Pietà

di Kim Ki-Duk

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    Pietà

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    USCITA CINEMA: 14/09/2012
    GENERE: Drammatico
    REGIA: Kim Ki-Duk
    SCENEGGIATURA: Kim Ki-Duk
    ATTORI: Jung-Jin Lee, Choi Min-Soo
    DISTRIBUZIONE: Good Films
    PAESE: Corea del Sud 2012
    DURATA: 104 Min
    FORMATO: Colore
    NOTE: In Concorso al Festival di Venezia 2012. Vincitore del Leone d'Oro come miglior film.
    TRAMA: Al soldo di un potente strozzino, Gang-do è un uomo crudele e violento che si occupa di recupero crediti e che non esita a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di avere i soldi che gli son dovuti. Un giorno, all'improvvisio,una donna gli si para di fronte, sostenendo di essere sua madre e chiedendogli perdono per l'averlo abbandonato. Dapprima sospettoso, l'uomo si convincerà della sincerità della donna: ma questa porta con sé un grande e doloroso segreto.

    Edited by hellboy1 - 13/9/2012, 10:12
     
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  2. Trinità&Bambino
     
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    Lo guarderò sicuramente il prossimo fine settimana!

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    Non lo manco, dovrebbe essere in programmazione dalle mie parti ^_^
    Così mi faccio anche un'idea sulla 'divertente' polemica nata post-festival..
     
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  4. poison78
     
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    Visto oggi, non il migliore Kim Ki-duk di sempre resta comunque con qualche forzatura di stile una notevole prestazione. A giorni il commento :)
     
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  5. poison78
     
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    L’eterno secondo nei più importanti festival cinematografici (Leone e Orso d’argento a Venezia 2005 e Berlino 2004) ha ottenuto finalmente gli apprezzamenti, della giuria del Festival di Venezia 2012. Una vittoria che dal mio punto di vista risarcisce in modo più che sufficiente l’importante carriera artistica prodotta e sviluppata fino a questo momento da Kim Ki-duk.

    Personalmente non reputo “Pietà” il suo miglior lavoro e per dirla tutta non ho ancora visto gli altri autorevoli lavori presenti all’ultimo festival nostrano. Resta tuttavia un lavoro forte, ambizioso, deciso che non scende a patti con lo spettatore. E’ tornata la sua genuina e cinica ispirazione.

    In una sala incredibilmente quasi al completo per uno spettacolo pomeridiano (ore 16,15) di un caldissimo mercoledì romano di metà settembre, prendono posto in sala spettatori di ogni età a dimostrazione di quanto un premio possa incredibilmente incendiare le fantasie e le aspettative del pubblico. Da tempo immemore non vedevo una sala così piena per un film asiatico. Il religioso silenzio dei presenti accoglie l’inizio della pellicola. Già dai primi minuti ci si può rendere conto che non ci saranno peli sulla lingua. L’inizio è quanto di più forte uno spettatore medio (o comunque non avvezzo al cinema asiatico) possa quanto meno immaginare. Dopo appena 20 minuti un suicidio, una masturbazione, sangue e percosse varie, ci perdiamo così prematuramente per strada qualche spettatore già scioccato dalla violenza e cattiveria, in realtà solo accennata (non si vede quasi nulla), dei primi attimi di pellicola. Il più eclatante saluterà la platea con un “Buonanotte a tutti!".

    Il regista coreano non è abituato a scendere a patti con il politically correct . Analizza con il suo inconfondibile stile il tema della vendetta prima ancora della pietà stessa. Autentica senza colpo ferire l’importanza delle relazioni umane spazzate via dal capitalismo contemporaneo. La piaga del debito pubblico, l’espandersi copioso della sconcertante crisi economica mondiale, muove le fila di un film politicamente scorretto, forte, brutalmente reale. Mostra l’uso improprio e perverso del denaro, con la conseguente rovina e l’appiattimento dei più reali valori e sentimenti. I protagonisti si interrogano sul effettivo valore della vita in un percorso che simbolicamente potremo definire una via dolorosa lecita per riacquistare determinate qualità smarrite. C’è un reale recupero di sentimenti, valori necessari alla propria esistenza, plasmati sull’essenza stessa di essere ancora vivi.

    L’abbraccio di una donna (una madre) offre simbolicamente l’amore nei confronti dell’umanità, il proteggere e comprendere la diversità e i sentimenti del prossimo. Una Maria moderna che come la locandina originale riprende chiaramente e metaforicamente il capolavoro di Michelangelo ben più direttamente del solo titolo. Abbiamo bisogno di comprendere il dolore del prossimo, cambiando prima di tutto il modo in cui ci rapportiamo nei confronti del denaro. Un ipotetica tragedia greca o romana moderna.

    Tecnicamente parlando Kim Ki-duk non tradisce il suo stile, riprende in parte il volto minimalista più crudo e sporco dei suoi primi lavori. Il ritmo della narrazione anche se compassato non risulta mai essere troppo lento presentando una storia lineare che prende quota e forma in modo diretto senza troppi fraintendimenti. Ogni tanto c’è qualche forzatura sessuale di troppo che anche se funzionale alla tragedia e alla drammaticità in atto risulta comunque una esagerazione, un atto eccessivo di sicurezza da parte dell’autore. Forzature che non offrono nulla di più alla storia ma anzi sfilacciano troppo una scheggiatura già di per se non perfetta anche se scorrevole e funzionale. Bravi gli attori protagonisti militarmente fermo Lee Jung Jin, drammaticamente convincente Jo Min Soo. Fotografia fredda e glaciale come la desolante ambientazione.

    Una belva libera di scorazzare e spezzare le vite di commercianti disperati stretti dalla morsa di una crisi perversa. Un uomo privo di sentimenti e pietà, vittima di un amore mai ricevuto. Una bestia che riceve l’amore mai ospitato può cambiare la sua pelle ruvida?? Cambierà nel dolore il suo modo di vivere?? Siamo al cospetto di un percorso necessario, rapporti personali in rovina. Un film che non sarà facile dimenticare.

    7,5/8
     
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    ottima disamina Poison :)

    per fortuna dalle mie parti lo proiettano, dovrei andare questo sabato. cmq mi fa enormemente piacere questa "ripresa" di Kim ki-duk, dopo le ultima prove di scarso valore e soprattutto dopo il periodo di depressione scaturito dal famoso incidente sul set di Dream. io Arirang l'ho visto e siamo tra il patetico/inguardabile e il sentito/viscerale; però mi era sembrato un prodotto in linea di massima poco sincero, quindi, stra-curioso per Pietà
     
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  7. poison78
     
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    Grazie MIckes, aspetto tue notizie :D
     
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  8. MrBlù
     
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    Bellissima-disamina-per-uno-degli-autori-contemporanei-più-personali-che-l'oriente-ci-offre.
    Inoltre-il-cinema-è-nostro-amico-in-questo-opere, in-quanto-le-ellissi-e-la-narrazione-visiva-che
    Duck-imprime-trovano-sempre-lo-zenit-su-grande-schermo. Lo-vedrò
     
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    Imperdibile Ki-Duk, sto scoprendo e riscoprendo la sua filmografia recentemente e questo capita a fagiolo, però mi sà che lo recupererò in home video, il tuo bello scritto poison aiuta ad acquistarlo a scatola chiusa :rolleyes:
     
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    sempre molto simpatici gli episodi in sala :D da me cinema centralissimo (Duomo) uno dei pochissimi che proietta solo cinema d’autore, sala da 200 posti o forse anche più, spettacolo delle 15,30 con circa 35 persone presenti, quasi tutte dai 40 in su, la maggior parte donne, nessun giovanissimo, vabbè… ebbene, nessun fiato, nessun borbottio, nessun fuggitivo, forse perchè eravamo in pochi o forse perchè stavano già dormendo tutti :lol: ma questo è quanto.


    pieta-clip-2512095_0x410
    Kim ki-duk, al ritorno sulle scene, sceglie di gareggiare tra i migliori. sceglie di tornare per certi aspetti alle origini distaccandosi dal simbolismo poetico e dall’astrazione della messinscena (oramai prossimi al parossismo e alla maniera) per donarne un’altra più immediata e carnale. i concetti di vendetta/espiazione e pietà, donata e non contemplata, sontuosamente esplicati dal cinema orientale degli ultimi anni, trovano altra preziosa linfa vitale. il capitalismo e la corruzione che si incontrano squarciando derive umane tanto da renderle ripugnanti. il potere dei soldi in un mondo prossimo al collasso; l’incidenza che questi hanno nei comportamenti, nel modo di intendere la vita e la morte. denaro che dà e toglie valore agli aspetti primari e vitali dell’essere umano.

    film crudo e viscerale che però non rinuncia al simbolismo (in questo caso cristiano) che ben si amalgama con la sessualità, la crudeltà e la perversione: sacro e profano dentro una figura materna che è donna, protettrice, punitrice e guardia del corpo insieme; figura allegorica femminile in cui all’interno convivono la rabbia della punizione inferta mossa dalla perdita e il senso di colpa, per aver, quasi inconsciamente ritrovato “qualcuno”. e quindi, nel cammino verso la redenzione rigorosamente psicologica, sentimentale, emozionale… il suo ruolo si eleva a martire estatica per condurre il proprio “figlio” sulla dolorosa e impervia strada del contrappasso. e quanto fa male la riscoperta delle emozioni dischiuse in un vortice amoroso che diviene assuefazione, l’aria per respirare… colui che infliggeva punizioni, l’invulnerabile protetto da un muro cupo e apatico invalicabile, diventa vulnerabile perché riscopre il suo lato umano smarrito da lunghissimo tempo, ma a quale prezzo?

    il tutto immerso in un contesto micro che però è assolutamente macro, universale, come sempre l’autore sud coreano ci ha abituato nel corso della sua filmografia.

    Voto: 7,5
     
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  11. MrBlù
     
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    CITAZIONE (mickes2 @ 16/9/2012, 13:18) 
    ...sceglie di tornare per certi aspetti alle origini distaccandosi dal simbolismo poetico e dall’astrazione della messinscena (oramai prossimi al parossismo e alla maniera) per donarne un’altra più immediata e carnale...

    Leggendoti-nell'analisi-si-comprende-quando-si-distacchi-dai-suoi-ultimi-lavori, tornando-forse-alla-messa-in-scena-dell'Isola
    che-coniugava-maggiormente-la-parte-materiale-a-quella-astratta-e-minimale-a-cui-fai-riferimento.
    Ora-ho-le-idee-piu-chiare-su-cosa-aspettarmi
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 17/9/2012, 12:41) 
    Leggendoti-nell'analisi-si-comprende-quando-si-distacchi-dai-suoi-ultimi-lavori, tornando-forse-alla-messa-in-scena-dell'Isola
    che-coniugava-maggiormente-la-parte-materiale-a-quella-astratta-e-minimale-a-cui-fai-riferimento.
    Ora-ho-le-idee-piu-chiare-su-cosa-aspettarmi

    esattamente, è un ritorno che comunque sfrutta entrambe le influenze ma è più parsimonioso nel simbolismo. è un'ottima via di mezzo con leggera propensione al lato carnale ed emotivo della vicenda.
     
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  13. Kurtz
     
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    CITAZIONE (poison78 @ 13/9/2012, 21:59) 
    Personalmente non reputo “Pietà” il suo miglior lavoro e per dirla tutta non ho ancora visto gli altri autorevoli lavori presenti all’ultimo festival nostrano. Resta tuttavia un lavoro forte, ambizioso, deciso che non scende a patti con lo spettatore. E’ tornata la sua genuina e cinica ispirazione.

    Completamente d'accordo. Non associabile ai grandi capolavori di Kim ma comunque un grandissimo film. Una spanna sopra agli ultimi che mi avevano dluso un po' e mi facevano temere per le sorti autoriali di uno dei più grandi registi viventi.

    a presto una recensione. visto oggi pomeriggio, cerco di digerire un po' le emozioni
    ma voliamo alto: 8/8.5
     
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    Davvero diverso agli unici due che ho visto di Kim: Primavera..... e Ferro 3. Molto più violento, con uno stile che ricorda un pò i lavori di Park Chan Wook (il tema della vendetta) è una pellicola ben scritta, non priva però di qualche forzatura di troppo (specialmente nei minuti finali)

    7.5
     
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13 replies since 9/9/2012, 13:36   413 views
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