io gli avevo affidato un 7, tu un 7,5. Non cambia molto, però qualcosa ci divide. Laddove io avrei mostrato di più, tu sostieni che la regista ha volutamente preferito restare dietro le quinte. Può essere. La sensazione che avevo però avuto era che vi fosse troppa carne al fuoco, troppa carne non dico superflua ma accessoria, non fondamentale, messa lì quasi a fare "massa". E gli aspetti su cui io invece avrei insistito se ne stanno nascosti o addiruttura assenti. L'errore maggiore della Hansen-Love è di non aver adempiuto a una "mission" che io consideravo fondamentale, ovvero far respirare allo spettatore il passaggio verso l'età adulta. Che invece manca del tutto e questo non mi è piaciuto.
    In questo senso non lo vedo un film completo e ho trovato meglio bilanciato Il padre dei miei figli, più strutturato, robusto, maturo e compatto. Non dico che mi piaccia di più (oddio, forse sì), ma lo trovo migliore di questo.
    Un amore di gioventù spacca invece nel portarci con quei sapori così ben dipinti dalla Hanse-Love nel periodo probabilmente più bello della vita, l'adolescenza, la "gioventù" appunto, in cui tutto pare magia, in cui senti la forza della vita sgorgarti nelle vene e in cui ti puoi permettere di alimentare dentro te un milione di sogni e potenzialmente realizzarli tutti.
     
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    Ma guarda Mac sono modi di vedere le cose e che di conseguenza ci guidano nell'analisi e nel gradimento. Io trovo un filo conduttore preciso nelle opere della Hansen-Love e uno stile che è presente e che la caratterizza. I suoi per me sono tutti film che scorrono nel tempo, il tempo è un fattore importante, perchè il tempo è l'unica medicina che fa superare le perdite umane che avvengono, e col tempo riesce a scandire la quotidianità e probabilmente per questo azzera le scene madri, ma da più valenza allo scorrere degli avvenimenti come se lavassero lo stato d'animo dei protagonisti. In Un Amore Di Gioventù personalmente non ho trovato momenti riempitivi, ma solo ciò che ti ho descritto ora, momenti e piccoli gesti che fanno andare avanti il tempo e quindi l'evoluzione della stato dei personaggi. Inoltre io non sentivo il bisogno di avere quel passaggio concretamente come forse lo ricercavi tu, quell'atto finale come ho scritto nello spoiler ce lo mette fuori campo, ce lo fa sotto intendere, ma ciò che è più importante è come si arriva a quell'atto, come lo veicola facendoci entrare in quel processo di sviluppo che è l'adolescenza. Credo volesse questo la regista, un piccolo romanzo di formazione dell'adolescenza, probabilmente Il Padre Dei Miei Figli è più nelle tue corde dove trovi più congiunzione nelle tue idee, ma anche questo io l'ho trovato maturo, completo e vigoroso, di quel vigore che non scaturisce con forza direttamente, ma che agisce sottopelle e si insinua ugualmente con potenza.
     
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    Possiamo allora dire che la Hansen-Love non dà luogo a scene madri per contestualizzare il più possibile i suoi personaggi nella normalità propria di tutti noi? Insomma nella vita "normale", non quella cinematografica, ma della gente comune, le scene madri sono ben poche.
    ^_^
     
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    Assolutamente si! ^_^
     
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