Maps To The Stars

di David Cronenberg

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  1. marsellus wallace
     
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    per me delusione, il grande regista per una volta mi ha deluso. Ci sta, il mio amore incondizionato per lui ovviamente non è minimamente intaccato

    Non c'è niente da fare, Cronenberg non è più lui, ormai esaurita l'ossessione per i temi della carne al sangue fritta e rivoltata dall'interno, è diventato sempre più intimista e criptico, affrontando da par suo tematiche sempre diverse che ora sfociano nel marcio di Hollywood, affrontando lo sconvolgimento mentale di alcune piccole stars di cui ne fa la marcia mappa. Il gruppo di personaggi inquieti e corrotti dall'invidia è capitanato da una strepitosa Julianne Moore, attrice fenomenale che interpreta una attrice che ha l'ossessione di avere il ruolo di sua madre, la donna vede continuamente fantasmi di un passato terribile che le parlano (il Sesto senso è citato per definirne le differenze), ogni volta la visione di una giovane la mette di fronte a qualche colpa. Il suo terapista mentale e massaggiatore (John Cusack) ha un figlio che è un baby-divo di una serie di successo, viziato e annoiato, assecondato dalla madre (Olivia Williams) si perde tra ragazzine e comportamenti lascivi. Intanto un autista (Robert Pattinson, che Cronenberg infila sempre in auto bene o male) sogna di diventare una star del cinema. E' proprio lui che accompagna una ragazzina gravemente ustionata (Mia Wasikowska, sempre più brava) in questo mondo inquieto e corrotto. A poco a poco la presenza di lei influenzerà tutti e porterà allo scoperto segreti e ansie sepolte.
    Con questo film Cronenberg raggiunge un obbiettivo, quello di mostrare un Hollywood marcia e corrotta (che gioisce per la morte di un bambino per convenienza ritrovata e ne spreme togliendogli l'innocenza dell'infanzia altri) che fatica a trovare un'identità morale nonostante titoli e diplomi, un intento serio e consapevole che però ha un enorme difetto, la vicenda perde i pezzi dopo poco, i singoli (la Moore in testa) cercano di reggerla ma il lavoro non diventa mai corale e risulta discontinuo, i concetti sono allungati come le frasi fatte e ridondanti che vengono dette, il mistero dietro a tutto è quanto mai banale (ovviamente non lo diciamo), segno prepotente che lontano dalla visionarietà di cui è maestro il regista canadese non riesce a pungere lo spettatore, lo lascia indifferente e tranquillo fino a ritornare interessante solo poco prima dei titoli di chiusura. Troppo poco per un tale autore, che ci ha regalato autentiche perle e che ora sembra essersi fermato a riflettere anche troppo perdendo la forza impattante dell'istinto.

    voto 6
     
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13 replies since 8/11/2012, 16:00   737 views
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