Tutti I Santi Giorni

di Paolo Virzì

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    Il peggior Virzì che ho visto fino adesso.

    Feeeeeeeeeeeermi, datemi un secondo per spiegare. Questo film è da 7, non certo da 4 o 5, ma contate che il mio gradimento per il regista livornese è sempre stato dall'8 a salire, ergo un 7 diventa il voto "peggiore" per un suo lavoro.
    Sulla carta non è poi cambiato molto dagli stilemi con cui il nostro si è fatto conoscere negli anni (e amare molto). Genere commedia, attori in palla, brio dappertutto, intelligenza, delicatezza, una spruzzata di dramma, una riflessione sui nostri tempi. Il collante o ingrediente segreto? La sua sensibilità. Però mi è mancato un elemento che solitamente me lo fa adorare: il ritmo. Spesso mi sono seduto in poltrona e ci sono rimasto piacevolissimamente sprofondato perché le vicende, la coralità delle vicende e l'atmosfera generale mi rapissero del tutto fino a farmi provare un'esperienza stupenda e totalizzante. Questa volta non mi è accaduto, mi è parso anzi che il film giri a corrente alternata; non vi sono parti del tutto fuori luogo o spompe (a parte un finale effettivamente telefonato e floscio), eppure non mi sono sentito catturato come in altre occasioni. Sarà poi forse perché il film precedente, La prima cosa bella, nel suo genere lo considero un capolavoro; questo termine di paragone non può far reggere Tutti i santi giorni. Oddio, ci sta pure che quest'ultimo sia semplicemente un film diverso, meno drammatico e intricato de La prima cosa e meno sociologico de La vita davanti. Virzì toglie varie componenti per rendere l'opera una serena e placida commedia dei sentimenti, dove il mondo esterno rimane osservato come dall'oblò di una nave, dove conta solo l'amore tenero e magico di questi due ragazzi. In questo senso il film funziona eccome e allora Virzì mi pare esprimersi a suoi soliti alti livelli; ma, almeno secondo il mio modo di sentire le cose, ha tolto troppo e alla fine il risultato un po' ne risente.

    Per il resto, come detto, buonissimo notizie. Spendo qualche parola per Luca Marinelli, il quale qui offre una prova veramente da ricordare; l'avevo già veduto con grande interesse e stima in La solutudine dei numeri primi, qui si riconferma attore perfetto nell'incarnare un quasi eroe inesistente nella modernità in cui viviamo. Umile in un mondo di sbruffoni, amante delle lettere in un mondo in cui conta molto di più l'immagine, di aspetto poco curato quando oggi anche un bifolco si rade il viso a dovere, paziente e lento nella frenesia che gli sta attorno. Bravissimo. Thony, che onestamente non conoscevo, mi è piaciuta di meno, anche se debbo ammettere che sa calarsi ottimamente nella parte (anche considerando che si trattava della sua prima parte di attrice). La cosa più interessante è il rapporto che si viene a creare fra loro, il gioco di sguardi e in questo senso Virzì ancora una volta incanta nell'ottenere moltissimo dalle piccolezze recitative.

    CITAZIONE (Revu @ 21/10/2012, 14:57) 
    quella col cinese, quella quando lei lo aiuta ad eccitarsi per la prova dello spermiogramma

    Noooooo, la scena con il cinese mi ha fatto ridere tantissimo! :lol: :D
     
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    Anche a me piace molto Virzì, però non in tutto ciò che ha fatto; ci sono pellicole che non mi hanno preso quasi per niente, alcune che mi hanno estasiato, e altre, come questa, che mi sono piaciute ma solo a metà. E' un'opera piacevole, leggera, che non va in profondità, che non entra dentro e colpisce fino in fondo, probabilmente questo non era l'obiettivo del regista, oppure più semplicemente io l'ho recepita in modo diverso, fatto sta che per me rimane nel "limbo" delle sua filmografia tra le opere carine ma non di spicco.

    :)
     
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    Sono un po' più caldo di te; se non ricordo male, tu gli hai dato 6,5; io 7. Non credo che la pellicola non vada in profondità, semplicemente è meno riuscita di altre che ho visto e forse l'intento del nostro Virzione era di scavare meno e dare alla luce qualcosa di più leggero, una commedia romantica. Nonostante ciò, io il suo stile ce l'ho visto eccome: gli attori principali sono molto bravi (soprattutto Luca Marinelli) e c'è una buona coralità. Manca la continuità delle due ore, il ritmo che ti cattura per non lasciarti più.
     
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    Per ora Virzì non mi ha mai deluso, nemmeno con quello che credevo essere un suo "minore. Mi sbagliavo,questa è una pellicola viva, schietta, che tratta un argomento molto delicato, come il desiderio di un figlio ( e le sua conseguenze) avvicinando empaticamente lo spettatore, in una storia che poteva essere banale come tante altre. Invece la storia appassiona, peccato però per un finale che ripensandoci poteva essere migliore.

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