The Grandmaster

di Wong Kar-Wai

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  1. mickes2
     
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    The grandmaster non è tanto un biopic (come, per altro, ci si aspettava) sul maestro Ip man e sulla tradizione, gli stili e l’arte del Chun wing, ma anche e soprattutto un film che parla della storia cinese abbracciando un’epoca che parte dagli anni ’30 e finisce negli anni ’60. attraverso gli eventi della Storia, che tuttavia rimangono sempre alle spalle irrompendo nel racconto solo sfiorandolo e non prendendo mai il sopravvento sulle derive dei singoli, Wong prende a sé la sfera intima dei personaggi narrando un affresco estetizzante, tendente all’epica, che per prima cosa riprende temi carissimi all’autore, ovvero: gli obiettivi incompiuti di una vita e l’ineluttabilità del destino e il tempo che scorre, fulmineo e beffardo con l’impossibilità di riparare agli errori del passato. è proprio la frase che pronuncia Tony Leung (che interpreta Ip man in modo sobrio e sommesso, forse fin troppo) quando, all’invasione giapponese in piena seconda guerra mondiale con la distruzione della tenuta del maestro Gong (a sua volta maestro di Ip man), afferma che la sua esistenza in quel preciso istante è passata via in un attimo, la primavera non ancora fiorita si era trasformata immediatamente in gelido inverno. Questo è un altro punto focale dell’opera, si riconosce tutta la capacità di Wong nel cesellare personaggi facendone affiorare la vena dolente e cupa, ricollegandosi così ad un altro topos importante della poetica dell’autore: l’impossibilità di poter fiorire e vivere una “propria condizione”, così da far apparire il Tempo come un sofferente presente perennemente “mancato”.

    ma non si può non affermare che il film soffra di una compressione evidentissima in fase di montaggio: le 4 ore di girato trasformate in poco più di due non permettono grossa empatia, la sintassi sbarella e i personaggi di Song Hye-kyo, e ancora di più Chan cheng, risultano tagliati con l’accetta e spesso appaiono fuori contesto. Solo Gong er (intepretata dalla splendida Zhang Ziyi) emerge dal racconto riflettendo nei suoi occhi tutta la frustrazione e la voglia di vendetta, la sorta di voragine dove però tutti i protagonisti sprofondano; perché fondamentalmente The grandmaster è un film che parla di onore e dignità, coraggio e vendetta, tradizione a arte, alle volte tropo avvinghiato a queste tradizioni rischiando di apparire ostico a chi di tradizione cinese nulla importa. In ogni caso a mio avviso resta un film più che meritevole di visione, esteticamente e tecnicamente siamo ad altissimi livelli, la cura del particolare e la gestione degli spazi è da capogiro, narrativamente vi sono momenti di intensità notevole basti pensare ai dialoghi tra Ip man e Gong er (prima e dopo) e gli scontri tra le due scuole, vi sono guizzi visivi a go go, una colonna sonora evocativa che nel finale riprende il tema di Morricone in C’era una volta in America nonchè combattimenti ben coreografati ma che, di contro, strizzano un po’ troppo l’occhio al cinema mainstream, spauracchio tremendo già intravisto nel mediocre My blueberry nights.

    Voto: 6,5/7
     
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10 replies since 14/11/2012, 11:19   603 views
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