Tulpa

di Federico Zampaglione

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  1. macina
     
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    Curiosa la parabola artistica di Federico Zampaglione: da aedo delle piccole cose e delle sensazioni intense della vita con le ballate dei Tiromancino a efferato esponente del cinema indipendente di genere. Dopo Nero bifamigliare e Shadows, che non ho ancora visto, ha dato alle stampe lo scorso anno questo Tulpa, termine di derivazione buddista e meditativa.
    Nel film il Tulpa è un peccaminoso club sito in un parcheggio sotterraneo in cui si praticano scambi di coppia e giochi di bdsm estremo.
    La protagonista, una bella e sensualissima Claudia Gerini, surfa con disinvoltura fra due vite ben distinte: una vincente attività manageriale in un'importante società commerciale di giorno e, dismessi gli abiti borghesi, un tuffo nella lasciavia notturna al Tulpa. Ma un misterioso killer comincia a uccidere tutti gli "abitanti" del locale e in particolare quelli che concupiscono con lei.
    L'opera appare dotata di alcuni punti di forza ma nel complesso mi pare troppo penalizzata da una sceneggiatura zoppiacante, da recitazioni e ruoli delle seconde linee non ficcanti, da una carente capacità di fidelizzare lo spettatore in una vicenda che, soprattutto nella seconda parte, perde di mordente. L'incipit in realtà funziona a dovere e, mentre vengono presentati i caratteri della vicenda, lo spettatore viene calato nelle propaggini cineree di questo giallo-horror venato da una cospicua dose di gore. Poi, come detto, Zampaglione annega in una melassa fino al finale che convince fino a un certo punto. Il doppiaggio non rende merito alle buone recitazioni di una Gerini ispirata, di un Placido con il solito sorriso caìno, di Nuot Arquint (volto estremamebte affascinante e "spirituale", di Michela Cescon e di Ivan Franek (che avevo già visto in Notturno bus).
    E' chiaro, evidente che il regista si voglia ispirare a mostri sacri del genere come Bava, Fulci, Martino e il primo Argento. E qualche freccia buona la spara anche: la fotografia è ben calibrata, le locations sono interessanti e la suspence oliata in modo abbastanza adeguato. Da notare un paio di omicidi provvisti di ottimi spunti, su tutti
    quello della tizia legata al cavallino di una giostra con l'assassino che la aziona facendole tagliare la faccia su un filo spinato sempre più a ogni giro
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    Sia chiaro, al di là di un voto magari non altisonante, che io sono felicissimo di questa presa di posizione di alcuni nostri cineasti indipendenti come lo stesso Zampaglione (che poi così indipendente non è, ma almeno fa cinema di genere), Domiziano Christopharo, Raffaele Picchio con Morituris o, se vogliamo, anche i Manetti Bros con Paura 3D. E' gente coraggiosa che aggira le sacche improduttive dei colletti bianchi del nostro cinema e con coraggio porta avanti un cammino personale.

    Voto: 6,5
     
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51 replies since 1/4/2013, 11:29   627 views
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