I Bambini di Cold Rock

di Pascal Laugier

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    I BAMBINI DI COLD ROCK

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    Trama ufficiale:

    Julia Denning (Jessica Biel) è un'infermiera che vive nella cittadina di Cold Rock, dove si nascondono segreti inquietanti. Nel corso degli anni, infatti, sono scomparsi 13 bambini senza lasciare né un indizio né un testimone. Gli abitanti del luogo ritengono che il responsabile sia "The Tall Man" un oscuro personaggio misterioso e leggendario che rapisce i bambini svanendo nel nulla. Quando una notte Julia trova il letto di suo figlio vuoto la caccia è aperta e con essa la ricerca di risposte: chi è "The Tall Man" e soprattutto cosa avevano in comune quei bambini scomparsi?

    Titolo originale: The Tall Man
    Regia di Pascal Laugier (Martyrs).
    Nel cast, oltre alla Biel, Jodelle Ferland, Stephen McHattie, William B. Davis, Jakob Davies, Samantha Ferris e Katherine Ramdeen.

    Trailer:



    Uscita cinematografica: 21/09/2012
     
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  2. MrBlù
     
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    Ipoteticamente-era-il-film-su-cui-puntare, eppure-guardo-locandina-e-trailer-e-mi-vien-da-chiuder-in-fretta-tutto,
    si-sente-tanfo-di-convenzione. Laugier-per-me-è-davvero-dotato, vediamo-come-se-l'è-cavata-in-terra-straniera,
    con-un-budget-piu-importante-da-rispettare, e-un-pubblico-piu-universale-da-raggiungere, secondo-me-ha-calato-le-braghe..
     
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  3. thekingofbronx
     
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    Io ho visto il trailer al cinema.

    Mi sembrava tanto di classico film thriller americano. Forse troppo convenzionale. Andrò a vederlo credo ma sono molto scettico.
     
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    a me è piaciuto. Laugier continua, con altro approccio, sopratutto visivo, il discorso iniziato con Martyrs con interessanti implicazioni morali legate al nucleo famigliare e l'infanzia. questo è un horror psicologico votato al dramma, che parte come una sorta di fiaba dark per poi cambiare pelle trasformandosi in un girone infernale basato sui ribaltamenti di fronte, il tutto supportato da un'ottima costruzione. il plot-twist arriva al momento giusto, e se in un primo momento gli eventi possono risultare frammentati, nello sviluppo il tutto trova una sua collocazione. la Biel molto brava. l'unico regista della new wave francese a non aver scazzato e/o calato le braghe :D magari non lo consiglio al cinema, ma in visione sicuramente ^_^
     
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  5. MrBlù
     
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    ah-caspita-che-pronta-smentita, beh-meglio, come-ho-detto-ipoteticamente-è-film-su-cui-puntare
    però-trailer-e-locandina-mica-promettevano-bene, ora-con-un-fb-la-cosa-è-differente. E-per-una-volta-non-ti-sbilanci-col-voto,
    astuto :lol:

    NB per-me-non-ci-sono-film-per-cinema-e-per-home-video, ci-sono-film-da-comprare-e-film-da-vedere.
    Se-il-giudizio-è-buono-e-si-presta-a-piu-di-una-visione-compro-e-vedo, e-rivedo. Quelli-solo-da-vedere...
    ormai-non-li-guardo-nemmeno, non-sò-se-mi-segui :lol::P
     
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    no beh anch'io all'inizio ero scettico, ma poi mi son dovuto (piacevolmente) ricredere ^_^ bravò Laugier!

    il voto? facciamo un bel 7/7,5 :D


    sui film da comprare e vedere, si, ti seguo :unsure: :lol: no dai, essendo te un estimatore (come il sottoscritto) del Martirio, questo è film da recuperare, sui modi in cui farlo sorvolo :lol:
     
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  7. MrBlù
     
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    bene-che-mi-segui, siamo-in-due-a-sbandare-come-matti-allora :lol: ok-recuper (er) ò
     
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  8. poison78
     
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    Questo messo in cantiere per la settimana prossima visto che lo passa la 3 :D
     
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  9. Frankie00
     
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    Se in Martyrs la società alto-borghese cerca nel mistico il senso a un'esistenza talmente materiale da aver perso ogni significato, in The Tall Man ci troviamo in una situazione addirittura più estrema, in cui un'umanità precipitata nel baratro cerca nella superstizione la spiegazione alle proprie disgrazie. Il Tall Man, l'uomo alto, non è infatti altri che l'uomo nero, la personificazione delle paure umane che commette il crimine più crudele in assoluto: portare via i bambini alle loro case, portare via il futuro dell'umanità stessa. Quasi una punizione divina attraverso cui le colpe dei padri ricadono sui figli.
    Protagonista del film è Jessica Biel, ironicamente attrice/emblema hollywoodiano al settimo cielo prima di spalancare quella porta che avrebbe dovuto lasciar chiusa, vaso di Pandora che ha aperto la strada a un horror finto come tette di silicone. Ancora una volta una donna in un film di Laugier, che sembra quasi fare un cinema femminista nel vero senso del termine, ponendo la "femmina" al centro di tutto, facendo ruotare la storia attorno a lei e privandola attraverso il martirio della propria femminilità e della propria umanità, elevandola a ruolo sacrale. A differenza di Martyrs però, qui il martirio non è fisico ma psicologico e questo perchè The Tall Man non è un film horror. Se cercate gli estremi raggiunti dal regista nel suo lavoro precedente, verrete inevitabilmente delusi. Non perchè qui non ci sia un'estetica horror ma perchè anche in questo caso siamo di fronte ad un gioco di scatole cinesi che può stranire, irritare o incollare allo schermo a seconda di chi guarda. Per questo trovo difficile se non impossibile dare un giudizio a questa prima opera U.S.A. del regista francese basandomi sulle classiche categorie bello/brutto, noioso/avvincente, riuscito/non riuscito.

    Tra i tre film girati da Laugier, questo per me è il suo più personale, il veicolo di un discorso intimo, quasi un monologo interiore dell'autore. La fastidiosa voce narrante, che fa tanto americano, è la voce di un uomo che si pone dei dubbi, tanto sul mondo in cui vive quanto sulle proprie scelte "artistiche". Non ho la presunzione di aver ragione, si tratta semplicemente dell'unica lettura che sono riuscito a dargli, della spiegazione alle lacrime che ho versato al termine del monologo finale, quando lo schermo diventa nero è rimane solo il punto interrogativo di una domanda che è la domanda di tutte le domande: ho fatto la scelta giusta, vero???
    E' la domanda che ci facciamo tutti, ogni giorno, ripensando alla strada che abbiamo deciso di prendere. E' la scelta più sincera che potremo mai fare, spogliarci delle nostre sicurezze (delle nostre bugie) e domandarci se è stata la decisione più giusta, mettendoci nelle mani di chi ci circonda, dello spettatore giudice supremo di ogni film. E ancora una volta questa domanda è lasciata ad una donna/bambina, una muta presenza che ha visto il lato oscuro del mondo, che si è trovata a tu per tu con il martirio e alla fine ha deciso di scappare per appropriarsi della sua esistenza. Ma potrebbe diventare un'altra storia, questa, altro da un film che muta costantemente, che imbastisce colpo di scena su colpo di scena ma non ha mai la pretesa di prendere per il culo lo spettatore. Mai: ogni bugia è intuibile, ogni possibile sviluppo è palese anche se mai veramente afferrabile.

    The Tall Man è un film difficile da digerire. Si passa dall'americanata al dramma, dal thriller/horror al poco credibile. L'estetica classica dell'horror statunitense viene piegata agli intenti autoriali di un regista fondamentalmente europeo. Viene presa una star sexy come Jessica Biel (ma ci sono anche le bellissime Katherine Ramdeen e Jodelle Ferland) e viene imbruttita, la fotografia finto sporca di Kamal Derkaoui viene asservita ad una storia sopra le righe mentre le ottime scenografie di Jean Carriere permettono di respirare un'estetica dark che si incontra/scontra con l'appeal (iper)realista del film. In un paio di momenti si rischia la noia e il giro a vuoto ma alla fine si rimane imprigionati in una lacrima sul punto di cadere. Resta la commozione travestita da silenzio. Resta il dolore e il rimpianto.
    A questo punto il fatto che il film possa piacere o non piacere mi diventa totalmente indifferente.

     
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  10. MrBlù
     
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    Interessante-analisi-Frankie, anche-se-non-è-facile-seguirti-senza-aver-visto-la-pellicola, giustamente-ti-districhi
    tra-il-non-detto-e-lo-spoiler.. giusto-quel-quanto-da-far-capire-a-sà-e-non-svelar-nulla-a-chi-non-sà. Ci-risentiamo ^^
     
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  11. Frankie00
     
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    CITAZIONE (MrBlù @ 22/9/2012, 12:33) 
    Interessante-analisi-Frankie, anche-se-non-è-facile-seguirti-senza-aver-visto-la-pellicola, giustamente-ti-districhi
    tra-il-non-detto-e-lo-spoiler.. giusto-quel-quanto-da-far-capire-a-sà-e-non-svelar-nulla-a-chi-non-sà. Ci-risentiamo ^^

    E' difficile parlare di questo film senza far riferimento a spoiler, anche perchè io stesso non ho ancora capito se mi è piaciuto o no.
     
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  12. 3Dblu
     
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    Bhà.. molto bello il finale dove fà capire il tutto, ma il resto del film sembrava quasi una cantonata.. ovvero, deludente rispetto al trailer e cio che ci si aspettava.

    Gli do un voto piu che sufficiente solo per il finale, dove ripeto, dà un senso a tutto il film.


    Risparmio analisi e commenti tecnici, sia per non raccontare il film, sia perchè lascio a chi piu esperto queste cose.
     
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  13. poison78
     
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    Esordio oltre oceano per Pascal Laugier regista transalpino che ha particolarmente colpito gli spettatori in positivo e negativo con il suo secondo lavoro in patria “Martyrs”, un vero martirio psicofisico per lo spettatore, capace di colpire e ferire il pubblico. Al regista francese piace da matti mescolare un susseguirsi di situazioni e generi per realizzare qualcosa di completamente diverso dal resto della produzione cinematografica. Non è di facile somministrazione il suo cinema che spazia dal thriller all’horror, dal drammatico, all'impegno psico/sociale/religioso. Così anche per questo suo primo lavoro in terra yankee la scelta intrapresa è quella del polpettone impastato, questa volta qualitativamente non troppo bene, impreziosito da un più che discreto e interessante finale socio-impegnato che, cerca di rimette in ordine il pastrocchio realizzato con tanta perseveranza in precedenza.

    L’uomo nero moderno vive a Cold Rock una cittadina americana immersa nel verde di grigi boschi illuminati da una foschia perenne. A Cold Rock non splende mai il sole, si vive alla giornata, tutti hanno i loro problemi e curano solo i propri interessi. La crisi ha portato alla chiusura della miniera, l’unica vera fonte di guadagno di una cittadina rurale con regole da branco e nessun sogno nel cassetto. Si tira a campare avanti, anche i bambini non cullano speranze di un mondo migliore. Quale miglior contesto per un ladro di bambini muoversi in una città dove tutti si fanno i fatti propri, dove vedere un bambino volatilizzarsi non interessa realmente a nessuno basta che non sia il proprio. Un processo interessante che simbolicamente accomuna Cold Rock e i suoi bambini alla diffidenza che oggi giorno circonda le nostre strade.

    Con una trama intrecciata dagli innumerevoli colpi di scena da rovescio della medaglia, il film presenta una narrazione impreziosita da troppi dettagli. La sceneggiatura dello stesso Laugier è una coperta troppo corta tirata da tutti e quattro i lati. Dopo un inizio drammaticamente sufficiente, la pellicola viene sedotta e abbandonata da una serie di colpi di scena ad effetto dove tutti sono colpevoli e innocenti e lo spettatore ha difficoltà nell'individuare la vera vittima, se non se stesso. Come per il martirio precedente il pubblico è cullato e scosso da una serie di avvenimenti funzionali solo al arrivo di un finale che porti con se una soluzione. Non vi allarmate il regista transalpino nella sua confusione mentale è quanto meno ben organizzato e ci donerà la spiegazione. Un'idea interessante che mostra il fianco per un intero film. Sicuramente perché lo spettatore ancora non si aspetta il risvolto psico-sociologico. Alla base del film c’è un idea vincente e inquietante che purtroppo è realizzata male, ci sono spunti interessanti, come l’ambientazione, ma è troppo poco per promuoverla completamente. Se da una parte il finale convince e lascia pensare, dall’altra sconforta il vedere buttata al vento l’occasione di realizzare per la seconda volta un qualcosa di stilisticamente nuovo.

    Laugier lavora duramente per dipingere un'idea socialmente importante che vuole sollevare risvolti etici, a mio modesto parere non pienamente riuscita. E’ come mettere la mente di Michael Haneke al servizio di un regista poco raffinato nell'intraprendere uno sviluppo degno di nota. Non posso completamente affermare che il film sia brutto ma è oggettivamente sorretto solo dalla soluzione finale. Se in “Martyrs” il martirio proposto era funzionale alla rappresentazione dell’intero atto, in “Cold Rock” ci si chiede perché ridicolizzare con trovate inutili quanto di buono partorito. Realizzare un film socialmente impegnato sotto mentite spoglie di un thriller è stata la scelta giusta?? Agli spettatori l’ardua sentenza.

    6/6,5
     
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12 replies since 19/9/2012, 21:38   611 views
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